Esce dal carcere di via dei Tigli Claudio Feletti, 56 anni, dipendente della Socrebi, al centro dello scandalo sulla gestione del tempio crematorio del cimitero di Biella. L'uomo è stato scarcerato ieri, mentre resta dietro le sbarre Alessandro Ravetti, amministratore delegato della società, in manette dall'alba di venerdì scorso quando i carabinieri hanno effettuato il blitz nella struttura: nell'occhio del ciclone l'aumento esponenziale di salme cremate, che sarebbe avvenuto in spregio ai cadaveri ed al rispetto delle norme di legge in materia di defunti e di sepolture.
Feletti avrebbe risposto a tutti i quesiti posti dal giudice per le indagini preliminari, Claudio Passerini, di fatto collaborando con le indagini ancora in corso da parte della Procura e quindi alleggerendo la sua posizione di indagato sui fatti (l'uomo è difeso dall'avvocato Giorgio Triban).
Diversa la posizione invece per Ravetti, la cui ricostruzione di quanto avveniva nel tempio crematorio non coincide con la mole di documenti (filmati, fotografie e testimonianze) in mano alla Procura. A coordinare gli interrogatori, il procuratore Teresa Angela Camelio, che sui fatti ha usato toni durissimi durante la conferenza stampa che ha fatto luce sui fatti contestati: "Nel tempio crematorio c'era una lugubre gestione industriale e affaristica delle salme".
L'indagine si diceva, non è conclusa. E infatti il procuratore ed i carabinieri dell'aliquota di polizia giudiziaria (guidati dal maresciallo Tintaro Gullo) stanno proseguendo negli interrogatori di altri dipendenti della Socrebi e dell'impresa funebre Ravetti.
Si è infine presentato spontaneamente il dipendente della Seab che, come mostrerebbero alcune immagini in mano agli inquirenti, riceverebbe del denaro da parte di Alessandro Ravetti. La versione dei fatti dei due uomini, però, non coincidono, a dimostrazione di un'indagine ancora lunga e tutt'altro che conclusa.