Salute del corpo e della mente sono intrecciate fra di loro. Sette atleti biellesi lo hanno testimoniato agli scout e alle guide di Trivero e di Biella, oltre un centinaio di ragazzi e ragazze, compresi nella fascia di età fra i dodici e i quindici anni. Domenica 9 marzo scorso, atleti e scout si sono trovati al Ricetto di Candelo, dove hanno ascoltato le storie degli sportivi che hanno accettato l’invito dei capi dell’AGESCI.
Diverse le età e le discipline praticate. Fra loro: l’olimpionica Elisabetta Perrone, argento ai giochi olimpici di Atlanta del 1996; il cestista Simone Cotani, titolare nella nazionale di pallacanestro di serie A dal 1999 al 2004; lo schermidore Federico Magni, già numero due nel ranking nazionale under 17, poi bronzo alla prova di coppa del mondo (Budapest, 2023), oggi coordinatore di sezione presso la società sportiva Pietro Micca. E ancora: i ciclisti Camilla Marzanati, settima classificata ai mondiali di Tel-Aviv del 2022 nel ciclismo su pista e Mattia Predomo, campione europeo di ciclismo su pista under 23 nello scorso 2024 e già campione del mondo junior ai mondiali di Tel-Aviv del 2022. Hanno risposto alla chiamata degli scout anche il rugbista Giacomo Foglio Bonda, votato miglior giocatore dell’anno 2023 per la squadra di serie A1 del Biella Rugby, dove continua a giocare, e il ginnasta Francesco Prato, in serie A2 nella squadra maschile di ginnastica artistica nel 2016; Francesco ha da poco smesso di gareggiare, ma non di allenarsi.
«La vita dello sportivo è fatta di tante privazioni – ha detto Simone Cotani a una platea attenta – ma vengono ripagate. Il talento gioca solo una piccola parte nella carriera di uno sportivo– ha poi aggiunto – la costanza e la determinazione fanno la differenza».
Camilla Marzanati racconta le difficoltà che ha incontrato nel praticare uno sport poco diffuso tra le donne: «Per gli allenamenti, ho dovuto spostarmi prima a Torino, poi a Milano e, infine, a Bergamo, perché ci sono poche squadre femminili ad alto livello – ha detto – senza contare le differenze fra ciclismo maschile e femminile nell’attribuzione dei premi: il ciclismo femminile è davvero poco remunerativo!». Così, dopo l’esperienza ai campionati mondiali di Tel-Aviv, Camilla ha deciso di lasciare l’agonismo per dedicarsi alla formazione lavorativa. Sempre in ambito sportivo, però.
Una vocazione sportiva precoce e dal sapore della fiaba quella di Mattia Predomo: «Avevo quattro anni quando, con il mio nonno, ho scoperto la bicicletta – ha raccontato – mi sono letteralmente innamorato di quelle due ruote, ma ho dovuto aspettare per poter iniziare a praticare il ciclismo; prima dei sei anni non c’era nessuna società disposta ad accogliermi: ero troppo piccolo!». Ora Mattia, classe 2004, è diventato grande, è entrato nell’esercito ed è un professionista.
Sette atleti per sette incontri. Per il tempo dedicato ai giovani e alle ragazze: sette volte grazie.