Il 21 maggio 2024 è stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge n. 1887, a firma dell’on. Paola Maria Chiesa, che propone modifiche all’articolo 15 e l’introduzione dell’articolo 15-bis nel Codice dell’ordinamento militare. Una proposta che, dietro il pretesto di garantire la “sicurezza nazionale”, potrebbe indebolire in modo drammatico la protezione delle aree naturali italiane.
Tra le modifiche, la più preoccupante è che le norme ambientali regionali si applicheranno alle aree militari solo se compatibili con le esigenze delle Forze Armate. In pratica, se lo Stato decide che un’area debba servire a fini militari, le tutele ambientali locali possono essere ignorate.
Il caso emblematico della Baraggia Biellese
La Baraggia Biellese è una riserva naturale ricca di biodiversità, con praterie e habitat unici nel panorama italiano. Nonostante ciò, quest’area viene già utilizzata come poligono militare. La proposta 1887 potrebbe rimuovere gli ostacoli normativi che attualmente proteggono la Baraggia da un ritorno a usi incompatibili con la sua vocazione ecologica.
Sarebbero quindi vani gli sforzi di questi anni volti alla sua valorizzazione anche in prospettiva turistica.
Ma vi sono altri luoghi a rischio poiché questa norma potrebbe aprire la strada all’uso militare di numerose aree protette sparse sul territorio nazionale. Alcuni esempi:
Parco Naturale Regionale di Porto Conte (Sardegna)
Parco Nazionale del Vesuvio (Campania)
Isola di Capo Rizzuto e l’Area Marina Protetta (Calabria)
Parco Nazionale dell’Alta Murgia (Puglia)
Bosco della Mesola (Emilia-Romagna)
Come coniugare sicurezza con un ambiente sano? Le nostre aree protette sono un baluardo contro i cambiamenti climatici, una fonte di biodiversità e un patrimonio identitario.
Con la proposta 1887, si rischia di creare una corsia preferenziale per trasformare zone naturali in poligoni o basi, senza alcuna possibilità di intervento da parte delle istituzioni locali o degli enti preposti alla tutela ambientale.
Non dimentichiamo anche che La proposta di legge 1887 rischia di entrare in conflitto con le direttive europee 92/43/CEE (Habitat) e 2009/147/CE (Uccelli), che impongono la tutela rigorosa degli habitat naturali e delle specie protette in tutta Europa.
Consentire attività militari in aree protette senza le dovute valutazioni ambientali significherebbe violare obblighi comunitari vincolanti. L’Italia, in tal caso, potrebbe essere soggetta a procedure d’infrazione e pesanti sanzioni economiche da parte della Commissione Europea, oltre a compromettere la propria credibilità ambientale a livello internazionale.
Difendere il territorio è una responsabilità collettiva.
L’approvazione di questa proposta rappresenterebbe un pericoloso precedente. Serve una reazione compatta da parte dei comuni e delle regioni, dei cittadini, delle associazioni e dei parlamentari sensibili alla causa ambientale. Non possiamo sacrificare il futuro delle nostre riserve, dei nostri parchi e dei nostri ecosistemi in nome di una logica che considera la natura un ostacolo e non una risorsa.