Come spesso accade, negli ultimi anni, trascorro i mesi estivi fra gite e brevi soggiorni in montagna, mare e collina. Un po’ per lavoro e un po’ per vacanza.
E ancora una volta mi trovo a fare le solite osservazioni. Nei luoghi di villeggiatura marini, specie nelle regioni del Nord Italia, tutto è a pagamento. Se non decidi di accamparti in qualche centimetro quadrato di spiaggia libera, devi versare fior di quattrini – e i prezzi sono sempre più esosi – per poter godere di un ombrellone e di un paio di sdraio. Se invece ti avventuri in un parco di montagna è tutto gratis.
Eppure mantenere un parco ha dei costi esorbitanti. Ed ecco, allora, che ribadisco una proposta che non è mia, ma che all’ estero funziona perfettamente. Nei parchi della California, ad esempio, c’ è da pagare per l’ ingresso: un tot a persona e una quota per la macchina, se si percorre una strada carrabile. Quella cifra non va allo Stato, ma resta all’ente che gestisce il parco, con l’obbligo di utilizzare quel danaro per mantenere i sentieri in ordine, per creare aree picnic, per realizzare punti di informazione… insomma per migliorare l’attrattiva di quelle oasi di soggiorno, visita e villeggiatura. In Italia, invece, la montagna è gratis, per tutti.
Non entro nel merito della questione che da anni alimenta il dibattito sugli stabilimenti balneari e sulle relative concessioni. Mi voglio soffermare, invece, sull’impossibilità di mantenere gratuita l’accessibilità per le nostre montagne. Facciamo pagare l’ ingresso, i parcheggi, la fruizione di sentieri e aree boschive per poi offrire servizi di accoglienza adeguati, ma anche per poter punire quelle persone incivili che lordano prati e campi con i loro rifiuti.
La montagna non può vivere da sola e gratis. Ha bisogno di aiuti e investimenti. Chi ne gode dei tanti benefici è giusto che paghi il giusto.