CRONACA - 03 novembre 2024, 06:50

Alluvione 1968, l'intervista a Tito Tallia Galoppo: “Racconto come lanciai il segnale di soccorso”

Classe '30, è socio fondatore della Sezione di Trivero dell'ARI.

In foto, Tito Tallia Galoppo

Tito Tallia Galoppo, classe '30, è socio fondatore della sezione di Trivero dell'ARI (Associazione Radioamatori Italiani). Nato a Strona, dove tuttora risiede, si è diplomato perito elettrotecnico e ha operato in paese nel proprio laboratorio di radiotecnico. Nel 1968 ha vissuto l’esperienza in presa diretta dell’alluvione in valle Strona.

Tito come hai vissuto quei terribili giorni del lontano novembre 1968?

Vedi Alberto, erano già diversi giorni che pioveva parecchio: sabato 2 novembre, alle 18, in paese, sono transitate parecchie persone a piedi, equipaggiate con gli stivali, perché le strade qui sotto e anche in altri posti erano in parte già franate, erano fradici d’acqua. Tu sai che sotto alla mia abitazione io avevo il negozio di elettrodomestici e di radiotecnica, alle 18.30 la luce da tempo ballerina è mancata completamente, poco più tardi in negozio sono arrivate parecchie persone a chiedermi delle batterie, io ho distribuito tutto quello che avevo; in parte dietro compenso, in parte sono poi venuti a pagarmi ad alluvione finita ed in parte non ho mai più visto nessuno. L’ultimo ad entrare in negozio quella sera è stato il Franco Saviolo che mi chiese di poter usare il telefono e riuscì a parlare a malapena con sua moglie, poi il telefono cessò di funzionare. Quella sera ho tenuto il negozio aperto sino alle 20.30 poi quando non ho visto più nessuno in giro ho chiuso e sono salito in casa. Ho indossato una tuta blu da meccanico che non ho più tolto per diversi giorni. Alle 21 bussano alla porta; erano gli amministratori comunali e un gruppo di volontari tutti bagnati che mi chiedono di usare il telefono.

Tito ma nel frattempo pioveva sempre?

Si pioveva sempre e pioveva con una violenza quasi tipica del periodo estivo. Gli amministratori comunali mi chiesero di poter usare il telefono ma non funzionava più ormai da quasi un’ora, la situazione era drammatica; loro mi illustrarono gli ultimi avvenimenti in tutta la loro complessità. Verso le 19 tre donne che tornavano dal lavoro a piedi sono state travolte da una frana; due si erano salvate mentre la terza era dispersa. A Boero era anche caduta una frana.

Quindi Tito eravate completamente bloccati perché le strade erano franate e perché non avevate nessun mezzo di comunicazione attivo?

Sì effettivamente era così, le strade erano impraticabili per frane presenti dappertutto, l’acqua continuava a cadere in modo incessante e il telefono ormai non funzionava più da tempo. Vedi Alberto era forte negli sguardi della gente la paura e la certezza che le tenebre ci nascondevano fatti dolorosi ma era forte anche il sentimento che eravamo bloccati e isolati dal resto del mondo. Improvvisamente mi ricordai di aver acquistato in estate un ricetrasmettitore della LABES, il modello RT144B e dissi agli amministratori, non siamo soli tentiamo il colpo, andammo nella stanza ove ancora oggi ho la stazione radio e al bagliore delle pile trovai il Labes. Aveva ancora le pile inserite, lo collegai all’antenna, sai in quel periodo avevo le 4 x 11 elementi Fracarro, ricordo che quella sera c’era un contest, iniziai a chiamare e subito mi rispose un OM del lago di Garda che non ricordo più il nominativo, iniziai subito il mio drammatico QTC dissi: fin che posso trasmettere divulga queste notizie abbiamo morti, frane, siamo isolati senza luce e telefono, vedi di far intervenire con urgenza i Vigili del Fuoco, vedi di avvisare la Prefettura, le autorità indicando inoltre che gli aiuti possono raggiungerci solo a piedi. Il mio QTC fu ascoltato anche da I1 AME Pellegrini da Brugherio e da I1 BPX Gilardino, allora Presidente della Sezione di Biella. Gilardino subito mi chiese cosa stava succedendo in vallata, io lo pregai di avvisare le autorità biellesi e Gilardino mi promise una risposta entro 20 minuti.

Tito Come sono trascorsi quei 20 minuti?

Molto velocemente, presa l’ultima pila che avevo in negozio, con gli amministratori comunali e il gruppo dei volontari, sono andato a vedere la frana di cui ti parlavo prima. Abbiamo trovato l’ombrello, una scarpa, alcune pagnotte non consumate durante il turno lavorativo ma della donna purtroppo nulla. La sventurata fu ritrovata otto giorni più tardi, duecento metri più a valle, sotto due metri di fango. Mentre con la luce delle pile cercavamo qualche indizio per la nostra ricerca abbiamo incrociato una squadra di persone che ritornavano a casa a piedi. Il racconto che ci fecero era drammatico: il dopolavoro è crollato addosso alla casa di fronte; a Campore una casa e crollata investita da una frana; a Molino Filippo sono cadute le case Fanfani.

Tito ma tu aspettavi una risposta di I1 BPX?

Sì infatti ritornai a casa molto velocemente e subito mi rimisi all’ascolto. Gilardino mi stava chiamando e mi mise al corrente che non eravamo gli unici ad avere grossi problemi: in tutto il Biellese c’erano frane e smottamenti; a Cavaglià una casa è caduta sotto il peso di una frana e due donne sono morte; i Carabinieri e gli aiuti non riescono a venire da voi a Strona perché il ponte sul Guargnasca è crollato. Sono rimasto in collegamento con i radioamatori di Biella sino a quando le pile si sono esaurite e non sono più riuscito ad andare in trasmissione. In ricezione però il Labes funzionava ancora e mi permise di sentire i QSO degli OM che erano in apprensione in quanto pensavano che anche io fossi stato travolto da una frana o dal crollo della casa.

Poi cosa hai fatto Tito?

Alle prime luci dell’alba con gli amministratori comunali ed altri siamo scesi a Campore: a Campore il torrente Strona aveva una portata d’acqua mai vista; sotto il fango ho visto il corpo riverso di un uomo anziano e la cosa mi colpì particolarmente; poco più avanti ho incontrato il Dott. Franco Bozzo impegnato nella sua attività di medico, sai Franco era un medico molto altruista e sempre disponibile ad aiutare tutti, in quel periodo non era ancora un radioamatore, conseguì la licenza dopo l’alluvione. Il nostro era un pellegrinare in mezzo a distruzione, morti, desolazione, gente che piangeva perché aveva perso tutto, avevamo un taccuino e ci segnavamo i nomi delle persone morte e disperse. Dopo questo veloce sopralluogo ritornai a casa.

Tito ma la corrente elettrica era ritornata?

No siamo rimasti quattro giorni senza corrente elettrica. Quella mattina prelevai una batteria da un’automobile e così ho potuto far funzionare ancora il mio Labes, mi rimisi in collegamento con i radioamatori di Biella, quel piccolo apparecchio era l’unico mezzo con il quale eravamo in contatto con il resto del mondo.

Tito che traffico facevi?

La porta di casa fu lasciata aperta, era un continuo alternarsi di amministratori comunali, Carabinieri, autorità locali, funzionari delle Poste e gente comune per i quali trasmettevo messaggi in continuazione. Comunicavo con Biella e loro mi inviavano gli elicotteri con quanto richiedevo; pane, lievito, viveri vari, generi alimentari, coperte, casse da morto, vestiti. Però vedi gli elicotteri non sempre potevano alzarsi in volo in quanto il cielo in quei giorni era molto nuvoloso. Allora mandavo mia moglie in vedetta sul terrazzo di casa, lei scrutava le condizioni meteorologiche quando erano buone mi avvisava così io facevo partire gli elicotteri. Il lievito per la panificazione ci fu portato a piedi da un vigile del fuoco in quanto gli elicotteri a causa della foschia rimasero un po’ di tempo senza decollare.

Il traffico che smistavo era molto vario: I funzionari delle Poste mi portavano i telegrammi da trasmettere al centro delle poste di Novara ove c’era I1 ZCT; durante la giornata trasmettevo i telegrammi più urgenti, durante la notte i telegrammi di carattere privato. E poi Alberto si comunicava con la rete di radioamatori che erano stati dislocati in tutto il Biellese, alcuni risiedevano nelle zone disastrate altri sono stati inviati appositamente in paesi ove non c’erano radioamatori residenti o in zone di particolare gravità. Dalla vicina Sezione di Biella e dalla Lomellina ci inviarono operatori che con abnegazione anche loro operarono al nostro fianco per diversi giorni ricordo I1 RRT, I1 CRB, I1 VLL, I1 DAU, I1 RIP, I1 TUA e altri che ora non ricordo.

A Biella ero in continuo collegamento con I1 PDI e I1 BPX. Sul territorio erano presenti anche: I1 TVG Giorgio Torello Viera inviato a Crocemosso e poi successivamente a Mosso S. Maria per comunicarmi le condizioni anche di quelle parti; I1 IDX Furno Gianfranco operava da Trivero; I1 CAI Antonio Busa operava da Mosso S. Maria; I1 USA Roberto Lora Ronco era a Portula; I1 ATS Walter Cereia Varale mi relazionava su quanto succedeva a Soprana. Poi purtroppo ho avuto parecchie persone che mi hanno fatto visita per avere notizie dei loro cari e purtroppo in molti casi ho dovuto dare loro cattive notizie. Nel torrente Strona si trovò l’automobile della guardia notturna del Lanificio Poalla, ogni giorno i familiari mi pregavano di collegarmi con l’ospedale di Biella per conoscere se avevano registrato un nuovo infortunato. Il corpo dello sventurato fu invece ritrovato dopo circa un anno. Gli elicotteri al fine di aumentare i voli e gli interventi fecero la loro base a Ferrere presso il campo sportivo. Mia moglie era sempre in vedetta per comunicarmi le condizioni della nebbia e io ritrasmettevo loro il via libera.

Tito per quanti giorni hai continuato ad operare?

Per tre giorni consecutivi non ho dormito neppure per cinque minuti eppure avevo una forza e un’energia inaspettata Dopo tre giorni è arrivato un pilota di elicotteri radioamatore di Milano, era equipaggiato di ricetrasmettitore e gruppo elettrogeno, mi ha aiutato nel mio lavoro per mezza giornata poi è dovuto ripartire. Nel frattempo erano arrivati anche i militari del 53° Fanteria ed io sono stato interpellato per conoscere ove installare la loro stazione radio operante a 50 MHz. Stazione radio che gli avrebbe permesso di tenersi in collegamento con la Prefettura di Vercelli. Conoscendo il nostro territorio e le difficoltà che poteva offrire quella frequenza indicai loro lo spiazzo sopra la Chiesa in frazione Cimma; collaborai con loro sino a quando si riuscì a stabilire un collegamento affidabile con Vercelli. Mercoledì trasmisi per conto del comune di Strona un lungo telegramma che inoltrai alla Capitale a diversi indirizzi; era una dettagliata relazione tecnica illustrante gli avvenimenti, i danni e tutto quello che nell’ultima settimana aveva sconvolto la vita nella nostra semplice vallata. Nella giornata di giovedì, ma limitatamente al mio rione, finalmente ritornò definitivamente la luce elettrica e così ho potuto continuare il mio traffico senza l’assillo di cambiare continuamente batteria. Poi fino alla giornata di sabato ho continuato a trasmettere telegrammi che mi venivano consegnati dall’Ufficio postale.

Era trascorsa una settimana

Sì una settimana intera era trascorsa da quel 2 novembre, la luce elettrica era ritornata, il telefono aveva ripreso a funzionare e le comunicazioni erano state ripristinate anche se non definitivamente, il nostro compito si poteva considerare concluso. In chiesa le bare degli sventurati erano allineate per il riconoscimento e per l’ultimo saluto. In tutta la vallata la vita riprendeva lentamente, si ripuliva il tutto dal fango, si ricostruivano le case distrutte, si rimettevano in funzione le fabbriche tessili. I radioamatori che per una settimana avevano messo a disposizione le loro apparecchiature e le loro modeste capacità ora iniziavano a sentire la stanchezza però erano felici per aver contribuito ad aiutare chi aveva bisogno.

A.R.I. Associazione Radioamatori Italiani
Sezione di Trivero Corso Roma N° 40a
13865 Vallemosso – Valdilana (BI)

Alberto Genova I1VXA