Selvaggia Lucarelli "riapre" una ferita lunga 23 anni. La giornalista de Il Fatto Quotidiano cita in un articolo il dramma avvenuto il 5 giugno 1996 a Sagliano Micca, in Valle Cervo. Il suicidio di papà, mamma e due figli aveva scosso il Biellese. E non solo. Si erano chiusi all'interno di una Fiat Punto colore verde nel garage di casa, qualche pastiglia di sonnifero prima di respirare il gas di scarico dell'auto accesa appositamente. Non hanno sopportato le atroci accuse di essere molestatori sessuali su due bambini. Si chiamavano Attilio Ferraro di 69 anni, la mogli Alba Rigolone 68 anni e i figli Maria Cristina di 39 e Guido di 36.
Il caso Hansel e Gretel di Reggio Emilia si ricollega drammaticamente al caso del ’96 in provincia di Biella. La psicoterapeuta Lancellotti: "Un disegno criminale e diabolico basato sugli interessi economici e per la distruzione della famiglia". A collegare le vicende degli scorsi giorni di Reggio Emilia e quella del '96, due psicoterapeuti in arresto, sui quali si basava l'impianto accusatorio di allora. La psicologa portavoce dell’Associazione Padri Separati per la riapertura del caso.
Il dramma. Dalla pagina social di Selvaggia Lucarelli. <<Se c’è un “caso zero” che lega il centro Hansel e Gretel e i casi di “Veleno” e oggi Bibbiano è questo: il caso Sagliano, provincia di Biella. Il primo, il più dimenticato. La storia di un’intera famiglia che si suicidó nel 1996 per atroci accuse di abusi su due bambini e con le perizie dei soliti nomi (Foti/Roccia del centro Hansel e Gretel e la Giolito del caso Veleno). E con quell’Alessandro Chionna, il pm che decise l’arresto di Gigi Sabani. Un caso così dimenticato, nonostante il clamore dell’epoca, che per avere una foto di queste 4 persone che non hanno mai avuto giustizia, sono andata io stessa al cimitero di Sagliano a fotografare le loro tombe. Ne scrivo oggi su Il Fatto. Leggete questa orribile storia, è importante. E condividete il più possibile.Il 5 giugno del 1996, a Sagliano Micca, provincia di Biella, si suicidarono quattro persone. Insieme, dopo aver lasciato delle lettere d’addio, scesero nel garage di casa, entrarono in una Fiat Uno verde, mandarono giù qualche pasticca di sonnifero e respirarono il gas di scarico fino a morire. Erano Alba Rigolone (66 anni), suo marito Attilio Ferraro (68 anni), i loro due figli Maria Cristina Ferraro (insegnante di 39 anni) e Guido Ferraro (commesso di 36 anni). Tutti accusati di aver sottoposto alle più raccapricciati pratiche sessuali due bambini, i figli di Guido e Maria Cristina, quel giorno erano attesi in tribunale per l’udienza del processo appena iniziato. Un processo in cui l’impianto accusatorio si fondava principalmente sulle perizie di due consulenti: Cristina Roccia, una delle psicologhe coinvolte nella vicenda “Veleno” e colui che all’epoca era suo marito, ovvero quel Claudio Foti del Centro Studi di Moncalieri Hansel e Gretel, oggi agli arresti domiciliari per la vicenda di Reggio Emilia.Il caso Sagliano, nella sinistra catena che lega l’associazione Hansel e Gretel ad alcune delle storie più inquietanti e controverse di abusi su minori, può essere considerato il “caso zero”. E forse anche il più dimenticato, nonostante il suicidio, nonostante il clamore che suscitò all’epoca, tra videocassette sulla storia allegate a quotidiani, l’accorata difesa degli imputati di Vittorio Sgarbi e i pareri di noti opinionisti dell’epoca. Un’intera famiglia si tolse la vita lasciando un biglietto sul cruscotto: “Quattro innocenti sono costretti ad uccidersi perché il tribunale di Biella non ha dato la possibilità di dimostrare la loro innocenza”. Forse, oggi, alla luce di quello che sta emergendo, è possibile restituire dignità a quei morti la cui vicenda processuale fu ricostruita nel 2007, con appassionato rigore, dallo scrittore ed ex assessore di Biella Diego Siragusa in un libro, “La botola sotto il letto”, che poi fu presto ritirato per minacce di querele. Il 3 giugno Alessandro Chionna li fa arrestare tutti e tre con tanto di sirene e manette con un’accusa precisa e devastante: abusi sessuali su minori. Breve parentesi: il pm Chionna fu anche il grande accusatore di Gigi Sabani e Valerio Merola nel famoso caso “Varietopoli” che portò all’arresto di Gigi Sabani nel 1996, proprio dopo due settimane dal suicidio della famiglia Ferraro, con le accuse di truffa a fini sessuali e induzione alla prostituzione. Lo aveva accusato una minorenne. Chionna fu poi rimosso dall’incarico perché si innamorò della ex fidanzata di Gigi Sabani (con cui poi convolò a nozze), che conobbe durante l’inchiesta (poi archiviata). Gigi Sabani rimase marchiato da questa vicenda e nel 2007 morì di infarto. Tornando a Sagliano, i detenuti vengono interrogati da Chionna e dal Gip Paolo Bernardini. Il 7 giugno il gip Paolo Bernardini ordina la scarcerazione dei tre indagati e in un’ordinanza molto prudente ma rigorosa, afferma che la situazione è poco chiara, che la querelante manifesta ostilità nei confronti della famiglia Ferraro, che ai bambini sono state fatte domande suggestive, che Angelo ha dei disturbi psichici mai approfonditi. Chionna, a questo punto, nomina come consulente tecnico Cristina Roccia del Centro Hansel e Gretel, la stessa che interrogherà alcuni bambini di Massa Finalese (il caso Veleno) un paio d’anni dopo. Il 6 giugno Chionna chiede al consulente tecnico Maria Rosa Giolito (che risulta aver collaborato con Foti di Hansel e Gretel anche nella stesura di un libro, è anche lei coinvolta nelle perizie mediche della vicenda Veleno) di verificare se la bimba abbia subito abusi. "La vicenda giudiziaria è stata archiviata col decesso degli imputati, e forse è meglio così". Quattro morti, una verità mai accertata e ombre antiche, che dopo 23 anni, spuntano fuori da una vecchia botola. L’unica che è davvero esistita, in questa orribile vicenda. No, non è stato meglio così>>.
Ma il sindaco dice no. Sempre grazie a Selvaggia Lucarelli riportiamo il suo post di aggiornamento. <<Venerdì sul Fatto ho scritto del suicidio di Alba, Attilio, Maria Cristina e Guido nel 1996 a Sagliano Micca (Biella) per delle accuse di abuso sui loro due figli/nipoti. (i consulenti arrivavano dal centro Hansel e Gretel) Si dichiararono innocenti fino alla fine, il bambino accusatore ritrattò più volte arrivando a dire “mi sono inventato tutto” e il processo non fu mai celebrato per la morte dei quattro. Si sta riparlando del caso anche in tv, si stanno interessando politici, tantissima gente mi ha scritto per darmi una sua testimonianza avendo conosciuto i protagonisti della storia. La domanda è: perché il sindaco di Sagliano Micca Andrea Antoniotti ha negato lo spazio a Sagliano a settembre per un incontro su questa vicenda? Un incontro a cui parteciperanno psicologi, il maresciallo dell’epoca, un avvocato, un onorevole e la sottoscritta. Un incontro che si farà lo stesso, ma a Biella. Lo dico con grande amarezza. “Non voglio riaprire vecchie ferite” è una motivazione oscena, caro sindaco. La ricerca della verità non è una ferita aperta. È una ferita che finalmente può essere chiusa. Quei quattro morti erano suoi concittadini. E restituire - forse - dignità e giustizia alle loro persone, può aiutare a restituire dignità e giustizia a tanti altri che sono stati stritolati dallo stesso sistema. Ci ripensi. E mi auguro che i suoi cittadini le chiedano a gran voce di curarla, quella vecchia ferita. Ci sono 4 tombe abbandonate nel cimitero di Sagliano, a cui nessuno porta più un fiore da anni. Quattro morti con il marchio infamante della pedofilia, sepolti, dimenticati. Dopo 23 anni forse è il momento di disseppellire, almeno, la verità>>.