“Fare il pastore non è solo un lavoro ma è una vera e propria vocazione”. Parola di Morgan Grendene, biellese di 30 anni, originario di Chiavazza che, nei giorni scorsi, è salito agli onori della cronaca locale e nazionale per la sua storia intrisa di passione e sacrificio: ad una manciata di chilometri dallo stadio San Siro di Milano, ha condotto in transumanza al Parco delle Cave oltre 500 animali, tra pecore (per la maggior parte), capre, cani da pastore, cavalli e asini.
Un angolo idilliaco e bucolico, a pochi passi dal caos e dai ritmi frenetici della grande metropoli. Una storia che ha richiamato l'attenzione dei media. “Non mi aspettavo un simile interesse – confida – Sicuramente una buona notizia per il settore che rappresento”. Poche parole ma sempre incisive e ricche di significato quelle impresse da un giovane uomo che ha iniziato a lavorare a soli 16 anni, subito dopo aver concluso gli studi, non senza difficoltà, come lo stesso Morgan riconosce: “C'è chi è portato per quello ma i miei interessi sono sempre stati rivolti agli animali. Purtroppo sono rimasto bocciato per alcuni anni a scuola ma, una volta ottenuta la licenza media, mi sono messo in gioco e ho cominciato a seguire diversi capi di bestiame nelle valli del Biellese”.
Cresciuto fin da bambino nei vicoli di Chiavazza, rione della città di Biella, fin da bambino ha coltivato la sua passione per la pastorizia. “In particolare, per le pecore – sottolinea - Non fai questo mestiere se non ce l'hai nel sangue e se non ami profondamente questi animali”. Poi, un giorno, il grande passo. “Ho accettato l'offerta di lavoro di un collega di Bergamo che cercava aiutanti nel vicino Milanese – racconta – Io volevo lasciare il Biellese. Ci siamo trovati nel momento giusto: sono trascorsi 10 anni da quella scelta che mi ha cambiato la vita. Ho voluto inseguire il mio sogno e, oggi, sono felice”.
Insieme a lui, c'è la moglie Carola e il figlio di 6 anni, Christian. “Sono fortunato – riconosce con commozione – Viviamo in roulotte, a due passi dagli animali. Lei lavora a Robecco sul Naviglio, in un agriturismo. Il piccolo va a scuola tutte le mattine. A me toccano le pecore che mi impegnano tutte le ore della giornata”. Ogni giorno, infatti, è scandito da attività precise e gesti continui. “Sveglia alle 6 – afferma – colazione, giro nei recinti per vedere lo stato di salute dei miei ovini. Poi iniziano le ore del pascolo. A pranzo un panino, o una pasta, veloce, e si riparte nel primo pomeriggio fino a quando fa buio. È un lavoro ricco di soddisfazioni ma carico di sacrifici e responsabilità. Sono impegnato 24 ore su 24, ogni giorno dell'anno”.
Un lavoro che non conosce pause ed orari; inoltre, negli ultimi anni, sembra diventato sempre più difficile, soprattutto dal punto di vista economico: “Se riesci a chiudere i conti in pari, sei già al top - ammette – Le difficoltà sono molteplici, penso solo alla burocrazia o alla mancanza di risorse e sostegno da parte delle istituzioni. Ma non riesco ad immaginarmi un futuro diverso da questo. Mi vedo ancora qui, a fare questo mestiere. È la mia vita”.
Ora, da qualche giorno, i taccuini dei giornalisti e le telecamere dei telegiornali l'hanno raggiunto per raccontare questo spaccato di vita che si rifà alla tradizione e ad un modo di vedere la vita “più lento” rispetto ad una realtà che corre sempre più veloce. “Sono stato intervistato da quotidiani, come il Giorno, e sono finito al centro di alcuni servizi del Tg4 e Tg5 – riporta – Ne sono orgoglioso ma sono soltanto una delle tante voci di un mondo che sta scomparendo. Mi auguro che articoli come questo siano utili per far conoscere il nostro mestiere e lanciare l'allarme sulle difficoltà che ogni giorno siamo costretti ad affrontare. L'agricoltura, la pastorizia, l'allevamento sono settori fondamentali per l'economia italiana”.