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CRONACA | 27 dicembre 2024, 06:50

Fabio, figlio di Daniela Crescenzio a tre mesi dall'incidente. Il dolore di una tragedia e l'assurdità del silenzio

“Se fossi partito prima l'avrei vista ancora in vita”

Fabio, figlio di Daniela Crescenzio a tre mesi dall'incidente. Il dolore di una tragedia e l'assurdità del silenzio

Fabio, figlio di Daniela Crescenzio a tre mesi dall'incidente. Il dolore di una tragedia e l'assurdità del silenzio

“Se non ci fossimo dati da fare noi qui a casa non so quando avrei saputo che cosa era accaduto a mia mamma”. Non si dà pace Fabio Bergamin, figlio di Daniela Crescenzio, 67 anni, che ha perso la vita il 28 settembre a seguito di un terribile incidente in Slovenia che ha avuto assieme al compagno, Nazzareno Decataldo, 55 anni.

Fabio non si capacita di come ancora oggi, nel 2024, dove in un mondo dove la comunicazione non ha limiti, sia venuto a sapere del sinistro nel quale è rimasta coinvolta la mamma solo dopo un giorno, dopo mille telefonate e ricerche, e da un articolo di giornale di Trieste.

Fabio ripercorre quegli attimi terribili con non poca fatica. “Ho sentito mia mamma per l'ultima volta sabato mattina, intorno alle 12. Stava andando a trovare degli amici. Poi non ci siamo più sentiti, ho provato ha chiamarla ma non ha risposto ma non ho pensato male, era da mia mamma non sentire il telefono sempre. Poi erano via, era sabato. La domenica è stata terribile. Avrò chiamato mia mamma penso 40 volte, e il telefono suonava a vuoto. Nazzareno aveva il telefono irraggiungibile. A quel punto ho iniziato a preoccuparmi. Ho pensato che fosse successo qualcosa e che non ci avessero avvisati. Alla sera sono andata dove lavora la sorella del compagno di mia mamma che dopo aver provato anche lei a chiamarlo, ha iniziato a fare alcune ricerche e ha trovato un articolo di un giornale di Trieste dove c'era scritto che una coppia di Gaglianico era rimasta coinvolta in un incidente”.

Il mondo inizia a cadere addosso a Fabio che non sa cosa fare. Va in Questura dove non sapevano nulla. "Tramite un amico e altre mille telefonate vengo a sapere che Nazzareno era morto sul colpo e mia mamma era ricoverata a Isola d'Istria. Erano ormai le 21 passate. Tempo di organizzarmi, sono partito verso le 23 e sono arrivato all'ospedale alle 10 di lunedì. Mia mamma era mancata alle 9,27. Per poco non l'ho vista ancora in vita”.

Fabio a questo punto ha mille interrogativi. “Perchè non ci hanno avvisato, perchè siamo venuti a sapere dell'incidente solo dopo mille telefonate? Siamo nel 2024, dove con anche internet tutto è possibile, o almeno sembra. Se l'avessi saputo prima che mia mamma era in ospedale, l'avrei vista in vita! Abbiamo anche telefonato in quell'ospedale dove era ricoverata, ma ci hanno detto che non si trovava lì. Mi auguro che si possa fare qualcosa per migliorare la comunicazione in questi casi, per tutti quelli che si trovano come mi sono trovato io, a dover rincorrere notizie che non sapevo nemmeno quali fossero. Non è giusto. Ma se non fossi arrivato, quando me lo avrebbero detto di mia mamma, chi?”.

Fabio ora si è affidato a un legale del luogo. “A cosa serve l'ambasciata? Mi consola che almeno ho visto mia mamma prima che la mettessero in una bara di zinco, ma non c'è giorno che non pensi al fatto, che se fossi partito prima avrei potuto vederla ancora in vita. Vorrei che quello che è accaduto a me, non accadesse più ad altre persone. Può sembrare banale, ma non lo è il fatto di non riuscire in alcun modo a mettersi più in contatto con un proprio caro, e non essere informato da nessuno di simili tragedie”.

 

 

s.zo.

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