COSTUME E SOCIETÀ - 14 febbraio 2025, 06:50

La lingua italiana come ponte per l’integrazione: SAI, il corso che apre le porte al futuro VIDEO

Di svariate provenienze, gli iscritti al progetto SAI hanno incredibili storie da raccontare: la dedizione allo studio è massima, così come il desiderio di riscatto. Il sogno che accumuna tutti gli intervistati è sempre lo stesso: imparare l’italiano e trovare un lavoro.

L’italiano come ponte per l’integrazione: SAI, il corso che apre le porte al futuro

Lo studio della lingua italiana come mezzo di integrazione: è questo l’obiettivo che si pone il corso di italiano del progetto SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) Biella e Valle Elvo, gestito dalla Cooperativa Tantintenti.

Obiettivo di SAI è offrire attività di accompagnamento sociale, lavorativo e sanitario per favorire l’autonomia dei beneficiari accolti, garantire interventi di accoglienza integrata. E il corso di lingua italiana rappresenta il primo step fondamentale, per fornire ai rifugiati le competenze linguistiche utili ad inserirsi nella comunità e nel mondo del lavoro.

L’insegnante Silvia Cadoni e gli studenti ci accolgono in quella che è diventata la loro aula presso uno spazio Arci che gli è stato messo a disposizione a Biella, con entusiasmo, orgogliosi di mostrarci i loro progressi nell’apprendimento della lingua. L’ambiente è rilassato e informale, e accoglie gli studenti suddivisi in classi, dove le lezioni sono organizzate in collaborazione con i volontari.

Di svariate provenienze, gli iscritti al progetto SAI hanno incredibili storie da raccontare: la dedizione allo studio è massima, così come il desiderio di riscatto. Il sogno che accumuna tutti gli intervistati è sempre lo stesso: imparare l’italiano e trovare un lavoro. 

Parliamo di numeri:

Nel nostro paese il 10,3% dei lavoratori è straniero, secondo il rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La crisi demografica che colpisce il nostro paese è senza precedenti: secondo l’Istat, la popolazione è destinata a diminuire drasticamente ed entro il 2050 il rapporto tra persone in età lavorativa e non lavorativa passerà da 3:2 a 1:1, con un impatto significativo sul sistema di welfare. E di fronte a una natalità in costante calo – l’Italia è tra i dieci paesi con il tasso di nascite più basso al mondo – è importante impegnarsi per favorire l’inclusione sociale e ridurre le disuguaglianze.

La forza lavoro straniera: una risorsa

Questo scenario apocalittico però, non è inevitabile. Esistono molte misure che possono essere adottate per incrementare il capitale umano, e la migrazione di giovani volenterosi rappresenta una risorsa preziosa per contrastare questa crisi. Incentivare il lavoro regolare e garantire un sistema equo di accesso ai diritti civili e lavorativi favorirebbe un’integrazione positiva e ridurrebbe i fenomeni di criminalità e sfruttamento a cui è soggetta in maggior numero la componente straniera. 

La sostenibilità del welfare infatti poggia anche sulle risorse fornite dalla forza lavoro straniera: nel settore sanitario, ad esempio, gli stranieri rappresentano solo l’1,8% tra gli over 65, che sono invece i principali beneficiari della spesa sanitaria; evitando la chiusura di scuole e la riduzione del personale in diversi settori pubblici, le risorse incidono positivamente anche sulla previdenza sociale italiana. 

La migrazione, quindi, non è solo una realtà inevitabile, ma una potenziale risorsa per garantire la sostenibilità economica e sociale del paese. Attraverso politiche di integrazione mirate e di inclusione sociale, è possibile trasformare questo fenomeno in un’opportunità per tutti: l'insegnamento della lingua rimane il primo passo per creare una comunicazione efficace e abbattere i muri della diffidenza. Anche se è utile, che per una migliore integrazione nella società di queste persone, da parte loro ci sia un importante rispetto delle regole, talvolta molto diverse da quelle del loro paese di origine. 

Maria Camilla Toffetti