Applausi e piccoli urli di gioia hanno accolto il decollo e l’atterraggio del volo che questo pomeriggio ha portato 13 bambini ucraini malati oncologici all’aeroporto di Caselle, dove erano attesi da un contingente sanitario diretto al Regina Margherita per proseguire le cure.
L’attacco della Russia all’Ucraina ha avuto, tra i tanti effetti, quelli di creare dei “profughi sanitari”. Uomini e donne cioè che sono dovute scappare di casa non solo per il pericolo di morire sotto le bombe, ma per garantire una speranza di vita ai propri figli.I bambini e ragazzi, dai due ai 21 anni, che oggi intorno alle 14.30 che all’aeroporto di Iasi sono saliti sul volo organizzato dalla Regione Piemonte con il contributo di Fondazione Lavazza sono tutti ammalati di tumore. Un male che li ha colpiti al cervello, all’addome, al sangue e alle ossa. Per raggiungere il piccolo scalo rumeno - preso d’assalto perché il più vicino al confine con la Moldavia, dove lo spazio aereo è al momento chiuso - i piccoli pazienti ed i loro genitori hanno dovuto affrontare una mini-odissea. Questa mattina il gruppo è stato recuperato all’alba a Palanca, al confine tra Ucraina e Moldavia, da un pulmino organizzato dall’imprenditore albese Alessandro Barbero, da anni impegnato in Romania.
Uno dei problemi della missione umanitaria messa in piedi dal Piemonte era avere un mezzo di trasporto per portare i mini-pazienti fino a Iasi. Il patron della Basik, azienda di Bonvicino nel Cuneese specializzata nelle produzione di tessuti tecnici come spugne per alberghi, è riuscire a trovare un mezzo grazie ad un suo dipendente. “Tra la dogana moldava e ucraina – racconta – c’è una striscia di terra, dove ci è stato permesso parcheggiare il mezzo. Qui alle 5.45 di mattina, un quarto d’ora prima della fine del coprifuoco, hanno iniziato ad arrivare i primi bambini”. Altri sono stati caricati strada facendo in Moldavia, per arrivare dopo cinque ore di viaggio all’aeroporto di Iasi. Spostarsi è complesso: le arterie moldave sono poco più che strade di campagna, intasate poi dalla gente in fuga. Molti dei bambini ammalati poi non hanno il passaporto ed è in questo momento è ovviamente praticamente impossibile ottenerne uno nello stato gialloblu. Arrivati allo scalo romeno, il gruppo ha raggiunto a piedi l’aereo per Torino. I vestiti, ma anche i giocattoli, stipati in trolley ma anche borse della spesa, a testimonianza che hanno dovuto partire in fretta. I bimbi più piccoli in braccio alla mamma, altri a piedi, mentre i più gravi che non riuscivano a camminare su una sedia a rotelle.
A spingerne una fino alla scaletta il presidente Alberto Cirio, che insieme alla direttrice del dipartimento di cura del bambino Franca Fagioli ha passato un’ora e mezza in aeroporto per facilitare l’imbarco. A prendere l’aereo della speranza anche Iulia, mamma di Kira che ha 7 anni e la leucemia. La donna parla un po’ di italiano perché la piccola, nella sua breve vita, ha già dovuto affrontare due trapianti di midollo nel 2017 e nel 2018. Insieme a loro il fratello Dania, di 10 anni, mentre il papà è rimasto ad Odessa. Molti di loro arrivano da questa cittadina ucraina dove, secondo quanto capito dai pochi che parlano inglese, non c’è nessuna battaglia al momento, ma la situazione resta tesa. Poche file dopo un bambino con un berretto dorme vicino alla mamma su un cuscino a forma di mucca color giallo, marrone e bianco.
Stanco, ma ovviamente felice il Presidente della Regione Alberto Cirio. “Abbiamo corso, - ha commentato - ma ora possiamo dire che la missione è compiuta. Finalmente portiamo in ospedale 13 bambini che hanno urgente bisogno di cure e che questa notte, anziché dormire in un bunker, sotto le bombe saranno in luogo sicuro. Mi ha commosso veder applaudire dei bambini per andare in ospedale”.