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POLITICA | 17 giugno 2018, 07:15

Biella: No alla chiusura dei porti alle navi delle Ong, il presidio ai Giardini Zumaglini FOTOGALLERY

Foto Giuliano Fighera

Foto Giuliano Fighera

"Salvare la vita delle persone che attraversano il mare in fuga da guerra e povertà, o semplicemente in cerca di una vita migliore, viene prima di qualsiasi negoziato internazionale, trattativa politica e slogan elettorale; non soltanto è una violazione delle convenzioni e dei trattati a cui l'Italia aderisce, tanto in materia di soccorso marittimo che di diritto dell'immigrazione, ma è la negazione dei più basilari valori di umanità su cui l'Italia e l'Europa si dicono fondate". 

Con queste idee Arci comitato Biella Ivrea Vercelli, Cicloofficina Thomas Sankarà, Better Places, Hydro, e le sezioni biellesi di Art1Mdp, LeU, Potere al Popolo, PD, GD e Possibile, sono scesi in campo ieri, sabato 16 giugno, con un presidio di voci e musica ai Giardini Zumaglini. Ciò a cui si riferiscono risale in particolare alle notizie dei giorni scorsi, che riportano la decisione del Ministero dell'Interno di chiudere i porti italiani alle navi delle Ong che salvano vite nel mediterraneo.

"La recente vicenda della nave Aquarius - dichiarano -, a cui è stato impedito di attraccare, oltre a violare la normativa internazionale, ha messo in pericolo la vita di oltre 600 migranti che attendevano di essere tratti in salvo. Tra loro 123 minori e 7 donne incinte". Secondo quanto da loro riportato, negli ultimi quindici anni oltre 30mila persone sono morte nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere i "porti sicuri" italiani ed europei.

"L'atto dimostrativo e criminale del Ministro dell'Interno - proseguono -, oltre ad aver comportato seri rischi per le condizioni di salute delle persone a bordo della nave Aquarius, non avrà il promesso effetto deterrente sul numero di sbarchi in assenza di una radicale modifica del sistema di accoglienza, che preveda vie legali di ingresso. L'unica conseguenza della mossa del Ministro dell'Interno condivisa dal governo dal quale non si è levata nessuna voce contraria, sarà che altri bambini, altre donne e altri uomini moriranno nel Mediterraneo, e che l'Italia è responsabile di quelle morti".

Con la manifestazione di ieri, le numerose associazioni presenti hanno voluto celebrare le diverse etnie e culture, al fine di chiedere di aprire i porti e consentire di trarre in salvo le persone soccorse. 

Bibiana Mella

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