ATTUALITÀ - 20 novembre 2023, 06:50

A Biella sit-in in piazza per Erika, ci sarà anche Pralungo: “Chiediamo giustizia e partecipazione”

All'interno della manifestazione, in programma alle 16 di sabato 25 novembre, avrà luogo anche un presidio distinto con i genitori della giovane, tragicamente scomparsa.

A Biella sit-in in piazza per Erika, ci sarà anche Pralungo: “Chiediamo giustizia e partecipazione”

A distanza di alcune settimane, continua a far discutere la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Torino, che ha stabilito la scarcerazione di Dimitri Fricano e la concessione della misura della detenzione domiciliare per motivi di salute (leggi anche: Omicidio Erika Preti, scarcerato Dimitri Fricano), assieme alle parole rilasciate in televisione dallo stesso biellese che, nel giugno 2017, uccise in Sardegna la fidanzata Erika Preti, 28 anni di Pralungo (leggi anche: Dimitri Fricano ha confessato l'omicidio di Erika Preti).

Omicidio per il quale lo stesso Fricano è stato condannato in via definitiva a 30 anni di carcere (leggi anche: Omicidio Erika Preti: 30 anni di carcere definitivi a Dimitri Fricano). Ed è notizia di questi giorni che a Biella ci sarà un sit-in di fronte al comune di Biella, organizzato dalle associazioni che operano per i diritti delle donne e contro la violenza di genere.

All'interno della manifestazione, in programma alle 16 di sabato 25 novembre, avrà luogo anche un presidio distinto con i genitori della giovane, tragicamente scomparsa, insieme all'amministrazione comunale di Pralungo, guidata dal sindaco Raffaella Molino che, ai taccuini di Newsbiella, ha così dichiarato: “Ci auguriamo una grande partecipazione. L'obiettivo? Avere giustizia per Erika chiedendo la revoca dei domiciliari a Fricano. Anche in virtù delle dichiarazioni rilasciate dallo stesso e dal padre, è evidente che quella non è una condizione che consentirebbe, tra le altre cose, di prendere coscienza e pentirsi del crimine commesso. Che Fricano possa trascorrere un anno fra le mura domestiche e con il permesso di poter uscire è uno schiaffo per la famiglia di Erika e motivo di ulteriore dolore. Chiediamo che Dimitri venga curato in regime di detenzione ma non a casa. Al presidio chi vorrà potrà esibire un cartello con il proprio pensiero purché non sia offensivo o denigratorio nei confronti della giustizia in generale”.

g. c.