/ Music Cafè

Music Cafè | 30 marzo 2025, 08:00

Riascoltati per voi: Alice in Chains - Alice in Chains (1995)

Riascoltati per voi: Alice in Chains - Alice in Chains (1995)

Riascoltati per voi: Alice in Chains - Alice in Chains (1995)


Benvenuti in questo tredicesimo appuntamento con la rubrica “Riascoltati per voi”. Questa settimana il nostro viaggio musicale prende una piega particolare, perché non sarò io a guidare, ma un lettore della rubrica. È stato lui a suggerirmi di riascoltare un album che, a suo dire, meritava una riscoperta più approfondita: “Alice in Chains”, il disco omonimo della band di Seattle, uscito nel 1995. E come dargli torto? Questo lavoro rappresenta un momento unico nella storia del gruppo e della scena grunge in generale.



Quando si parla dell’album omonimo degli Alice in Chains, non si può non pensare a quel mix tra grunge, metal e oscurità esistenziale che ha sempre contraddistinto il loro sound. Questo album cupo e profondo, il terzo della loro discografia, ne è la quintessenza. Il disco trasmette una sensazione di malessere palpabile, un dolore che si insinua in ogni nota.


Qui non è presente quell’energia diretta di che si può trovare in “Dirt” o quella furia esplosiva di “Facelift”, questo non è un album facile, sono convinto che tutti mi darete ragione. Sicuramente non è uno di quei dischi da mettere come sottofondo mentre si fa altro. Richiede una particolare attenzione durante l’ascolto, un totale coinvolgimento ed una certa empatia. Ma in cambio, regala un vero e proprio viaggio emotivo.


Il disco si apre con "Grind", brano che con il suo riff ossessivo e la voce sofferta di Staley, ci regala una bellissima esperienza d’ascolto. Per non parlare di brani come "Heaven Beside You" e "Over Now”, essi infatti mostrano il lato più melodico e riflessivo della band, mentre pezzi come "Again" e "Sludge Factory" ci riportano subito alla durezza del loro sound originario. Però, in tutti i sessantacinque minuti, c’è sempre quella sensazione di malinconia, di rassegnazione che permea in ogni traccia.


Riascoltarlo oggi, dopo trent'anni, fa venire i brividi, soprattutto perché sapere che Layne Staley ci avrebbe lasciati solo qualche anno dopo l'uscita del disco, credo aggiunga un peso ulteriore a queste canzoni. La sua voce, così intensa e fragile allo stesso tempo, sembra quasi una premonizione della sua dipartita. Questo album è un'opera d'arte straordinaria ed è per questo motivo che merita di essere riascoltato con il rispetto e l'attenzione che gli si deve.


Quindi, se non lo avete mai ascoltato o se è da troppo tempo che non ci tornate sopra (come il sottoscritto), vi consiglio di prendervi un'ora per immergervi in nelle note di quest’album omonimo degli Alice in Chains. Magari, come è successo a me grazie al suggerimento di un lettore, scoprirete nuove sfumature, nuovi dettagli che vi erano sfuggiti durante gli ascolti precedenti. Buon ascolto!


I miei brani preferiti sono: “Grind”; "Sludge Factory”; "Heaven Beside You”; “Again”; “Shame in You” e "Over Now”; “Again".


Voto: 8,5


Tracce:

1) Grind – 4:45

2) Brush Away – 3:22

3) Sludge Factory – 7:12

4) Heaven Beside You – 5:28

5) Head Creeps – 6:28

6) Again – 4:05

7) Shame in You – 5:36

8) God Am – 4:08

9) So Close – 2:46

10) Nothin' Song – 5:40

11) Frogs – 8:18

12) Over Now – 7:04

Durata: 65 minuti.


Formazione:

Layne Staley (voce, chitarra ritmica); Jerry Cantrell (chitarra solista); Mike Inez (basso) e Sean Kinney (batteria).




Mi piacerebbe davvero conoscere le vostre impressioni! Condividete con me i vostri pensieri non solo su questo album omonimo degli Alice in Chains ma anche sull'impatto che la loro musica ha avuto sulle vostre vite. Ogni opinione è un pezzo in più di questa grande storia musicale che ci unisce.


Alla prossima tappa del nostro viaggio musicale!

Andrea Battagin

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore