Una lettera all'indirizzo della Regione Piemonte, per presentare dubbi e perplessità sul tema della salute e della libertà delle donne. L'hanno spedita Cgil Piemonte e Cgil Torino, in occasione della Giornata Internazionale per l’aborto sicuro e libero.
Sotto i riflettori, in particolare, l’incidenza del fenomeno dell’obiezione e la presenza e operatività dei consultori. "La Convenzione tra l’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e l’Associazione Centro di Aiuto alla Vita di Piemonte e Valle d’Aosta, che prevede la costituzione di una “stanza” per l’ascolto e il sostegno a donne gestanti che stanno ricorrendo alle cure ospedaliere per l’interruzione di gravidanza, rappresenta dal nostro punto di vista un vulnus che va sanato e che vogliamo denunciare e contrastare con ogni iniziativa necessaria", dicono Anna Poggio ed Elena Ferro.
"Abbiamo sempre sostenuto la necessità di garantire la piena autonomia e libertà di scelta delle donne, insieme al/alla partner, escludendo ogni forma di pressione o di orientamento in un momento che deve rimanere nella piena disponibilità della donna, come prevede la stessa legge 194/78. Siamo altresì convinte che l’attuale assetto dei Consultori sia da potenziare con urgenza, a partire dalla corretta attribuzione di personale qualificato, al fine di rafforzare attività previste come la prevenzione ed il sostegno alla salute delle donne per l’intero arco della loro vita. Ciò è ancora più urgente in un contesto che vede le donne in grandi difficoltà lavorative, economiche e con numeri impressionanti di vittime di violenza domestica".
"Chiediamo che tutte le risorse disponibili siano reindirizzate verso il sistema pubblico di protezione delle donne, della loro salute e della loro autonomia, a maggior garanzia della libertà di scelta delle donne e delle lavoratrici e dei lavoratori delle strutture pubbliche che da tempo denunciano severe criticità occupazionali, come d’altro canto accade ormai da troppo tempo anche per l’intero comparto pubblico di protezione della salute. Restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti e per momenti di confronto in cui approfondire le nostre richieste", concludono da Cgil.
E sul tema, Medici del Mondo pizzica la nostra regione, parlando di un "caso Piemonte, che da avanguardia italiana (l’Ospedale Sant’Anna di Torino ha avviato il primo studio sperimentale clinico nel 2005) è diventato terreno di uno scontro politico. Oggi le IVG farmacologiche si effettuano in praticamente tutti gli ospedali del Piemonte, prima regione italiana per numero assoluto di aborti farmacologici. Ma a ottobre 2020, la Regione, a guida centrodestra, ha diramato una “circolare di indirizzo sull’aborto farmacologico” che vieta la somministrazione della RU486 nei consultori e attiva negli ospedali “sportelli informativi” gestiti da associazioni antiabortiste. Inoltre, sebbene i consultori funzionino (le certificazioni qui rilasciate sono oltre il 60% del totale in regione), scarseggiano spazi, strumentazione e personale. Servirebbero quindi investimenti, ma la motivazione del divieto regionale sarebbe per lo più ideologica, anche alla luce degli stanziamenti – raddoppiati nel 2023 – al fondo “Vita Nascente” indirizzato a organizzazioni e associazioni antiabortiste".