AL DIRETTORE - 26 novembre 2024, 06:50

“A Biella un uomo senza casa trascorre tutte le notti al freddo, non lasciamolo solo” un lettore scrive

E aggiunge: “La sua storia, apparentemente semplice, riflette un problema complesso che intreccia disperazione individuale e responsabilità collettiva”.

“A Biella un uomo senza casa trascorre tutte le notti al freddo, non lasciamolo solo” un lettore scrive

Riceviamo e pubblichiamo:

“Alla fermata di un autobus, un uomo senza fissa dimora trascorre le giornate e le notti al freddo, nonostante le temperature vicine allo zero. Il gelo punge la pelle, ma ancora di più l’indifferenza o l’impotenza di chi passa, guarda, e non sa come intervenire. La sua storia, apparentemente semplice, riflette un problema complesso che intreccia disperazione individuale e responsabilità collettiva.

L’uomo rischia concretamente l’ipotermia, eppure rifiuta ogni forma di aiuto. Questa scelta, difficile da comprendere per chi vive in condizioni sicure , è spesso il risultato di una mix di sfiducia, traumi, o abitudine a una vita in cui accettare il soccorso è percepito come una rinuncia alla propria libertà. Ma la libertà, in situazioni di estrema vulnerabilità, può trasformarsi in un vicolo cieco. Di fronte a casi come questo, l’amministrazione comunale e i servizi sociali non possono voltarsi dall’altra parte. Il problema non si risolve spostando una persona da un luogo pubblico: il vero obiettivo deve essere creare le condizioni per un’accoglienza dignitosa e rispettosa. Tuttavia, l’approccio non può essere solo logistico o pratico.

È necessario costruire un ponte di fiducia con chi vive in strada, spesso segnato da storie di abbandono e marginalità. Questo richiede tempo, risorse e un impegno che vada oltre l’emergenza del momento. Non si tratta solo di offrire un letto o un pasto caldo – anche se questo è fondamentale – ma di instaurare un dialogo che permetta di capire le paure e le resistenze di chi, pur vivendo in condizioni estreme, rifiuta di essere aiutato. La presenza di psicologi, mediatori e operatori sociali può fare la differenza, perché affronta il problema nella sua dimensione umana e non solo pratica.

L’intervento delle istituzioni, però, non può bastare senza il sostegno della comunità. Ogni cittadino può essere una sentinella del territorio, segnalando situazioni di pericolo e mostrando empatia verso chi vive ai margini. La solidarietà non si esaurisce con un gesto singolo: deve diventare parte di un approccio culturale che riconosca la dignità di ogni persona, anche quando sembra non voler essere aiutata. La storia di quest’uomo non è isolata. È il simbolo di un disagio che attraversa le nostre città, fatto di solitudine, povertà e, a volte, ostinata resistenza. Ma non possiamo lasciare che il freddo, fisico e sociale, congeli ogni possibilità di cambiamento. L’amministrazione, i cittadini e le associazioni devono agire insieme, perché la vera sfida non è spostare qualcuno dalla fermata di un autobus, ma restituirgli un posto nella società”.

Lettera firmata