COSTUME E SOCIETÀ - 05 febbraio 2025, 07:20

Febbraio 2025, una parola sarda al mese: “T” come “TZANDA”

Incipit, “T”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009.

Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella.

TZANDAθandaaθandaθrandatsantsa ‘papavero’ (Papaver rhoeas L.). Questo termine sardo era talmente importante da divenire persino nome muliebre, poi transitato nel cognome TandaTzanda.

Paulis (Nomi Popolari delle Piante in Sardegna 319) intuisce che il fitonimo è prelatino e tiene le distanze dagli accostamenti prodotti dai vari linguisti, compresa la proposta del Pittau (Correnti 1991) di collegare θanda al gr. ánthos ‘fiore’. Tuttavia la prudenza del Paulis è improduttiva perché non conduce ad alcun etimo. Quanto al Pittau, sarebbe stato meglio se avesse rinunciato a cimentarsi con la questione, avendo sbagliato le etimologie di tutti i cognomi della Sardegna.

Thandatzanda, detto in sardo anche θandaaθanda, è fitonimo sardiano con base nell’egizio geroglifico ṭa ‘flame, fire’, ‘garment’ + Ån-t ‘the bringer of the Eye of Horus’. L’Occhio di Horus era il simbolo della prosperità, del potere, della buona salute, e col tempo divenne lo stesso ‘Occhio di Rā’, ‘Occhio del dio Sole’ (non va dimenticato che il dio Sole era l’epifania del Dio dell’Universo).

Pertanto possiamo tradurre thandaThandaTanda come ‘bagliore dell’Occhio di Rā, splendore del Dio dell’Universo’. Si può notare la rara poesia del nome floreale, e lo stesso nome muliebre Thanda fu uno dei più belli generati dalla fantasia dei Sardi.

C.S. Salvatore Dedola, glottologo-semitista, Su Nuraghe