Ringrazio il presidente Monti per l’invito e mi spiace non essere con voi di persona. Il vostro appuntamento giunge in un momento di grande fermento nel campo del nucleare, segnale dell’interesse che questo tema suscita nel Paese, negli stakeholder e negli operatori economici.
Se la politica, l’imprenditoria, la ricerca si confrontano e lavorano a scenari di impegno comune, questo significa che il nostro Paese è maturo anche culturalmente per tornare Alla produzione di energia nucleare.
E sono convinto che anche l’opinione pubblica, specie quella giovane – come rilevano alcuni sondaggi – vede l’energia nucleare come una fonte importante per il futuro sostenibile dell’Italia.
Sono certo che sia stato già sottolineato, ma intendo ribadirlo: il nucleare è uno strumento chiave per la decarbonizzazione del Paese. L’alternativa è un Paese in affanno, senza l’energia per crescere.
Ho sempre detto che al Governo non spetta costruire nuove centrali, anche perché le vecchie grandi centrali appartengono al passato. Il compito del Governo è scrivere le regole e garantire sicurezza.
Siamo per questo impegnati su più binari. Il gruppo presieduto dal professor Giovanni Guzzetta presenterà entro fine anno una bozza di legge delega Per definire un percorso normativo e un nuovo schema di governance.
Perché se da un lato l’economia, il mondo delle imprese sta lavorando a progetti a breve e a lungo termine, dall’altro bisogna riformare il sistema delle norme per rendere possibile la produzione in italia.
Sarà necessaria una Authority. Sarà l’isin, l’attuale ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, che dovrà però essere rafforzato in rapporto a nuovi compiti di controllo e licensing.
Per usare una metafora calcistica: oggi abbiamo molte squadre pronte alla partita, ma non abbiamo il campo di gioco, le regole da rispettare e un l’arbitro pronto a disciplinare un nuovo comparto energetico.
Vorrei porre anche la questione del deposito unico nazionale, perché ha ragione chi dice che non si può pensare ad un ritorno al nucleare se non riusciamo a trovare un posto per stoccare i rifiuti radioattivi.
Dobbiamo affrontare anche questo tema con responsabilità nella consapevolezza che una soluzione, o più soluzioni locali, vanno trovate a prescindere dalla produzione di energia da fonte nucleare.
Perché il Parlamento e il Paese decideranno se istallare i piccoli reattori, ma tutti gli italiani continueranno a fare radiografie e radioterapie che produrrano rifiuti da stoccare in sicurezza.
Nei giorni scorsi abbiamo avviato la procedura di vas per la carta delle aree idonee. Le realtà locali saranno coinvolte e potranno dire la loro. Ma una soluzione va trovata.
Io credo, in conclusione, che noi decisori politici abbiamo la responsabilità di indicare soluzioni che siano positive per l’oggi e in grado di garantire una prospettiva al Paese.
È questa la logica che ci spinge ad incentivare la ricerca sulla fusione, a partecipare alle ricerche e sperimentazioni a livello mondiale, a guardare con fiducia a questa energia che sarà pulita e inesauribile.
La scelta di inserire anche il nucleare nel mix energetico da qui al 2050 è una scelta per l’ambiente, per l’economia, per le tasche dei cittadini e delle imprese che pagano l’energia più che altrove.
È una scelta di competitività del sistema Paese, è una scelta seria di decarbonizzazione, è una scelta che guarda alle future generazioni perché vivano in un’italia moderna e più salubre.