Sottili ma intensi legami uniscono la nostra comunità a quella sarda, tra storia e anedottica: da sant’Eusebio, partito da Cagliari e approdato a Oropa per affidare ai monti biellesi la Madonna nera, ad Alberto Ferrero della Marmora, militare piemontese e naturalista d’inizio Ottocento, studioso della Sardegna, che ora riposa nella cripta della basilica di San Sebastiano a Biella.
A tessere un fil rouge tra Piemonte e Sardegna questa volta ci pensano i castagni.
Venerdì 7 febbraio 2025, il quarto appuntamento del progetto “Chiedilo a un castagno” che, promosso con il contributo del bando “Cultura+” della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, realizzato dall’Associazione Biellese del Castagno, ha dato il benvenuto all’antropologo e ispettore forestale sardo Fiorenzo Caterini. Circondato da due dozzine di intervenuti, che coraggiosamente hanno sfidato il freddo, a inizio pomeriggio, Caterini ha condotto la passeggiata nel bosco voluto dal DocBi e dalla Proloco di Riabella nel 1988 e ha proceduto all’adozione culturale del Parco degli Arbo. Nella sede della Proloco di Riabella, davanti a un vin brulé fumante, si sono intensificati i discorsi, alimentati tra gli altri da Andrea Polidori, presidente dell’Ordine degli Agronomi e dei Forestali di Biella e Vercelli, da Massimo Barbonaglia, dottore forestale dello studio Risorsaterra e da Alfredo Sunder, agronomo vicepresidente dell’Associazione Biellese del Castagno.
Fiorenzo Caterini ha raccontato le suggestioni del bosco appena adottato e ha ricordato che cosa succede se non si ha cura del patrimonio arboreo e se, per scellerata e cieca politica economica, si cancellano i boschi: si favoriscono il degrado ambientale e della vegetazione, il riscaldamento climatico, la trasformazione forzata del paesaggio, dell’economia e della società. Proprio quello che è successo in Sardegna nel corso dell’Ottocento, quando circa quattro quinti dei 500.000 ettari di foreste pressoché inviolate diventarono legname per navi, traversine ferroviarie, carbone. E le foreste lasciarono posto alla macchia mediterranea.
Nella serata di venerdì, Fiorenzo Caterini è stato accolto al Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”, dove ha potuto dialogare tra pari con il presidente del Circolo, Battista Saiu, essendo entrambi antropologi.
L'ospite ha presentato il suo libro più importante, "Colpi di scure e sensi di colpa - Storia del disboscamento della Sardegna dalle origini a oggi". Il libro, dopo 12 anni di ristampe con parecchie migliaia di copie e centinaia di presentazioni, è appena uscito in una nuova edizione e fa il suo debutto proprio a Biella. All'edizione 2025, l'autore ha aggiunto una postfazione che mette in guardia sui nuovi scenari che si vanno prospettando, in Sardegna e ovunque, quando gli interessi economici sono anteposti a quelli ecologici. Ne sono esempio i progetti di parchi eolici e fotovoltaici che rischiano di invadere l'ambiente naturale per produrre energia pulita, senza per altro porsi concretamente in alternativa all'energia fossile.
Rivolgendosi a Mimma Pallavicini, la giornalista che ha coordinato il progetto "Chiedilo a un castagno", Caterini ha detto: "Con questa adozione mi avete caricato di una responsabilità. Sono un sardo di parola: tornerò per controllare che il parco degli arbo di Riabella possa proseguire la sua antica storia di natura e cultura".
A coronare la serata, con un pubblico attento di alcune decine di intervenuti, il rinfresco, su combidu, ha fatto conoscere all'ospite vini piemontesi, assaggi di bagna caoda e bagnetto verde, bocconcini di castagne e lardo, dolci con antiche varietà di mele e di pere biellesi.
Nella narrazione dell'evento rimarrà anche il seguito imprevisto e molto gradito da Caterini: sabato mattina, nel palazzo avito del Piazzo, l'antropologo sardo ha incontrato Francesco degli Alberti Lamarmora, discendente di quell'Alberto Lamarmora, che ebbe un rapporto speciale, scientifico, con la natura della Sardegna e che si oppose strenuamente alla deforestazione. E, prima di ripartire, ancora un'emozione per Fiorenzo Caterini: la statua in marmo di Carrara, "La madre dell'ucciso", opera dello scultore nuorese Francesco Ciusa che, nei primi decenni del Novecento, fece molto parlare e di cui si conoscevano le copie in gesso e quelle in bronzo: da molto tempo, sconosciuta, nel parco della Malpenga a Vigliano Biellese c'era la versione che ora si trova nel Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli, di Pettinengo.
Emozioni partite dai castagni biellesi e approdate al sottile e tenace legame tra Biella e Sardegna.