L’infertilità maschile , cioè la ridotta capacità riproduttiva dell’uomo rappresenta una realtà in progressivo aumento. Si parla di infertilità di coppia quando dopo circa un anno di rapporti sessuali non protetti non si ottiene una gravidanza. La componente maschile incide nell’infertilità per il 25% circa, il 25% è riconducibile invece alla donna e per il rimanente 50% le cause sono della coppia in senso lato. Le coppie infertili in Italia sono circa il 15-20 %. Le cause dell’infertilità maschile sono diverse. Alcune patologie urogenitali sono presenti fin dall’adolescenza (varicocele, idrocele, testicolo ritenuto). Un ruolo importante rivestono le infezioni dell’apparato urogenitale, più precisamente prostatiti ed orchiepididimiti, condilomatosi, favorite spesso dal mancato utilizzo del profilattico. Un ruolo rilevante rivestono alcune terapie farmacologiche, stili di vita inappropriati con ricorso a sostanze d’abuso come droghe, anabolizzanti alcool, fumo e anche l’obesità che sia nell’uomo che nella donna correla negativamente con la salute riproduttiva. Un dato certo è che la fertilità del maschio italiano ha subito un progressivo decadimento dagli anni 60 ai nostri giorni. L’esame del liquido seminale mostrava negli anni 60 infatti una concentrazione ed una vitalità degli spermatozoi di gran lunga migliore rispetto a quella odierna. La riduzione della concentrazione spermatozoaria si attesta intorno al 59,3%, contribuendo in modo significativo al calo delle nascite. Il trend di infertilità non è geograficamente omogeneo ma presenta delle differenze di aree nell’ambito di una stessa nazione o addirittura della stessa regione. Uno studio effettuato dal centro di Andrologia dell’Università di Pisa su 10.000 uomini esaminati dal1975 al 1995, età media 29 anni dimostrava una grande variabilità territoriale nazionale legata a molteplici fattori in cui il peggioramento era più significativo nelle aree urbane metropolitane rispetto alle rurali. Esaminando le cause di infertilità legata a patologie dell’apparato urogenitale una delle più frequenti è il varicocele (16,6%) cioè una dilatazione delle vene del funicolo spermatico, di quella struttura che veicola al suo interno arterie, vene e nervi destinati al testicolo. In definitiva trattasi di una varice analogamente a quelle degli arti inferiori. La stasi di sangue a livello scrotale aumenta la temperatura del testicolo e ciò determina la produzione di un numero di spermatozoi ridotto e soprattutto poco mobili,poco vitali , e talora con delle anomalie strutturali. In tal caso lo spermatozoo avrà un percorso difficile talora impossibile, nei genitali femminili dalla vagina fino alla tuba ove avviene la fecondazione. Questa alterazione della fertilità maschile va sotto il nome complesso di oligoastenoteratospermia. Negli ultimi anni specie dopo l’abolizione della leva obbligatoria e della visita correlata l’incidenza di infertilità legata al varicocele è in aumento. Il varicocele è una patologia insidiosa a lento sviluppo, spesso scoperta quando ormai la dilatazione è molto importante e provoca dolore scrotale, avvertita come senso di peso doloroso inguinale e scrotale, in particolare dopo attività fisica e/o una prolungata stazione eretta. In altre circostanze è scoperto in occasione di indagini per infertilità di coppia, in tal caso spesso si nota un’ipotrofia del didimo cioè una diminuzione del suo volume. In questi casi l’intervento chirurgico è consigliato e nel 25-30% dei casi operati si ottiene un concepimento spontaneo entro 9 mesi dalla chirurgia. Altra causa di infertilità sono le infezioni urogenitali che, possono interessare testicolo epdidimo e prostata ( 9%).Le infezioni descritte stanno aumentando per la tendenza specie nei giovani a rapporti sessuali non protetti. Il rischio è quello di contrarre infezioni oltre che da germi comuni anche da patogeni come la Clamidia, Ureaplasma , gonococco, HPV ( papilloma virus) oltre le malattie a trasmissione sessuale classiche ( MST) che se non riconosciute, o trattate scorrettamente hanno ripercussioni sfavorevoli sul qualità del seme maschile. In particolare le infezioni da HPV nella donna correlano specie alcuni ceppi antigenici, con la neoplasia della cervice uterina, nel maschio con la neoplasia del glande e con infertilità poiché è possibile la localizzazione nel liquido seminale e sulla superficie dello stesso spermatozoo. Alcuni casi di infertilità maschile sconosciuta cosiddetta idiopatica correlano con infezione del liquido seminale da HPV. Molti ricercatori sostengono infatti il ricorso alla vaccinazione da HPV anche nell’uomo oltre che nella donna. Il criptorchidismo , la mancata discesa del testicolo nello scroto, evidente fin dai primi anni di vita , va trattato rapidamente per il rischio accentuato di neoplasia e per l’infertilità che ne consegue. Le anomalie del sistema cromosomico incidono nella infertilità per meno dell’uno per cento. ( S.Klinefelter) sono molto rare ma vanno ricercate in casi sospetti,il soggetto che ne risulta affetto presente un’ipotrofia testicolare bilaterale una ridottissima concentrazione di testosterone, la diagnosi è clinica laboratoristica e genetica attraverso la valutazione della mappa cromosomica che mostra in tal caso un cromosoma sessuale in più del tipo 47XXY. I traumi genitali se non trattati precocemente possono esitare in infertilità. Molti farmaci , soprattutto i chemioterapici sono dannosi per la fertilità. Pertanto nei pazienti giovani candidati a chemioterapia per leucemie, linfomi o altre neoplasie è consigliato assolutamente il deposito del liquido seminale presso banca del seme. Alcuni stili di vita sono a rischio per la fertilità. L’uso di sostanze dopanti, tutte le tipologie di droghe leggere, cannabinoidi o pesanti ,eroina , cocaina,determinano infertilità perché agiscono su un delicato sistema endocrino che e’ l’asse ipotalamo –ipofisi- testicolo, attraverso una diminuita produzione di testosterone ed FSH cioè l’ormone prodotto dall‘ipofisi che regola la produzione di spermatozoi ( spermatogenesi). Nel testicolo sono stati recentemente individuati dei recettori per i cannabinoidi ( CB1-CB2) con risultato di una maggiore incidenza di cancro del testicolo in coloro che fanno ricorso a tali sostanze. Sono molti i giovani e meno giovani che , frequentatori abituali di palestre per ottenere un fisico “ mesomorfo” fanno ricorso ad anabolizzanti , testosterone o suoi derivati che, ad alte dosi sopprimono la produzione di testosterone endogeno cioè quello prodotto dal testicolo e provocano danni talori irreversibili sul testicolo con compromissione della fertilità. Accanto a questi comportamenti a rischio ne esistono altri che, tutti i giorni minacciano la salute riproduttiva maschile. Prendiamo in esame i rischi derivanti da una scorretta alimentazione e talora l’obesità che ne consegue. Nell’uomo l’obesità provoca un aumento del livello circolante di estrogeni in quanto il testosterone è convertito in estrogeni ad opera di un’enzima, l’aromatasi presente nel tessuto adiposo. Inoltre l’obesità correla con la sindrome metabolica, una condizione associata a dislipidemia, diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari, nonché problematiche urologiche, come i disturbi ostruttivi ed irritativi del basso apparato urinario ( LUTS) e la disfunzione erettile. Alcuni alimenti possono determinare un aumento dei radicali liberi dell’ossigeno cosiddetti ROS con, il risultato di un precoce invecchiamento cellulare. La dieta pertanto dovrebbe essere povera di zuccheri raffinati o semplici, grassi saturi,proteine di origine animale, privilegiando frutta che contiene zuccheri complessi e verdura , proteine vegetali cioè legumi, grassi insaturi contenuti in olio di oliva e yogurt. Si tratta di micronutrienti che antagonizzzano l’insorgenza di radicali liberi dell’ossigeno con effetto antiossidante. Una dieta appropriata è quella ricca di nutrienti come quelli sopra descritti e anche di vitamine del gruppo A,E,C,D, folati , elettroliti, sodio, potassio magnesio, zinco necessari ad implementare il potere antiossidante cellulare. Il vino rosso è una bevanda che contiene polifenoli in particolare il revseratrolo che risulta un potente antiossidante con effetto antInfiammatorio, antiaggregante neuroprotettiva. In definitiva anche il liquido seminale risente molto della dieta adottata. Molto del tempo di ciascuno di noi è trascorso in ambiente lavorativo. Esiste un impatto dell’esposizione lavorativa sulla fertilità. Circa il trenta per cento della propria vita una persona la trascorre in ambiente lavorativo. È un tempo paragonabile alla visione della versione completa di 700 edizioni della champion’s leaugue. A parte questo parallelismo calcistico suggestivo, sono molte le esposizioni ambientali che possono interagire sulla fertilità maschile. Le radiazioni ionizzanti a cui sono esposti molti lavoratori, tipo personale sanitario, quello delle centrali nucleari, in dosi superiori a quelle soglia determinano una riduzione drastica del numero della motilita e della forma degli spermatozoi. Analogo effetto possono provocare le onde elettromagnetiche ed i pesticidi. Altri elementi che possono determinare danno sulla fertilità sono il piombo inorganico, cadmio, il manganese, il mercurio. Gli spermatozoi sono elementi molto sensibili, agli stress endogeni ed esogeni perché dalla pubertà in poi subiscono continue replicazioni con più possibilità di mutazioni e danno sulla spermatogenesi. Questi inquinanti ambientali possono determinare inoltre delle alterazioni epigenetiche trasmesse allo spermatozoo ed all’ovulo nel preconcepimento con una maggiore abortività e la possibilità di sviluppare in caso di gravidanza neoplasie già fin dai primi anni di vita. In definitiva il liquido seminale è un marker sensibile e precoce di salute ambientale e non solo riproduttiva. In tale prospettiva l’andrologia rappresenta, attraverso l’analisi del liquido seminale, un’antenna epidemiologica,o meglio un sistema organo funzionale sentinella, specialmente nei territori a rischio di inquinamento ambientale. L’apparato riproduttivo maschile è molto vulnerabile alle influenze provenienti dall’ambiente in particolare in alcune fasi dello sviluppo biologico dalla fase intrauterina all’infanzia, alla pubertà ed all’adolescenza. Si tratta di momenti molto delicati in cui si assiste a mutamenti biologico , ormonali immunitari, cioè delle porte espositive in cui si possono inserire noxae patogene che rappresentano un danno alla salute riproduttiva maschile. Pertanto tutelare la fertilità non significa solo promuovere la salute riproduttiva, ma prevenire molte della patologie croniche degenerative dell’adulto proprio in relazione agli effetti sulle generazioni dell’inquinamento trasmissibili per via epigenetica attraverso la linea germinale del testicolo. Uno stile di vita sano previene l’invecchiamento precoce, molte patologie e preserva la fertilità maschile.