Piazzali e magazzini si riempiono senza sosta, ma nessuno passa a ritirare gli pneumatici usati. È questo il quadro che descrive Omar Bergo, titolare della storica attività Bergo Pneumatici a Biella, che da mesi attende – come altri colleghi – il passaggio del consorzio incaricato dello smaltimento dei PFU (Pneumatici Fuori Uso).
La situazione, già critica da tempo, rischia di aggravarsi in vista dell’imminente stagione del cambio estivo che, a giudicare dalle stime dell’attività, potrebbe raddoppiare l’attuale volume in pochi giorni.
“Fortunatamente il piazzale è privato – continua Bergo – ma è ormai occupato per metà. Non ho più parcheggi per i clienti, e con le piogge gli pneumatici diventeranno ricettacolo di zanzare. Chi non possiede un’area estesa non avrà più spazio per stoccare le gomme.
Il problema nasce dal fatto che, nonostante i cittadini paghino lo smaltimento al momento dell’acquisto – come avviene per altri beni come elettrodomestici e batterie – il servizio di raccolta non avvenga con regolarità. Da gennaio, presso l’officina Bergo, è stato effettuato un solo ritiro, nonostante i solleciti dei titolari.
Un tempo la gestione era affidata a enti privati che intervenivano rapidamente su richiesta. Oggi, con la centralizzazione a livello nazionale, i tempi si sono allungati e spesso le richieste di intervento restano senza risposta: “L’ecotassa viene versata in via anticipata: quando un utente acquista pneumatici nuovi, nel prezzo è già compreso il contributo per lo smaltimento. Le gomme piccole costano 2,50 euro più IVA, quelle dei mezzi pesanti arrivano oltre i 10 euro. Un’azienda media, che gestisce dalle 10.000 alle 15.000 gomme l’anno, versa decine di migliaia di euro”.
Un problema concreto e quotidiano che esula dalla questione burocratica. Le gomme fuori uso che si accumulano nei piazzali delle officine non sono un fastidio passeggero, ma un segno tangibile di un sistema che, almeno per ora, non sembra funzionare: “Chi lavora ogni giorno con questi materiali - come evidenzia Bergo - ha le mani legate. Il container dedicato è oggi sepolto sotto un cumulo di gomme, sufficienti a riempirlo per 5 o 6 volte. Ci viene chiesto di rispettare specifiche esigenze di smaltimento, ma senza il supporto delle istituzioni non ci resta che accumularli... Impossibili risultano i lavori di manutenzione dell'immobile che avevamo in programma, in quanto l'ingombro non ci permette di gestire i nostri stessi spazi".