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ECONOMIA | 27 giugno 2024, 13:05

"Bonus 120%", l'analisi del professor Mario Rovetti

"Bonus 120%", l'analisi del professor Mario Rovetti

"Bonus 120%", l'analisi del professor Mario Rovetti

Chiariamolo: non è un’edizione bis del 110 per cento in edilizia ed il clamore mediatico suscitato dal ‘bonus 120%’, a parere mio, non è giustificato. Perchè? Semplice: chi sostiene un costo di 100 per un lavoratore dipendente deduce da sempre 100 dal proprio imponibile fiscale, a prescindere dalle condizioni imposte dalla novità normativa. Il provvedimento di cui si parla permette a costui di dedurre dal reddito 120 invece che 100. Sintesi: il bonus, tuttalpiù, è del 20%, non del 120%. 

Se poi si vuole tradurre in concreto questo bonus, all’atto pratico il datore di lavoro avrà un vantaggio fiscale ‘vero’ pari alle imposte su quel 20% di maggior costo, di deduzione concessa in più di quanto effettivamente pagato al dipendente; nell’ipotesi di un imprenditore con un reddito alto (per gli altri il vantaggio sarà addirittura minore) si tratta di un risparmio massimo di poco più del 40 per cento (il 43% dell’aliquota massima dell’Irpef) sulla maggiorazione del 20%, ovvero poco meno di 9 euro per ogni 100 di costo sostenuto.

Sia chiaro, uno sconto fiscale del 9 per cento sul costo del lavoro relativo alle nuove assunzioni (sconto che, peraltro, spetta solo a determinate condizioni, sostanzialmente quella di aumentare il numero di occupati nella propria impresa) non è da buttar via, ma da lì a parlare di superbonus 120% (che dá l’idea di una detrazione come quella, scellerata, del comparto edilizio) ce ne passa…

Mario Rovetti

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