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Copertina | 03 agosto 2024, 00:00

Giovanni Vietti: "L'acqua non va sprecata ma va custodita come il bene più prezioso che abbiamo"

Giovanni Vietti, Presidente e Amministratore delegato di Lauretana SpA

Giovanni Vietti: "L'acqua non va sprecata ma va custodita come il bene più prezioso che abbiamo"

Giovanni Vietti: "L'acqua non va sprecata ma va custodita come il bene più prezioso che abbiamo"

Giovanni Vietti da più di vent’anni dirige l’Azienda Lauretana, un’impresa sul mercato da più di 40 anni. Come è cresciuta con il suo apporto?

Lauretana è stata costituita il 3 ottobre del 1964 e la prima denominazione fu “Fonte Graglia Santuario”. L‘attuale denominazione “Lauretana SpA” risale al 1994. Io entrai in azienda nel settembre del 1983; sin da allora ho sempre creduto nelle sue potenzialità e nell’eccellenza del suo prodotto. Dico solo un dato che esprime come si è sviluppata l’azienda: nel 1983 il fatturato era di 2 miliardi di lire quest’anno chiuderemo a 60 milioni di euro. Allora la distribuzione era limitata al Piemonte e a qualche zona della Lombardia e della Liguria, oggi è presente oltre che sul nazionale anche in una ventina di nazioni straniere. Si è arrivati a questo con il lavoro, la perseveranza e l’aiuto dei collaboratori.

Senza Acqua non c'è vita e il  22 marzo di ogni anno si celebra la giornata mondiale dell’acqua, quali misure attuare per preservarla e utilizzarla al meglio in Italia e nel mondo?

L’acqua è vita, il nostro corpo è fatto di acqua per più del 70%, è quindi una risorsa che va preservata facendo sì che anche i processi industriali che la utilizzano la restituiscano pura e la preservino da ogni tipo di inquinamento. L’acqua non va sprecata ma va custodita come il bene più prezioso che abbiamo.

Quali sono secondo lei, i fattori più importanti per la sostenibilità dell’acqua?

Uno dei principi fondamentali della gestione sostenibile dell’acqua consiste nella riduzione dei consumi idrici che ha come effetto positivo la riduzione dei carichi inquinanti e nel recupero delle acque trattate per usi domestici o per l’irrigazione.

Giovanni Vietti, per lei cosa rappresenta Biella e la sua Provincia ?

Il Biellese è il luogo che ho scelto per la mia attività imprenditoriale. Sono molto legato al territorio, sia per il tipo di azienda che conduco che, per definizione, è strettamente connessa al luogo in cui opera, sia per il modo di fare impresa che, per me, significa essere profondamente connessi con il tessuto socioeconomico locale.

Com’è oggi fare impresa ? Cosa chiede a un legislatore per facilitare il suo compito?

Le prime essenziali richieste sono semplificazione e certezza: l’apparato burocratico italiano rappresenta una complessità spesso assurda da affrontare a causa di un proliferare di norme che oltretutto cambiano nel tempo, a volte anche con effetto retroattivo. Questi due fattori frenano gli investimenti importanti, che diventano vere e proprie montagne da scalare per ogni imprenditore. Un’ultima richiesta riguarda l’attenzione alla politica europea, dove nasce la maggior parte della normativa che ci riguarda: la giustissima priorità data al green deal non deve essere vista in contrapposizione alle imprese, anzi, l’industria è un protagonista attivo della transizione ecologica.

Tracci un bilancio di questi anni di Presidenza all’Unione Industriali di Biella, c’è qualcosa di cui è fiero e qualcosa che avrebbe voluto affrontare in modo diverso?

Sono stati anni intensi, a partire dalla pandemia e dai suoi strascichi, per arrivare alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica. Credo che l’Associazione abbia saputo essere un punto di riferimento importante per le imprese e per il territorio, e di questo sono fiero. Un elemento negativo, però, c’è: mi riferisco all’annosa questione delle infrastrutture, ai collegamenti ferroviari veloci e funzionali di Biella con Torino e Milano, che, nonostante gli sforzi profusi dal territorio, ancora non ha dato risultati soddisfacenti.

Di cosa ha bisogno l’industria per aumentare il PIL?

Le sfide che le imprese devono affrontare sono diverse e complesse. Mi riferisco a digitalizzazione, internazionalizzazione, transizione ecologica. Sono tutti fattori che devono essere governati in maniera strategica e da cui dipende lo sviluppo della manifattura, quindi la sua capacità di confermarsi come motore dell’economia e generatore di benessere diffuso. Per aumentare il PIL occorre un supporto concreto per le imprese che investono, a partire da Industria 5.0".

Gli asset su cui puntare per il futuro sviluppo della nostra provincia ?

L’industria, con la capacità imprenditoriale biellese di creare eccellenza, resta il tratto distintivo del Biellese che dobbiamo valorizzare e sviluppare. Il Turismo è un settore che sta crescendo e che può valorizzare non solo la nostra storia industriale ma anche la bellezza del paesaggio e le peculiarità di un territorio variegato, ancora da scoprire.

Da provincia rigorosamente tessile a territorio che ha modificato in parte il suo core business, secondo lei è un bene o un male?

La diversificazione dalla monocultura tessile è un fenomeno in corso da tempo che può portare elementi positivi: si conferma il tratto comune che ha fatto la storia del Biellese, cioè il “saper fare”, anche in settori diversi dal tessile, a partire dal food and beverage o dall’industria meccanica.

Lei crede molto nello sport e ha investito parecchio nei grandi eventi; quanto incide secondo lei un evento sul marketing territoriale?

Lauretana ha sempre creduto nello sport; ricordo la bellissima avventura con Pallacanestro Biella e la sponsorizzazione di tante altre realtà del territorio.
Ritengo che i grandi eventi non possano che portare dei benefici; abbiamo visto la partecipazione durante la tappa di Oropa del Giro d’Italia e il risalto mediatico che ha avuto. Il prossimo anno avremo l’adunata nazionale degli Alpini, ritengo che anche questo sarà un appuntamento molto importante per tutto il Biellese.

Quando era adolescente aveva un sogno è riuscito a realizzarlo?

Penso di essere riuscito a realizzare il mio sogno di adolescente perché sono contento di quello che faccio e questo penso sia la cosa più bella.

Giuseppe Rasolo

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