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POLITICA | 07 giugno 2024, 09:30

Rinaldo Chiola: "Repubblica fondata sul lavoro… precario?"

"La verità è, e resta, solo una: il lavoro, quando c'è, è precario. Non permette di pianificare nulla, perché non dà nessuna certezza a lavoratori e lavoratrici"

Repubblica fondata sul lavoro… precario?

Repubblica fondata sul lavoro… precario?

Ormai mancano davvero pochissime ore alla chiusura della campagna elettorale 2024. A questo punto, mi preme rimarcare la centralità del tema Lavoro, uno dei punti fondamentali del mio programma da candidato al Consiglio regionale - dichiara Rinaldo Chiola.

Sembra che in Piemonte il lavoro sia letteralmente “esploso”. Tutti gli indicatori col segno “+”. Più lavoro, più occupazione, più assunzioni, ma anche più... precariato.

La Giunta Cirio continua a snocciolare dati sull'occupazione, a brindare ai mirabolanti risultati raggiunti, ad autocelebrarsi. Ma la lettura di quei dati è una lettura di comodo, parziale, fotografa una realtà distorta, in cui i nuovi occupati hanno pochissime certezze sul loro futuro lavorativo.

La verità è, e resta, solo una: il lavoro, quando c'è, è precario. Non permette di pianificare nulla, perché non dà nessuna certezza a lavoratori e lavoratrici.

Comprare casa, mettere su famiglia? Impossibile.

Cos'ha fatto la Giunta Cirio per aumentare la sicurezza sui posti di lavoro? Cosa, per eliminare il gender gap? E per incentivare il welfare aziendale, cos'hanno fatto?
Cosa, infine, per incentivare le assunzioni, quelle vere, quelle a tempo indeterminato? Qualcosina sulla formazione con le Academy, ma ancora troppo poco per rispondere in modo strutturale alle necessità di lavoratori specializzati.

Il bilancio è tutt'altro che positivo, anche se loro ce la raccontano in un altro modo.

Per non parlare delle persone che nel 2024 sono ancora in cerca di occupazione (120mila piemontesi); il 30% dei 15-64enni è inattivo per motivi di studio, familiari ma anche a causa dello sconforto derivante dai ripetuti tentativi di trovare un lavoro dignitoso andati a vuoto.

L’eccessiva precarietà coinvolge i due terzi degli occupati, e in misura maggiore i più anziani; molti lavoratori sono “sovradimensionati”, in particolar modo le ragazze, più istruite dei coetanei, che soffrono ingiustamente per le differenze di genere, fortemente penalizzanti per le donne.

Sappiamo, leggendo i numeri in modo corretto, che se le lavoratrici avessero lo stesso tasso di occupazione degli uomini in Piemonte avremmo 180mila donne occupate in più. Chiudiamo con i  119mila giovani NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei potenziali lavoratori, compresi tra i 15 e i 29 anni, che non risultano né occupati né inseriti in qualsivoglia percorso d'istruzione o formazione e che che vivono in condizioni di marginalità.

A dispetto della narrazione della destra che governa la nostra Regione, il Piemonte, oggi, è meno dinamico di altre regioni del Nord, meno capace di attrarre popolazione, produrre reddito, contenere la povertà e creare posti di lavoro soprattutto per i giovani.

La Regione Piemonte ha la possibilità di incidere concretamente sulle politiche del lavoro, anche se, occorre sottolinearlo, per onestà intellettuale, i margini operativi per cambiare rotta, purtroppo, non sono molti, soprattutto all'interno di uno scenario macro e micro-economico come quello in cui il Piemonte si trova a competere.

In ogni caso, sono convinto che ci siano delle azioni dalle quali non si può e non si deve prescindere: fornire adeguato sostegno alle imprese, potenziare le infrastrutture, rafforzare le skill delle persone per raggiungere una migliore occupabilità, investire nel benessere, nei collegamenti e nella valorizzazione delle comunità montane, riconnettere il mondo della scuola, dell'università e della formazione con le imprese, ridurre le disparità salariali e le discriminazioni di genere sui posti di lavoro promuovendo politiche di inclusione, rilanciare la stagione del welfare.

Nessuno di noi ha la bacchetta magica, ma una programmazione delle politiche sul lavoro più attenta e precisa per il bene del nostro Piemonte, come del nostro Biellese, è assolutamente possibile, e doverosa.

I.P.E. G. Ch.

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