"Il IV Novembre si festeggiano l’Unità nazionale e le Forze Armate, ma di fronte a questa lapide credo sarebbe meglio festeggiare la fine della Grande Guerra: quella “inutile strage” e “suicidio dell’Europa civile”, come la definì BENEDETTO XV (Papa dal 1914 al 1922) nella sua Nota di pace del 1° agosto 1917", ha esordito così il sindaco di Tollegno Lele Ghisio questa mattina, oggi, domenica 3 novembre, di fronte alla lapide commemorativa di San Germano che riporta il nome dei 24 ragazzi del paese che hanno perso la vita nella più brutale delle guerre del ‘900.
"Siamo qui a ricordare 24 dei nostri uomini e ragazzi che, partiti da Tollegno, non sono mai più tornati a casa - ha proseguito Ghisio - Giovani condannati alla guerra e mandati a morire dall’una e dall’altra parte. Condannati alla guerra da un’economia di guerra. Giovani morti di fame, di freddo, di fuoco amico, di gas; morti di fatica, di paura, di malattia. Morti in guerra e di guerra. E non c’è nessuna gloria in queste morti, ma solo un’idea di santità e di sacrificio dei più deboli".
"E ora, adesso, qui - ha concluso il primo cittadino - , noi abbiamo il dovere di vivere la vita che non hanno vissuto loro, con il massimo del rispetto e della memoria che gli dobbiamo. La guerra è stata ed è una tragedia umana, intima e collettiva; strage di corpi e di anime. “Mai più” sarebbe stata allora, ed è ancora adesso, l’unica cosa che resta da dire"