L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda la rivolta presso il carcere di Cuneo, avvenuta lunedì 11 novembre. Un tumulto che ha coinvolto un’intera sezione della casa circondariale (una delle due strutture con detenuti al 41 bis del Piemonte, l’altro è a Novara) e che ha visto l’intervento di numerose forze di polizia penitenziaria, ma non solo.
Dal pomeriggio all’interno dell’istituto penitenziario cuneese è stato un via vai di ambulanze e forze dell’ordine mentre, come si nota dai video pubblicati dalla redazione di Targatocn.it, dall’esterno erano perfettamente udibili le urla dei reclusi, così come si poteva vedere un detenuto camminare sul tetto della sezione dell’istituto di pena.
Con quelle immagini ancora fresche a Palazzo Lascaris si è tenuto martedì 12 novembre, il consiglio regionale aperto proprio sulle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria. A sfilare sullo scranno della Sala Viglione tutti i sindacati di categoria: Vincenzo Santilli (Sappe), Maurizio Dalmasso (Osapp), Antonio Napoli (PolPen Uil), Raffaele Tuttolomondo (SiNappe), Luciano Scidà (CnPP), Sara Comoglio (Fp Cgil Polizia Penitenziaria), Vincenzo Ricchiuti (Fns Cisl) e Luciano Giglio (Uspp).
I numeri a livello nazionale parlano di un sovraffollamento di circa 10mila detenuti: sono 61.912 contro i 51.199 di posti disponibili. In Piemonte sono 4.365 reclusi in carcere, contro i 3.720 posti a disposizione. Ad aggravare la situazione, secondo tutte le sigle sindacali, c’è il tema dei detenuti psichiatrici. Con il passaggio dalle O.P.G. alle R.E.M.S. qualcosa è saltato: le strutture secondo le organizzazioni andrebbero potenziate con personale specializzato. Ma i problemi, stando a quanto rilevano, riguardano turni massacranti, mancanza di personale e rischi alla propria incolumità.
C’è chi propone un commissario per l’emergenza nelle carceri, con l’intervento dei militari all’interno degli istituti penitenziari. Sotto la lente anche il tema che riguarda i telefoni introdotti all’interno delle case circondariali tramite droni, così come le sostanze stupefacenti. Ma quello sanitario, di stretta competenza della Regione, così come l'edilizia carceraria, restano i nodi aperti. Così come la mancanza di personale e di comandanti. Su quest'ultimo aspetto, l'assessore Elena Chiorino ha fornito alcuni numeri sugli incremento del personale penitenziario degli ultimi anni in Piemonte: 180 negli ultimi due anni (69 nel 2023, 111 nel 2024). A luglio di quest'anno è partita la scuola di formazione a livello nazionale che immetterà in ruolo 1.300 agenti.
L'assessore Chiorino ha anche fornito i numeri di quelli che sono i risultati che riguardano la formazione e l’inserimento al lavoro nelle carceri e che ha coinvolto dal 2020 al 2022, 1.134 detenuti con 105 persone che al 31 ottobre 2023 sono attive professionalmente. Per quanto riguarda la formazione professionale nelle carceri nel periodo 2017-2023, sono stati coinvolti più di 600 detenuti ogni anno.
Intervenuta anche Michela Favaro, vicesindaco di Torino, che ha parlato delle 47 aggressioni avvenute alle Vallette, così come gli 87 suicidi avvenuti in Italia nell'ultimo anno, che hanno coinvolto anche 7 agenti. A parlare anche Davide Mosso, dell’Osservatorio Carcere dell'Unione Camere Penali, che valuta il 30% di sovraffollamento delle carceri come la causa principale della sicurezza degli agenti. E infine il provveditore Mario Antonio Galati del Ministero della Giustizia che ha sostenuto come il Piemonte possa auspicare ad aumenti di personale dirigenziale nelle carceri. E infine Lina Di Domenico, vice capo dipartimento di Polizia Penitenziaria.
Il consiglio ha lasciato poi spazio agli interventi dei consiglieri regionali: a parlare Silvio Magliano (Lista Cirio), Sarah Disabato (Movimento 5 Stelle), Andrea Cerutti (Lega), Annalisa Beccaria (Forza Italia), Davide Zappalà (Fratelli d’Italia), Alberto Unia (Movimento 5 Stelle), Daniela Cameroni (Fratelli d’Italia), Giulia Marro (Alleanza Verdi e Sinistra), Gianna Pentenero, Nadia Conticelli ed Emanuela Verzella (Partito Democratico).