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COSTUME E SOCIETÀ | 03 dicembre 2024, 07:00

Molto partecipata "Sa Missa de is animas", in suffragio a coloro che sono morti lontani da casa

Biella, Basilica di San Sebastiano, Soci e “Voci di Su Nuraghe”, frate Martin Martinyuk e confratelli biellesi degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia.

Biella, Basilica di San Sebastiano, Soci e “Voci di Su Nuraghe”, frate Martin Martinyuk e confratelli biellesi degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia.

Sabato 30 novembre 2024, nella basilica di San Sebastiano, tempio civico della città di Biella, padre Martin Martinyuk, frate ucraino dell’adiacente convento, ha celebrato “sa Missa de is animas, la Messa delle anime”, in suffragio dei soci defunti di “Su Nuraghe” e di tutti coloro che sono morti lontano dalla terra in cui sono nati.

La Santa liturgia è iniziata con “Su signale de sa Sancta RugheIl segno della Santa Croce”, pronunciato in Lingua sarda. A decorare il culto divino, le “Voci di Su Nuraghe”, con canti in “Limba” diretti da Roberto Perinu con l’accompagnamento musicale di Valentina Foddanu, sotto lo sguardo benevolo dei ritratti dei cari defunti esposti sulla balaustra accanto all’altare

Dopo i saluti e la benedizione finale del sacerdote, il presidente di “Su Nuraghe”, Battista Saiu, ha ringraziato i presenti, ricordando come - in tempi in cui spirano nuovi venti di guerra totale - destinatari del rito di suffragio siano anche tutti quei ragazzi mandati a combattere lontano dalla loro terra di origine durante i due conflitti mondiali, morti sulle note dell’Hymnu Sardu Nationale.

L’Inno Sacro è stato eseguito dalle “Voci di Su Nuraghe” a conclusione della funzione, dopo l’“Ite missa est”, alla presenza di alcuni confratelli degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, presente il Vicario di Biella e Provincia, Comm. Dott. Giuseppe Cavatore.

Scritto dal sacerdote secolarizzato Vittorio Angius (1797-1862), sulla composizione musicale del M° sassarese Giovanni Gonnella (1804-1854), orchestrale della "Brigata Regina", s’Hymnu, il cui originale è conservato nell'archivio dell'auditorium di Cagliari, ebbe la sua prima esecuzione al teatro Civico del capoluogo dell’Isola il 29 febbraio 1844.

È sempre stato tenuto in grande considerazione dai sovrani sabaudi del Regno di Sardegna e del susseguente Regno d’Italia. Famosa la cerimonia ufficiale della consegna in Vaticano della “Rosa d’Oro” alla Regina Elena, nel 1937, durante la quale s’Hymnu fu eseguito dal “Coro della Cappella Sistina”, diretto, per l’occasione, dal M° Lorenzo Perosi, per espresso desiderio del Re Vittorio Emanuele III.

L’Inno sardo, tuttora in vigore nella sua forma in lingua sarda, venne affiancato nel 1848 alla preesistente Marcia Reale (1834), sostituita provvisoriamente (1946-1948), dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, dalla “Leggenda del Piave”, di Giovanni Ermete Gaeta - pseudonimo E. A. Mario” - (1884-1961) e dall’Inno degli Italiani. “Fratelli d’Italia” divenne inno ufficiale solo con Legge n. 181, del 4 dicembre 2017, con la quale la Repubblica ha riconosciuto definitivamente il testo del “Canto degli italiani" di Goffredo Mameli (1827-1849) e lo spartito originale di Michele Novaro (1818-1859), quale proprio inno nazionale.

S'Hymnu Sardu Nationale è stato eseguito il 29 maggio 1991 dalla banda dei Corazzieri al Quirinale durante il tradizionale ricevimento offerto al corpo diplomatico straniero, quale omaggio alle origini sassaresi del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Fu suonato nuovamente dopo le sue dimissioni da Capo dello Stato, il 28 aprile dell’anno successivo. Venne cantato il 2 febbraio 2001 ai funerali dell’ultima regina d'Italia, Maria José di Savoia, e, a Firenze, nel 2021, durante i funerali di Amedeo di Savoia, per la sua traslazione a Superga, e in suo suffragio al Pantheon.

Intonato in tutte le principali manifestazioni organizzate dalla Comunità sarda di Biella, fa parte del repertorio della Banda Militare della Brigata “Sassari”, quale permanere della eco dell’antico “Deus et su Re”, motto divenuto “Sa vida pro sa Patria” nell’Italia repubblicana.

Su Nurgahe, Simmaco Cabiddu

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