"Ed è di nuovo Natale. Per me sono ormai tanti; mi sto chiedendo se e quanti ne
vedrò ancora. A questo sono arrivato e, come da qualche anno, sono riuscito a confezionarmi il "biglietto" natalizio con una mia fotografia. In sé la foto ha poco di
natalizio. Nella ricerca di una fotografia appropriata, molte di quelle in tema erano
già state usate e, scorrendo le immagini, mi è capitata sotto gli occhi quella che vedete e che mi ha ispirato il commento.
La mia impressione, mi potrete dire se sbaglio, è che il cervello dell' "uomo", e
con "uomo" intendo umanità, oggi sia particolarmente annebbiato, ancor più che
nella fotografia. Non che sia mai stato sgombro da nebbia. Se guardiamo la storia e,
se fosse possibile, la preistoria, non credo che lo si veda molto limpido. Se si legge la Bibbia (sia, come fa qualcuno, prendendola alla lettera oppure interpretandola
come rappresentazione mitica della natura dell'"uomo"), agli albori dell'umanità ci
fu una guerra "civile".
Di quattro che erano, padre, madre e due figli, restarono in tre perché uno dei fratelli uccise l'altro. Perì quindi un quarto dell'umanità; e dire che non c'erano armi da fuoco, bombe, per non dire atomiche. Ultimamente abbiamo sentito parlare di ricorso a ordigni nucleari. Se non si diraderà la nebbia credo che tutto sarà possibile e, se agli albori dell'umanità ne restarono tre quarti, ho ben paura che questa volta sarà ben più di un quarto a sparire.
S'invoca la pace, si prega per la pace eppure ci sono guerre, non so quante, sparse
per il mondo.
M'aveva colpito un passo di Kierkegaard (Aut-aut - Dalle carte di A - 1 Diapsalmata) che voglio riportare. « Accadde in un teatro, che le quinte presero fuoco. Il Buffone uscì per avvisare il pubblico. Credettero che fosse uno scherzo e applaudirono;
egli ripetè l'avviso: la gente esultò ancora di più. Così mi figuro, che il mondo finirà fra l'esultanza generale degli spiritosi, che crederanno che si tratti di uno scherzo.»
Non so se mai questa nebbia si diraderà, da fitta com'è. Tutto sommato son contento
d'esser vecchio. Il mondo, così com'è, non mi piace più . Chissà se i giovani ne vedranno uno migliore, sempre che, "nebbia" permettendo, scampino a una guerra nucleare, non solo, ma anche all'imbarbarimento imperante.
Da tempo scrivo che non ho ancora capito a cosa servano gli auguri (che io sappia,
non hanno mai cambiato qualcosa in meglio) e che l'unica loro utilità è, in occasione
di alcune festività (in particolare Natale) di far sapere, a chi li si manda per iscritto,
che ci si ricorda di lui o di lei. Il mio augurio (o non augurio) serve, appunto, a questo.
Con cordialità".