L’inverno è alle porte, i primi freddi si sono già fatti sentire, da diversi giorni piove a dirotto su tutta la vallata, oggi, in modo particolare l’acqua cade con una violenza tipica del periodo estivo, non molto comune per questa stagione. Sono alla finestra ed osservo i monti circostanti, la pioggia continua a cadere incessante e spontaneamente mi nascono alcune riflessioni.
La nostra è una vallata di montagna, stretta, molto ripida e scoscesa; la sua fonte di ricchezza sono le innumerevoli industrie tessili che si sono sviluppate su tutto il territorio. Esse si sono allocate preferibilmente in prossimità del torrente Strona, dal quale attingono acqua da impiegare nelle turbine per la produzione di energia elettrica e contemporaneamente acqua da impiegare nelle operazioni di lavaggio della lana. Ritorno ad osservare il paesaggio alla finestra, la pioggia cade sempre battente e sui monti circostanti si vedono scendere a valle rigagnoli d’acqua che non si erano mai visti prima, e nell’aria c’è quasi un presentimento. Ormai è sera, la corrente elettrica saltuariamente inizia a mancare, dal torrente si ode un rumore piuttosto cupo, a monte sono iniziati i primi smottamenti, la terra appesantita dalla pioggia è franata nel torrente trascinando le piante e ostruendo il regolare corso dell’acqua.
Il buio avvolge tutta la vallata, la terra sotto il perso dell’acqua continua a franare trascinando ora anche case, muri, persone ed animali. Nel torrente le dighe formate dalla terra e dalle piante sotto il peso dell’acqua cadono rovinosamente scendendo a valle con violenza e trascinando tutto quanto trovano lungo il percorso. Il torrente è fuoriuscito dal suo letto e si sta riversando sulle strade che ora sono diventate un fiume di acqua e fango. Le fabbriche lungo il greto del torrente vengono scalzate dall’acqua, il torrente di fango e detriti le attraversa rovinando tutto quanto si oppone al suo percorso. I ponti vengono travolti come fuscelli da questo fiume di fango giallo che attraversa portando morte e distruzione in tutta la Vallestrona fino a Cossato. La notte è terribile. Manca la corrente elettrica, le linee telefoniche sono interrotte e manca anche l’acqua potabile. Il pensiero di quello che sta succedendo e i timori di ognuno di noi sono i compagni di questa lunga notte insonne.
Ma il giungere del giorno nuovo è ancora più angosciante, cinquantatré anime morte sotto la furia dell’acqua, tutto attorno il lavoro dei nostri padri e il nostro è quasi tutto distrutto. Famiglie intere senza casa, fabbriche tessili inutilizzabili, danni incalcolabili alle opere pubbliche, isolati dal resto del mondo con le strade spazzate dalla furia delle acque e senza poter comunicare con nessuno. La natura in una notte di furia si è scatenata sconvolgendo gli equilibri naturali e quelli che l’uomo imprudentemente ha modificato nel corso degli anni.
Tito Tallia Galoppo I1 AMA possiede un ricetrasmettitore della Labes, il modello funzionante in corrente continua a 12 Volt; in casa l’alimentatore è inattivo per mancanza di corrente elettrica; alle prime luci dell’alba, collega il ricetrasmettitore alla batteria di un’automobile abbandonata e lancia il primo QTC d’allarme e continua la sua opera sino a quando la batteria non lo tradisce.
Giorgio Torello Viera, I1 TVG alle primissime ore dell’alba viene invitato dal Maresciallo della locale stazione dei Carabinieri a mettersi a disposizione prestando l’uso delle sue apparecchiature (ricetrasmettitore autocostruito) con telaietti della Geloso). Giorgio riempie uno zainetto con tutto quanto può occorrere ed a piedi si trasferisce al centro Zegna, unico luogo sopra Trivero ancora provvisto di corrente elettrica. Qui vi rimane per due giorni consecutivi quale addetto allo smistamento di QTC con tutto il mondo al di fuori della Vallestrona.
Come Tito e Giorgio altri radioamatori prestano la loro opera e i loro modesti apparecchi al servizio di tutti quelli che ne hanno bisogno; arrivano dalla vicina Sezione di Biella e da Sezioni della Lombardia e del Piemonte, occupando per oltre sette giorni le postazioni più critiche che le forze dell’ordine troppo impegnate non sono riuscite a coprire. Dopo lo sgomento e la tristezza, seppelliti i morti si deve ricominciare a ricostruire ed a rivivere. I Biellesi, gente dura e di poche parole, sin dal giorno dopo senza aspettare miracolosi aiuti, rimboccate le maniche, iniziano a ricostruire le case e a ricostruire le fabbriche tessili, colonna portante della loro economia. Dopo sei mesi di duro lavoro nella vallata si può sentire il ferruginoso rumore dei telai, l’acqua scendendo dolcemente a valle aziona ancora le turbine ed è nuovamente impiegata nei lavaggi della lana.
A.R.I. Associazione Radioamatori Italiani
Sezione di Trivero Corso Roma N° 40a
13865 Vallemosso – Valdilana (BI)