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ATTUALITÀ | 15 gennaio 2021, 06:50

Lockdown e adolescenza, il parere degli esperti: “Teniamo alta l’attenzione sul loro futuro”

Tra la didattica a distanza e una sessualità solo "guardata", che impatto ha avuto e sta avendo tutt'ora la pandemia sui giovani? Ne abbiamo parlato con le psicologhe e psicoterapeute biellesi Simona Ramella Paia e Federica De Santis

Lockdown e adolescenza, il parere degli esperti: “Teniamo alta l’attenzione sul loro futuro”

"Dimenticati a domicilio". È questo il nuovo significato che gli studenti delle superiori hanno dato all’acronimo DAD, che sta per Didattica a distanza. Sulla questione sono intervenuti i membri dell’ordine degli psicologi del Piemonte, che spiegano: "Sono oltre 170 giorni che una classe non si riunisce tutta insieme: dimenticati a domicilio è il modo che gli alunni utilizzano per ricordare alle istituzioni che la scuola in presenza vale più delle lezioni al computer" si legge in una nota stampa diffusa nei giorni scorsi. Gli effetti negativi di questa situazione possono essere molti e non riguardare solo l'apprendimento, ma anche "la socialità, la crescita psicomotoria, l’espressione degli affetti e delle emozioni, la sperimentazione delle autonomie, la costruzione di un pensiero critico e la capacità di comunicare, lo sviluppo della percezione di sé".

Dello stesso avviso è la dottoressa Simona Ramella Paia, psicologa e psicoterapeuta biellese: "Dobbiamo pensare a cosa significherà aver perso quest’anno scolastico anche in termini di relazioni, scambi, rapporti tridimensionali cioè che coinvolgono i sensi con odori, colori e rumori" spiega a Newsbiella. "Dimenticati a domicilio è sicuramente un’espressione che indica situazioni limite che alcuni vivono; è chiaro che questa impostazione della vita li porta a chiudersi sempre di più, in un fenomeno che lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini (anche presidente della fondazione Minotauro di Milano e insegnante di Psicologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ndr) definisce “Ritiro sociale”. Ma non sono dimenticati, perché gli adulti intorno a loro sono preoccupati e attenti su quanto questa condizione impatterà sul loro futuro e in tanti, tra insegnanti e genitori, stanno cercando di sostenerli e coinvolgerli in un momento così delicato per loro".

Sull’argomento interviene anche la psicologa e psicoterapeuta biellese Federica De Santis, che segue sportelli psicologici in alcune scuole elementari e medie del Biellese, oltre a occuparsi privatamente proprio di adolescenti che frequentano le scuole superiori: "Come psicologi - dichiara a Newsbiella - siamo tutti molto d’accordo nell’affermare che la didattica a distanza è stato uno strumento importante che ha dato un’alternativa al niente. Una didattica che vede da una parte insegnanti non sempre preparati a utilizzare la tecnologia, dall’altra studenti che non interagiscono e faticano a farsi coinvolgere da dietro uno schermo. Attenzione però, non facciamo di tutta l’erba un fascio: ho visto anche molti insegnanti che si sono preparati e stanno facendo il possibile per rendere più leggera la situazione. Alcuni ragazzi mi hanno addirittura confidato che si trovano meglio seguendo le lezioni a distanza perché in questo modo hanno potuto evitare il confronto sociale e ridurre l’ansia da prestazione, mentre altri faticano nell’apprendimento. Ad altri ancora ho chiesto “Avresti mai pensato che ti sarebbe mancata la scuola?”: la risposta della maggior parte di loro è “no, non l’avrei mai pensato”. Questi sono anni importanti per loro, in cui hanno bisogno di costruire la loro personalità e affermare il loro sé. Senza relazioni né l’occasione di fare le proprie esperienze questo passaggio diventa difficile e la scuola, che non è solo didattica, ha un ruolo fondamentale in questo".

Ma la pandemia non ha creato problemi soltanto in ambito scolastico: i casi di sexting (l'invio di messaggi sessualmente espliciti) o revenge porn (la condivisione pubblica e in rete di materiale pornografico senza il consenso dei protagonisti) sono sempre più in aumento, così come l'utilizzo di pornografia, permettendo ad una sessualità "guardata" di prendere, in molti casi, il sopravvento: "Il lockdown ha funzionato come amplificatore - prosegue la dottoressa De Santis - ha reso più grandi i problemi che c’erano già prima. Il valore che i ragazzi di oggi danno al sesso è cambiato: lo utilizzano come un gioco, pensano di sapere tutto ma in realtà si confrontano poco e hanno poche conoscenze in merito. Non comprendono che il sesso è qualcosa che non coinvolge solo il corpo ma anche la mente e le emozioni e non sono preparati per gestirne le conseguenze. Inoltre, tanti sono molto esibizionisti sui social ma la loro identità nel mondo reale è diversa. Hanno bisogno di crescere e strutturarsi anche in questo ambito, ma evitando un contatto più reale arrivano a vivere poi esperienze deludenti. Sicuramente hanno meno tabù rispetto alle generazioni precedenti, ma c’è bisogno anche di confini, di limiti”.

Cosa possono fare, quindi, gli adulti più vicini a loro? Cosa può fare la società adulta per loro? “Sicuramente imporre delle regole ma anche essere coerenti nel rispettarle. Chiedere ai ragazzi di assumersi le proprie responsabilità, ma che siano commisurate alla loro età, perché la loro maggiore preoccupazione deve essere quella di diventare adulti. Le regole servono, i confini servono, ma noi dobbiamo impegnarci a essere punti fermi per loro. I ragazzi sono eccezionali, pieni di risorse ma hanno bisogno della nostra prevedibilità. Il consiglio che posso dare, soprattutto ai genitori, è di rivolgersi agli esperti o di chiedere aiuto a chi di competenza se si è in difficoltà. Perché i giovani non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di genitori buoni”.

Bibiana Mella

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