Giovedì 16 novembre a Guardabosone, due importanti eventi hanno focalizzato l’attenzione sui diritti delle donne: un flash mob (termine coniato nel 2003 per indicare un assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, che si dissolve nel giro di poco tempo, con la finalità comune di mettere in pratica un'azione insolita) con “Uomini in scarpe rosse” e l’incontro con la giornalista e scrittrice Giuliana Sgrena, che ha parlato anche del suo ultimo libro: “Le donne ingannate”.
Davanti alla chiesa parrocchiale di Sant’Agata si sono presentati otto uomini con il cappello in testa, le scarpe rosse, che mostravano dei cartelli con la scritta: “Stop alla violenza contro le donne”. Il portavoce ha presentato l’iniziativa nata per intercettare quanti più sguardi maschili possibili ed il particolare “dress code” adottato: “Siamo il gruppo di uomini della compagnia teatrale di Biella, ARS Teatrando, che un giorno di fine febbraio 2021, in seguito all’ennesimo ciclo ravvicinato di femminicidi e sollecitati dall’accusa della giornalista Milena Gabanelli circa la totale assenza di uomini di cultura, nella battaglia sulla violenza contro le donne, decidono di scendere in Piazza. Ci siamo recati in mezzo alla gente, nella principale via cittadina, a guardare intensamente negli occhi gli altri uomini, con la chiara intenzione di porre loro l’interrogativo, pur senza parlare, su cosa stiano realmente facendo per combattere un problema che ci riguarda tutti. Può partecipare qualunque uomo che decida di ribellarsi all’inerzia della semplice indignazione, al pensiero che “tanto non mi riguarda perché io non sono così”, ma decida invece di promuovere un processo culturale di cambiamento rispetto ad una questione che, evidentemente, ha origini profonde e difficili da sradicare. Gli Uomini in Scarpe Rosse scelgono di NON passare inosservati, ma allo stesso tempo di non sembrare fuori dalla realtà che li circonda: vestiti alla stessa maniera, ma non in divisa, ha un immediato effetto, che è quello di cogliere l’attenzione di tutti coloro che si incrociano. La scelta di far intravvedere un tocco di informale “eleganza” serve per dare credibilità e rendere curioso il gruppo”. Oltre a catturare l’attenzione, gli uomini in scarpe rosse, ispirano anche una istintiva simpatia: il nuovo flash mob è previsto domenica 26 novembre a Torino.
Il Sindaco Nicole Bosco ha ringraziato gli attori di ARS Teatrando, ricordando che le giornate sui diritti delle donne a Guardabosone erano iniziate a giugno e proseguono con le due mostre inaugurate domenica: ”Donne verso l’infinito” con i disegni del novarese Bruno Testa, creativo, fumettista, illustratore ed i testi di Maria Luisa Mauceri e: “Madri costituenti, una storia di libertà”, curata da Piero Beldì.
Maria Luisa Mauceri, ha presentato i due pannelli utilizzati a Novara nel 2022: “Io ballo libera” dalla canzone Barayè del cantante iraniano Shervin Hajipour, che è diventata l’inno delle proteste della rivoluzione.
Nella seconda parte dell’incontro Ilaria Finotti, ha intervistato Giuliana Sgrena, partendo dai suoi ultimi libri: “Dio non ama le donne” e “Le donne ingannate”: “Sono atea, ma ho provato a fare un parallelo tra le tre religioni monoteiste su temi femminili, mettendo accanto Corano, Thorà e Bibbia, scoprendo che in nessuna si impone alle donne di portare il velo, ma questo è stato loro fatto credere, anche come forma di controllo sulla sessualità”. La giornalista ha poi citato tre esempi per far comprendere come le donne siano sempre un passo indietro nei diritti e debbano in qualche modo essere “tutelate” dall’uomo: “Oggi l’ideologia dell’Islam globale comprende comunità di credenti che ritengono che portare il velo sia un segnale forte di identità, mentre in molte altre realtà è sentito come un’imposizione. In Israele le donne salgono dietro sull’autobus. Negli Usa i "purity balls", i balli della verginità, serate di gala tra padri e figlie che si impegnano pubblicamente a restare illibate fino alle nozze, sono un fenomeno conosciuto da anni”.
“Negli anni Ottanta nei paesi arabo-mussulmani non c’erano donne velate, adesso è il contrario”: Giuliana Sgrena ha parlato della re-islamizzazione, soffermandosi anche sulle mutilazioni genitali femminili, che erano praticate anche dai cristiani nel Corno d’Africa e dagli ebrei falascià, popolo di origine etiope.
Nel 2020, i giorni terribili del suo rapimento sono stati trasformati in una graphic novel, presentata da Testa: “Per far conoscere la storia ai giovani con un linguaggio a loro più vicino”.
Agli interventi è seguito un ricco dibattito in cui è emerso anche l’apprezzamento per la linea culturale coraggiosamente portata avanti dal Sindaco.
In conclusione Giuliana Sgrena ha sottolineato l’importanza di: “Garantire dei diritti, primo fra tutti quello di cittadinanza, se una persona nasce in Italia, e poi occorre stare accanto agli iraniani che lottano contro il velo, del quale gli ayatollah hanno fatto uno dei loro pilastri”.