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POLITICA | 27 agosto 2024, 09:34

Ius scholae, l'ex ministro Azzolina: "E' nella scuola che si rafforza il capitale umano"

"Rafforzare il capitale umano significa mettere tutti e ciascuno nelle condizioni di godere della miglior istruzione e formazione possibile"

Ius scholae, l'ex ministro Azzolina: "E' nella scuola che si rafforza il capitale umano"

Ius scholae, l'ex ministro Azzolina: "E' nella scuola che si rafforza il capitale umano"

Riceviamo e pubblichiamo:

"Feci riferimento alla necessità di più coraggio, già nel 2019, quando provai a rilanciare il dibattito sul tema della concessione della cittadinanza ai tanti nostri ragazzi e ragazze, che già da anni frequentano le scuole in Italia, superando ogni step dei cicli scolastici e che vivono pienamente inseriti nella società e ne condividono i valori fondanti.

Giunsero allora svariate critiche, da entrambe le parti, ma si avviò un percorso culminato anche con la discussione attorno ad una proposta di legge, approvata in uno dei due rami del Parlamento, poi troppo presto accantonata, anche per la fine anticipata della legislatura. Legislatura in cui più volte ho portato avanti una battaglia che ritenevo e, ritengo, essere di civiltà, ancor prima che salutare per l’economia e la società italiana.

Il dibattito di questi giorni, sollevato dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha, di fatto, riaperto la riflessione sul tema.

Riflessione nella quale s’è innestato anche un quadro d’analisi più grande, evocato dal Governatore di Banca d’Italia, rispetto agli effetti negativi del calo demografico sulla sostenibilità dei debiti pubblici, sul sistema sanitario, sulla propensione allo sviluppo, economico e sociale dell’Italia.

Prendendo in prestito le parole di Panetta, per contrastarlo "è essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l'occupazione di giovani e donne", ma "anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura". 

Parto da queste affermazioni, oggi, per uno stimolo e un invito al ragionamento, che offra spunti destinati a muoversi in due dimensioni, solo apparentemente scollegate l’una dall’altra: sviluppo economico e civiltà. Il rafforzamento del capitale umano impone già scelte nette: quando il governatore Panetta ricorda che l’Italia spende per interessi sul debito quanto spende per l’istruzione coglie nel segno.

Secondo i dati riportati di recente dal Sole24ore (fonte ISTAT), la spesa dell’Italia per l’istruzione nel 2022 è stata di circa 79 miliardi di euro mentre la spesa per interessi passivi delle pubbliche amministrazioni sempre nel 2022 è stata di 82,9 miliardi di euro. Nel biennio 2020-2021, con grande sforzo, riuscimmo a portare la spesa per l’istruzione oltre il 4% del Pil, immaginando di crescere ancora grazie alle ingenti risorse in arrivo con il Pnrr. Era solo il primo passo di un lungo sentiero volto a correggere una inaccettabile distorsione, che penalizza i giovani e mortifica le opportunità di crescita di ciascuno.

Rafforzare il capitale umano significa mettere tutti e ciascuno nelle condizioni di godere della miglior istruzione e formazione possibile, in un mondo globalizzato nel quale l’unico modo per “sopravvivere” alla competizione tra beni, persone e saperi è avere la mente aperta al dialogo, alla sperimentazione, proiettata al futuro, allo stimolo l’ingegno, puntando sulla qualità, in una società profondamente mutata rispetto a quella sempre evocata, legata al boom economico post bellico del secolo scorso.

Il tessuto imprenditoriale italiano, come noto, è in gran parte sorretto dall’attività di piccole e medie imprese che della qualità hanno fatto il carattere distintivo e che hanno mostrato nel mondo quanto l’Italia – si pensi alla filiera della moda – possa costituire un modello riconosciuto e acclamato.

Lo stesso attuale Governo lo ha capito, mostrando attenzione al sistema degli istituti tecnici superiori, bacino potenzialmente fondamentale per la crescita di capitale umano specializzato - per i quali da ministra volli immaginare e realizzare, con il sostegno tanti, di maggioranza e opposizione, del sindacato e del mondo dell’impresa, un investimento da 1,5 miliardi di euro nell’ambito del disegno iniziale del Pnrr.

Dove si rafforza, dunque, il capitale umano? Dove si crea coesione sociale? La risposta a questi interrogativi è una sola: principalmente, a scuola.

La scuola è il luogo in cui ogni giorno si lavora per ridurre le distanze, accorciare i divari, abbattere muri e barriere. È il luogo in cui si riflette sul passato, per agire consapevolmente per il futuro. È l’ancora di salvezza per chi non ha nulla e aspira a crescere e il sicuro punto fermo per chi ha e vuole continuare a produrre sviluppo. Uno sviluppo che la scuola sa orientare verso il bene della collettività, perché essa stessa è comunità educante. Ecco perché allora lo ius scholae può essere al contempo la cartina di tornasole e la soluzione di un problema più grande.

In tal senso, le dichiarazioni del ministro degli Esteri attuale colgono una verità: l’inclusione scolastica, instancabilmente portata avanti da tutto il personale scolastico ogni giorno, porta ad una integrazione vera, che si fonda non tanto dal conto delle generazioni precedenti di cittadini, ma su una condivisione valoriale profonda, rispetto ai valori di eguaglianza, democrazia, di libertà, di giustizia, di radicamento territoriale e sociale, propri della nostra amata Costituzione.

Sulla stessa scia le dichiarazioni di esponenti del Partito democratico (dalla Segretaria Schlein all’ex ministro Provenzano, al presidente Bonaccini, solo per fare qualche nome) e di altre forze politiche, da sempre radicate nel solco della tutela dei diritti.

Ben vengano anche dichiarazioni contrarie, se servono a tenere vivo il dibattito e a portare ad una soluzione equilibrata, che sgombri il campo da ogni possibile pregiudizio.

Una soluzione che, partendo dalla risposta ad una questione di civiltà, introduca una prima “risposta razionale sul piano economico”, per usare ancora una volta le partole di Panetta, che apra ad una prospettiva ancora più di lungo termine. In sostanza, una mediazione per la comunità e una svolta per il Paese. Aldo Moro richiamava l’essenziale funzione della mediazione per l’evoluzione sociale, ricordando che esiste un “un processo perenne per il quale il vecchio si adatta e si rinnova ed il nuovo si svolge in un collegamento continuo e fecondo con il passato.”

È secondo tale insegnamento che l’Italia nel secolo scorso s’è riscoperta comunità straordinaria, capace via via di evolvere, nella tutela di tutti e di ciascuno, grazie anche all’impegno e al lavoro di donne straordinarie (Tina Anselmi e Tina Lagostena Bassi, solo per qualche esempio)."

Meno diritti portano a minore civiltà, minore democrazia. Più diritti portano allo sviluppo umano e integrale della persona, della comunità e dunque allo sviluppo economico e sociale del Paese.

Lucia Azzolina

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