“Nessuno mi ridarà indietro la mia bimba. Il dolore è sempre grande, il vuoto incolmabile. Di Erika mi manca tutto: la gentilezza, il carattere dolce e il suo immenso sorriso. Insieme a lei, mi sentivo giovane. Ogni volta che sento qualcuno pronunciare la parola 'papà' sto male”. Ci sono ferite che non si possono rimarginare. Cicatrici che riaffiorano in qualsiasi istante di ogni giornata. Una parola, un cenno, un'immagine scatenano dentro di noi il ricordo delle persone amate. Impossibile per papà Fabrizio dimenticare il violento omicidio dell'unica figlia, Erika Preti.
Era l'11 giugno di 3 anni fa: la giovane 28enne di Pralungo veniva uccisa a coltellate dall'uomo che le aveva giurato amore, al culmine di un violento litigio nella casa al mare di San Teodoro, in Sardegna, dove erano ospiti per le vacanze estive. Un fulmine a ciel sereno che, nel giro di poche ore, ha gettato nello sconforto un'intera comunità. L'11 giugno 2017 era una domenica come tante altre. La stagione estiva era alle porte e a Pralungo si stava svolgendo la festa per la fine dell'anno scolastico.
Doveva essere un giorno gioioso. Ad un certo punto, su internet, venivano riportate alcune notizie. Brevi, frammentate, ancora poco chiare di una tragedia consumata nel Nuorese. L'orrore solo immaginato stava diventando realtà mostrando il suo volto più sconvolgente. Qualcosa di terribile era accaduto in Sardegna e vedeva coinvolta una giovane coppia molto conosciuta in paese. “Ricordo le telefonate del mio vicesindaco e del maresciallo di allora che mi avvertivano di ciò che era successo – confida il primo cittadino Raffaella Molino – In quel preciso istante, non avevo immediatamente realizzato: forse, non volevo prendere coscienza. È stato scioccante: il dolore era immenso. Senza pensarci un attimo, ho raggiunto una delle nonne di Erika per rincuorarla e proteggerla dal clamore mediatico che da quel momento sarebbe scoppiato”.
Quella domenica di 3 anni fa, papà Fabrizio era in piscina, con amici. Inconsapevole che, di lì a poco, il mondo che conosceva sarebbe franato sotto i suoi piedi. “In quel momento stavo nuotando, ignaro di tutto e distante dal mio cellulare– racconta Fabrizio Preti – Quando l'ho preso in mano, c'erano 12 chiamate perse e una in arrivo dagli amici della Sardegna che mi avvisavano di un'aggressione avvenuta ai danni di Erika e del fidanzato Dimitri. Le notizie erano confuse e sono corso giù nel Nuorese. La botta più grande è stata vedere mia figlia, tutta fasciata, in obitorio. Senza vita. Non dimenticherò mai quel momento”.
Mentre le indagini facevano il loro corso, l'intera comunità di Pralungo si stringeva attorno alla famiglia della ragazza, specialmente nel giorno dei funerali, alla Chiesa della Trinità. “La vicenda drammatica di Erika ha colpito il cuore delle persone – ricorda don Ezio Zanotti – In centinaia, tra familiari, amici, colleghi e cittadini, si sono riuniti per porgerle l'ultimo saluto. Anche il vescovo di Biella Gabriele Mana aveva raggiunto la nostra parrocchia per esprimere parole di conforto. Un gesto semplice ma capace di commuovere chi era presente quel giorno”.
Intanto, alle ipotesi investigative formulate quei giorni (rapina finita male o aggressione) si faceva strada la verità, quella inconfessabile: Dimitri ammetteva l'omicidio di Erika che le è valso una condanna in primo grado a 30 anni di reclusione. “Lo trattavo come un figlio – ammette tra le lacrime papà Fabrizio – Una cosa del genere non me lo sarei mai aspettato”. Dopo 3 anni, la giustizia italiana continua a fare il suo corso: a fine mese, è in programma l'udienza del processo d'appello, rinviata nei mesi scorsi a causa dell'epidemia da coronavirus. In tal sede, dovrebbero essere presentate le perizie psichiatriche della difesa di Dimitri. “Insieme alla madre di Erika, Tiziana, abbiamo assistito a quasi tutte le udienze – sottolinea papà Fabrizio - Il dolore e la rabbia si rinnova ogni volta che si aprono le porte del tribunale. Spero che paghi per ciò che ha fatto”.
In attesa di conoscere il capitolo finale della vicenda giudiziaria, il ricordo di Erika (ri)vive costantemente a Pralungo. “Non se ne parla sempre, la sofferenza è troppo grande – riconosce commossa il primo cittadino – È un anniversario difficile da dimenticare. Purtroppo, quest'anno non ci sarà nessuna commemorazione pubblica a causa del Covid-19. Penso a Erika ogni volta che incrocio il monumento a lei dedicato, il luogo di lavoro dove era impiegata e in altri momenti. Manca molto a tutti noi”.
Anche per papà Fabrizio il dolore è lancinante anche se non mancano brevi momenti di pace: “I colleghi sono fantastici e sanno rincuorarmi. Ho un buon rapporto anche con la madre di Erika e insieme andiamo a trovarla tutti i giorni al cimitero: sistemiamo i fiori, la ricordiamo. Ma è dura, terribilmente dura. L'unica compagnia sono le lacrime versate sulla sua tomba. E quelle non passano mai”.