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POLITICA | 05 giugno 2024, 10:10

La sfida europea di Marco Reguzzoni a difesa del Piemonte: «Terra laboriosa, basta lasciarla depredare da chi fa concorrenza sleale»

Candidato indipendente nelle liste di Forza Italia alle Elezioni Europee, già presidente della Provincia di Varese e capogruppo dei deputati della Lega Nord dal 2010 al 2012, Reguzzoni è pronto ad una nuova sfida: «In Europa per stare in maggioranza e incidere sulle grandi scelte, tutelando anzitutto il Nord Italia con azioni concrete e utili»

La sfida europea di Marco Reguzzoni a difesa del Piemonte: «Terra laboriosa, basta lasciarla depredare da chi fa concorrenza sleale»

Marco Reguzzoni, imprenditore originario di Busto Arsizio, già esponente della Lega Lombarda, presidente della Provincia di Varese dal 2002 al 2008 e capogruppo dei deputati della Lega Nord alla Camera dal 2010 al 2012, torna in politica a più di dieci anni di distanza e lo fa attraverso la candidatura alle prossime Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno. Reguzzoni, classe 1971, lombardo ma con un forte legame con la Liguria, è candidato indipendente nelle liste di Forza Italia nella Circoscrizione Nord Ovest, a sostegno del Partito Popolare Europeo.  

Reguzzoni, quali sono le principali istanze che il Piemonte deve presentare a Bruxelles?

Il Piemonte racchiude in sé i grandi valori del Nord Italia. Da un lato c’è la produzione industriale, che va difesa dall’assalto della concorrenza sleale di Paesi che agiscono fuori dalle regole come Cina e India. Dall’altro c’è l’agricoltura, così preziosa eppure sottoposta ad azioni che ne minano la tenuta, visto che le nostre tavole minacciano di essere invase da prodotti scadenti, spacciati come Doc, con danno economico e d’immagine gigantesco. E poi c’è il turismo, un’altra grande risorsa che dobbiamo a tutti i costi valorizzare.

Lei cosa intende fare?
Chi mi conosce sa che ho l’animo dell’ingegnere e il pragmatismo dell’imprenditore. A me interessa solo fare cose concrete e utili. Lo dimostra la mia storia da parlamentare e da amministratore pubblico, a partire dalla legge a difesa del tessile che porta il mio nome, la 55/2010 “Reguzzoni-Versace”, che prevede semplicemente che un prodotto per potersi fregiare dell’etichetta “made in Italy” deve essere fatto in Italia. Una cosa quasi banale, ma così non avviene. Oggi, e lo dice chi le ha dato il nome, la mia legge è inefficace, perché un prodotto che entra in una dogana francese e va sul mercato tedesco ovviamente non è soggetto a una legge italiana. Serve un regolamento europeo sull’etichettatura dei prodotti per difendere il nostro Made in Italy, sia nel comparto tessile che in quello agro-alimentare. Se non agiamo subito, oltre alla produzione, perderemo anche la nostra reputazione perché i consumatori europei compreranno prodotti scadenti ma spacciati per italiani.

È rimasto federalista come ai tempi della Lega?
Federalista integralista, come diceva Gianfranco Miglio. Io credo nella forza dei Comuni e dei territori, però in un’ottica europeista, non certo dipendente da uno Stato centralista, troppo grande per avere certe attenzioni e troppo piccolo per incidere sulle grandi questioni. Per questo non mi riconosco in chi vuole scappare dall’Europa: certo va cambiata, ma è lì che si giocano le grandi sfide. I giovani, in questo senso, lo sanno bene.

In Piemonte l’8 e 9 giugno ci sono anche le elezioni regionali. In molte città si rinnovano le amministrazioni comunali. Le Europee rischiano di essere le consultazioni meno sentite…
Molti ritengono che a Bruxelles e Strasburgo si prendano decisioni molto generiche, su aspetti di nicchia, che non incidono sul nostro quotidiano. Non è affatto vero, basta guardare alle direttive sulle case green e alle eco-follie sui motori. Su ambiente, immigrazione e tanti altri temi centrali, l’unica risposta reale può arrivare dall’Europa. Io andrò lì per stare nel PPE, cioè in maggioranza, perché voglio incidere sulle grandi scelte, non stare all’opposizione a lamentarmi.

E cosa si può fare per tutelare le imprese?
Ci sono politiche economiche da introdurre e, soprattutto, dazi da imporre a chi pensa di invaderci con i propri prodotti a basso costo, realizzati infischiandone di sostenibilità ecologica e diritti dei lavoratori. Non possiamo più permetterci di perdere e delocalizzare realtà come la Magneti Marelli, un’eccellenza italiana che nel tempo ha spostato gran parte della produzione lontano dall’Italia.

Il governatore Alberto Cirio dice che il Piemonte, con il centrodestra, si è rilanciato. Lei è d’accordo?
I dati sulla competitività industriale e sul turismo lo confermano. È anche molto interessante il piano di rilancio ferroviario. Giustamente Cirio e la sua squadra lavorano a un programma di tipo territoriale, ma proprio per questo serve qualcuno che in Europa parli la stessa lingua. Lo dico apertamente: il Piemonte deve esprimere persone che abbiano sinceramente a cuore le istanze del Nord. Si va al parlamento europeo come rappresentanti di un collegio specifico e non per far pagare tasse e pedaggi al Nord pur di finanziare il ponte sullo Stretto. Su questo sarò intransigente.

È un obiettivo raggiungibile?
Sì, se si va in Europa per contare e non per stare all’opposizione, come fa da cinque anni la Lega. I piemontesi sono gente laboriosa, se lo ricordano chi ha permesso ai 5Stelle di introdurre il reddito di cittadinanza. E poi non se ne può più di gente impreparata in politica, perché costoro lasciano che siano burocrati e lobby finanziarie a dettare la linea. Io vado in Europa con la mentalità da ingegnere (grazie alla mia prima laurea) e la conoscenza delle scienze politiche (la mia seconda laurea), con la mia esperienza maturata nelle istituzioni e quella da imprenditore.

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