“Ero destinata ad un lavoro d'ufficio ma l'amore per la montagna ha preso il sopravvento. Oggi lavoro alle pendici del Monte Mucrone, a stretto contatto con gli animali, preservando una tradizione di famiglia giunta alla quarta generazione”. Ha preso in mano la sua vita: Elisa Mosca, 26enne originaria di Biella Vandorno, con una laurea in amministrazione aziendale, porta avanti da diversi anni l'azienda di famiglia, insieme al compagno Matteo.
Insieme allevano 30 vacche di razza Pezzata Rossa d'Oropa e 15 capre, insieme alla vendita di prodotti di qualità, a chilometro 0. “Non c'è soddisfazione più grande di aver tra le mani un formaggio realizzato con le proprie mani – confida - È la dimostrazione che tutto è possibile se alla base c'è la passione”. Una dedizione tramandatagli dai nonni materni. “Insieme a loro, stavo ogni estate in alpeggio – racconta – Mi hanno insegnato a mungere, produrre formaggi, curare gli animali. Coi loro insegnamenti, ho compreso il loro amore per questo lavoro. Hanno tenuto in piedi questo posto fino a quando le forze gli hanno sostenuti. Poi, sono diventati anziani e ci si è interrogati sul futuro. Personalmente ero dispiaciuta dall'idea che tutto potesse finire. Inoltre, sentivo che la vita da ufficio non faceva per me. Dopo attente valutazioni, ho scelto di prendere in mano le redini di questa realtà. E, con l'aiuto dei miei genitori, che ringrazio, ho dato vita all'Alpeggio Fontanelle. Non mi sono mai pentita di questa scelta”.
Anche se la vita trascorsa per sei mesi, a quota 1130 metri, non è sempre facile. “Sveglia alle 5.30, colazione e poi subito mungitura e produzione del formaggio, con pascolo degli animali e pulizia delle stalle. E questo solo al mattino – confida scherzando (ma non troppo) – Al pomeriggio varie attività prima del rientro in stalla. Non ci si annoia mai. A volte può prevalere lo sconforto ma gli animali ti sanno sostenere in modi che noi neanche immaginiamo. Ci tengo alla loro serenità”.
Dai primi di maggio fino a metà ottobre, la vita si concentra in alta Valle Elvo, a grande distanza dalla tecnologia e dagli amici. “In montagna non è possibile stare sui social, ascoltare musica da Internet, andare in discoteca o fare aperitivo quando si vuole – ammette – A volte si sente la mancanza di queste abitudini ma si può benissimo sopravvivere e farne a meno. Ma d'inverno (con la discesa degli animali in pianura ndr) ci si può concedere qualche sfizio in più. In estate, invece, non si può sgarrare. Comunque, ho la fortuna di avere un'ottima compagnia di amici che vengono a trovarci anche in questo periodo”.
Quando le si domanda del futuro, la voce di Elisa si fa meno decisa: “Spaventa un po', è indubbio che la situazione attuale preoccupa. Pensiamo solo al clima e al problema del reperimento dell'acqua. Nel mio lavoro, è fondamentale. Mi auguro che avvenga un cambio di passo”. E sul ruolo delle nuove generazioni: “Speriamo che altri intraprendano questa strada. La montagna va ripopolata dai giovani. Ma anche le istituzioni devono creare le condizioni affinché ciò avvenga, con politiche mirate allo sviluppo”.