“Una sera ho iniziato a giocare alle roulette assieme ad alcuni amici. Ho vinto e ho offerto la cena a tutti. Una settimana dopo sono tornato da solo, ne ho vinti altri ma da allora è iniziato il mio incubo che è durato quasi 19 anni”.
Inizia così il racconto di Marco (nome fittizio), biellese di mezza età che, per molto tempo, ha convissuto con il “demone” del gioco tanto da voler condividere la sua storia con il nostro quotidiano, così da mettere in guardia dai rischi dalla dipendenza del gioco d'azzardo patologico. “A 28 anni avevo tutto – spiega – Un mio alloggio, un'auto, un buon conto in banca: stavo anche per realizzare il mio progetto di vita, cioè aprire una mia attività, un locale vero e proprio. Alla fine, ho perso tutto: beni materiali, affetti e la mia anima”.
La discesa negli “inferi” avviene un po' per caso, al termine di un'uscita in compagnia di alcuni amici che lo ha fatto diventare un giocatore compulsivo. “Sono come entrato in coma – confida – Inutile dire cosa comporta questo: si diventa un'automa che vive, pensa e lavora solo per trovare i soldi per andare a giocare. Sei solo, non c'è nessuno e non vuoi nessuno in quel mondo. Si sei solo tu e sei contento. Lì non ci sono responsabilità, non c'è speranza o un domani ma solo illusioni”.
Poi la consapevolezza di essere “malati di gioco”. “Uscire dalla ludopatia richiede molto tempo – sottolinea – e da soli non è facile. Per questo ho chiesto aiuto al GAP, Giocatori d'Azzardo Piemonte, e da lì sono partito per rinascere. Ho dovuto cambiare modo di pensare e comportarmi in maniera diversa, oltre a volermi bene e a ritrovare me stesso. La mia esperienza è stata molto dura ma ho capito una cosa: dal gioco non si guarisce mai, puoi controllarlo e col tempo impari a capire cosa puoi fare ma è un male che è dentro di te, ne prendi atto e ci convivi assumendoti le tue responsabilità”.
Come riportato dal GAP, realtà biellese che si occupa di recuperare le persone affette da queste dipendenze, la vicenda di Marco è stato lo spunto per condividere con i lettori alcune delle domande che possono aiutare a stabilire se la persona è soggetta ad un disturbo da gioco d'azzardo patologico: hai mai giocato fino all'ultimo euro o chiesto soldi o venduto qualcosa per farlo? Hai mai sentito rimorso dopo il gioco o difficoltà a dormire per esso? E ancora: hai mai discusso con amici e familiari per questo?
"Queste – spiegano dal GAP – sono solo alcune delle 20 domande utilizzate per capire se un soggetto ha gravi problemi con il gioco d'azzardo patologico. Il primo passo del nostro recupero è guardare onestamente al nostro problema, riconoscerlo e affrontarlo. Senza onestà non possiamo ammettere la nostra impotenza sul gioco. Ricordiamo che collaboriamo attivamente con il SERD di Biella e Cossato, ossia il Servizio per le Dipendenze dell'ASL di Biella. Inoltre, la nostra sede dei gruppi di supporto si trova a Candelo e ogni sabato fornisce assistenza e appoggio a chi ne ha bisogno (per informazioni: 340.8495196, 015.15159453 o sert.cossato@aslbi.piemonte.it)”.