COSTUME E SOCIETÀ - 08 dicembre 2018, 07:00

Giorgio Aiazzone, l'uomo che inventò il Made in Biella, nella testimonianza della figlia Elisabetta

Sospesa nel tempo la storia di vita di Giorgio Aiazzone, non finirà forse mai di essere scritta e di essere letta, come una luce sempre accesa, una fiamma scintillante di ricordi che non si spegnerà . Con grande emozione la figlia Elisabetta, venerdì scorso 30 novembre al Castello di Verrone nella sala del Museo Falseum, ha raccontato ad un pubblico di amici, conoscenti e curiosi alcuni importanti momenti di vita di suo padre. Elisabetta, figlia di Giorgio Aiazzone, è la primogenita e sorella di Marcella e Giorgia.

La storia del secondo imprenditore più famoso d’Italia degli anni ‘80, inizia il 13 maggio del 1972, quando due giovani ragazzi, Giorgio e Rosella, innamorati e poco più che ventenni si guardano negli occhi e prendendosi per mano decidono di sposarsi. Questa decisione non rende felice il padre della sposa, Giacomo Piana, industriale biellese, contrario alle nozze che pochi mesi dopo cambia idea con gioia, scoprendo l’arrivo della cicogna con a bordo la piccola Elisabetta. Giorgio è un ragazzo carismatico e vulcanico e nel 1973 quando eredita dal padre Giuseppe Mario Aiazzone la piccola azienda di falegnameria, inizia a sognare e coinvolge la sua Rosella nella loro avventura imprenditoriale. Biella è una città industriale e tessile riservata ed elitaria, è la città in cui vivono e con non poche difficoltà a causa della giovane età, decidono di realizzare il loro sogno, ovvero: costruire ”L’Aiazzone Mobili.”

Per finanziare il loro ambizioso progetto, Rosella vende la sua dote e con il ricavato acquistano un terreno commerciale, posto in un punto strategico nella periferia della città, primo accesso stradale verso Biella per chi saliva da Vercelli e quindi visibile da chiunque. Solo un anno dopo nel 1974 il Mobilificio Aiazzone trasferirà la sua attività in Corso Europa alle porte di Biella con una superficie espositiva di 4500 mq e successivamente 1978/1979,sarà aperta la Maxi Mobili a Verrone. Questa sede non si limita però ad essere solo logistica e amministrativa, diviene anche un ulteriore punto vendita Aiazzone, utilizzando un nome differente, “Maxi Mobili”, in questo modo il Geometra vendeva anche ai clienti più scettici convinti di acquistare da un suo concorrente. Nel luglio del 1986 a causa di un incidente aereo, sulla città di Biella crolla un silenzio surreale, il giovane imprenditore Giorgio Aiazzone, uomo di successo e di valore, dal carattere generoso, scompare prematuramente, lasciando una eredità ricca di opere e contenuti.

Il grande e ambizioso progetto degli imprenditori di Giorgio e Rosella di costruire “ La Città del Mobile” a Verrone dopo le sue prime gettate di cemento su una superficie di terreno immensa, in mezzo alle campagne resta nella mani della moglie. Rosella, avendo condotto insieme al marito l’azienda decide di continuare a portare avanti i progetti senza incertezza alcuna, con un suo stile di leadership meno appariscente. Inizia per lei una lunga lotta con il sistema della burocrazia politica locale che fece di tutto per impedire l’avanzamento dei lavori. L’apertura della Città del Mobile richiedeva nuovi assetti territoriali, uno sviluppo urbanistico e collegamenti stradali, una apertura mentale sul mondo che ancora oggi Biella vive il dramma di non possedere.

Giorgio Aiazzone, fu un grande comunicatore, utilizzò le tecnologie emergenti dei mass media di fine anni ‘80, riuscì a cambiare l’economia di un distretto tessile portando il commercio. Creò la vendita al dettaglio del mobile prodotto industrialmente, si avvalse di un numerosissimo team di venditori ai quali insegnò le tecniche della vendita diretta, il giusto approccio da tenere con i clienti provenienti da tutta Italia e le infrastrutture gestionali e logistiche per il proprio business. Lo ha fatto come diremmo ora: “Customer Oriented creando Experience e Loyalty”, Direzione, esperienza e dedizione. Personaggio preso ad esempio e argomento di studio contemporaneo socio-economico in importanti realtà universitarie come la Bocconi di Milano. 

“I sogni non si realizzano per caso, per la riuscita di un progetto ci vuole autodeterminazione, ci si deve mettere in gioco e lavorare duramente e con costanza senza dimenticare mai di credere in quello che si fa- racconta la figlia Elisabetta-ogni giorno mio padre dava il buon esempio con la sua puntuale presenza in azienda insieme al suo team. Le persone che lo hanno conosciuto sono state contagiate dal suo entusiasmo e dalla sua passione e ancora oggi rappresentano una community con le caratteristiche di una grande famiglia in cui i ricordi mantengono viva la esclusiva esperienza di aver conosciuto un uomo che ha saputo anticipare di decenni i tempi e i modi di fare ed essere impresa. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i relatori della serata, per la preziosa eredità dei racconti che mi sono stati consegnati e condivisi con i presenti e invito chi lo ha conosciuto a contattarmi su FB per raccontarmi la loro storia personale”.

Daniela Fresc