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Calcio | 27 marzo 2025, 18:00

Alberto Gilardino, il campione del mondo 2006 incontra gli studenti dell’Itis

A catalizzare l’attenzione degli allievi del Liceo Sportivo non è soltanto l’ex atleta ma anche la sua figura da allenatore.

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Alberto Gilardino, il campione del mondo 2006 incontra gli studenti dell’Itis

Nella mattinata del 27 marzo l’Itis “Q. Sella” ha ospitato l’intervento di un relatore d’eccezione: Alberto Gilardino, il biellese campione del mondo con la Nazionale di calcio ai Mondiali 2006.

Destinatari dell’incontro, gli allievi dell’intero corso di Liceo Scientifico Sportivo, che per un’ora hanno assistito in religioso silenzio alla narrazione che Alberto ha fatto della propria vicenda sportiva, dai primi calci tirati per gioco ad un pallone alla separazione dalla famiglia, giovanissimo, per giocare a Piacenza, dove esordisce in serie A all’età di 17 anni. E poi grandi squadre come il Milan, la Fiorentina o il Genoa e, ovviamente, la Nazionale italiana campione del mondo.

“Sono nato in un giorno speciale” – ha esordito Alberto – “destinato a rimanere scolpito nella memoria collettiva del Paese: il 5 luglio 1982, quando la Nazionale italiana eliminò per 3 a 2 il Brasile di Zico e di Cerezo, aprendosi la strada per la conquista del terzo titolo mondiale. Il destino ha poi voluto che facessi parte della squadra che quel titolo ha riportato in Italia ventiquattro anni dopo”.

A catalizzare l’attenzione degli allievi del Liceo Sportivo non è soltanto l’ex atleta ma anche il Gilardino allenatore: con il carisma proprio del mister, Alberto ha infatti illustrato le dinamiche che caratterizzano le squadre professionistiche e le tante sfide da affrontare nella gestione quotidiana delle stesse: “Guidare una squadra – ha continuato Gilardino – non è mai impresa banale, perché richiede doti, oltre che tecniche, di psicologo e di motivatore. Certamente mi ha aiutato il fatto di essere stato un calciatore: questo mi permettere tante volte di capire e di risolvere con anticipo varie situazioni. E poi occorre studiare. Tenete presente che un allenatore di serie A deve saper gestire, oltre ai giocatori, anche il proprio staff (una dozzina di persone) e lo staff medico; e poi vi sono i rapporti con la stampa. Insomma, questo è un mestiere che richiede di avere una visione delle cose a 360°, tendendo sempre presente che una delle chiavi del successo della gestione di un gruppo passa per un punto determinante: la capacità di dialogo.”

Ad un atleta dal suo palmares (tra i vari titoli, una Champions League, una Supercoppa europea e un Mondiale per Club) gli studenti hanno poi chiesto quale fosse la ricetta seguita per raggiungere tali traguardi: “Una ricetta semplice” – ha risposto Alberto – “anche se impegnativa. Innanzitutto mettere passione nelle cose, tanto impegno, stare alle regole e sempre, sottolineo sempre, rispetto per gli altri, a cominciare dai compagni di squadra. A questo filosofia mi sono sempre attenuto sin dalle prime esperienze calcistiche. Ognuno di noi ha un talento da spendere, e per questo mi rivolgo a voi giovani con una raccomandazione: credete sempre nei vostri sogni e investite in voi stessi, perché ognuno di noi ha qualcosa da dare. Non scoraggiatevi ai primi insuccessi, ma insistete; impegnatevi, rispettate le regole e non mollate: è così che io sono diventato l’Alberto Gilardino che conoscete.”

Innumerevoli, naturalmente, i vari aneddoti che, su sollecitazione dei ragazzi, Gilardino ha citato ripercorrendo la propria carriera, il più curioso dei quali ha riguardato proprio il mondiale vinto con la Nazionale di Lippi: “Eravamo in albergo – ha raccontato Alberto – alla vigilia della finale. Nel giardino vi era un laghetto popolato da alcuni pesci. Ad un certo punto Lippi ci fece una promessa: in caso di vittoria si sarebbe tuffato nello stagno e avrebbe catturato uno di quei pesci. Vincemmo, e Lippi dovette onorare la scommessa: si gettò in acqua e, incredibilmente, riemerse con un bel pesce infilzato in una forchetta. Immaginatevi la nostra reazione, restammo senza parole. Solo dopo, da buon toscano, ci spiegò l’arcano: si era messo d’accordo con il cuoco dell’albergo, che per l’occasione gli aveva fornito un bel pesce destinato alla cucina. Confesso che per un attimo ci eravamo cascati tutti, me compreso”.

Alla fine, tra selfie e autografi, Alberto si è congedato dai ragazzi: “Sono davvero felice – ha concluso – di essere stato tra voi e dell’attenzione che avete prestato durante l’incontro. La vita professionale mi ha portato a vivere lontano da Biella, dove però vengo sempre volentieri; nel Biellese vivono ancora i miei genitori e molti amici e, quando posso, torno a trovarli. E, a proposito di amici, lasciatemi ricordare due persone che mi sono particolarmente care: Luca Prina e Massimo Varini, oggi, rispettivamente, allenatore e ds della Biellese. Con loro ho avuto modo di lavorare nel corso della mia carriera e so qual è il loro valore: se la Biellese è tornata in serie D, gran parte del merito è loro. A questi due amici, e alla Biellese, un grande in bocca al lupo”. E ad Alberto Gilardino, per la disponibilità e per l’alto valore educativo del suo intervento, un sentitissimo grazie da parte dell’Itis.

c. s. Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne Itis

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