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COSTUME E SOCIETÀ | 06 dicembre 2024, 08:20

Dicembre 2024, una parola sarda al mese: “V” come “VOLITRAVU”

Incipit, “T”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009.

Incipit, “T”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009.

Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico di storia e di cultura sarda a Biella.

VOLITRAVU è voce del logudorese antico (nel Cod. di San Pietro 192, 309: uolitrauu; nel Condaghe di San Nicola di Trullas 290: assu gulutrau dessu rivu). Fu interpretato dal Bonazzi come ‘pantano’, dal lat. volutabrum.

Ma forse è meglio considerare la voce come ‘sorgente che produce un pantano’; al riguardo vedi sd. bullòne ‘sorgente d’acqua’, la cui base etimologica è il sumero u ‘earth, land’ + lum ‘drinking vessel’: in composto ul-lum indicò in origine un ‘sito di risorgiva’.

La voce appena indagata si agglutinò poi a sd. ludrágu (vedi) ‘sorgente a pozzanghera’. A sua volta, ludrágu deriva da sd. ludu 'fango' (cfr. lat. lutum), la cui base etimologica è il sumero lu 'to mix' + du 'stuccare, sigillare, to caulk, to spread out mud to make bricks'. In questo modo veniamo a sapere che il sd. ludum non si riferiva al 'fango' in generale ma al fango adatto a "cementare" le pietre da costruzione.

C.S. Su Nuraghe

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