CRONACA - 04 ottobre 2023, 16:00

Delitto Chiavazza, interrogati i 4 indagati per omicidio: “Non abbiamo ucciso Gabriele”

Solo l'esito dell'autopsia, in programma per domani, potrà fare piena luce sulla vicenda, cioè stabilire i tempi e i modi del decesso e confermare, o meno, l'attendibilità delle versioni fornite dagli indagati.

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Delitto Chiavazza, interrogati i 4 indagati per omicidio: “Non abbiamo ucciso Gabriele”

“Non abbiamo ucciso Gabriele”. È quanto avrebbero negato con forza i quattro indagati, accusati dell'omicidio di Gabriele Maffeo, il cui corpo senza vita è stato trovato nella serata di sabato in un cassonetto, in via Coppa, a Chiavazza.

Il gruppo – formato da Giuseppe Bonura di 42 anni, Simone Perra di 24 (assistiti dall'avvocato Marco Romanello), Marina Coda Zabetta di 34 e Alessandro Solina di 32 (assistiti dall'avvocato Cristian Conz) – è comparso ieri davanti al giudice per l'udienza di convalida e ha fornito la loro versione dei fatti. Come ribadito dai loro legali, tutti gli indagati hanno negato con assoluta fermezza l'accusa di omicidio volontario in concorso.

Inoltre, stando al loro racconto, fornito davanti al magistrato, non avrebbero avuto alcuna lite, o discussione, con la vittima, giunta a casa del Bonura per una serata in compagnia nella serata di giovedì. “Qui Gabriele – stando al loro racconto - si sarebbe sentito male, forse a causa della droga assunta, e il venerdì mattina l'abbiamo ritrovato senza vita”. A questo punto, si sarebbe scatenato il panico e si sarebbe pensato di allontanare i sospetti da quella casa, anche perchè il Bonura, sottoposto alla sorveglianza speciale, avrebbe temuto di finire dietro le sbarre per la violazione della disposizione, se fosse stato scoperto il cadavere del 33enne in casa propria.

Così, sarebbe maturata la decisione di spostare il corpo, portarlo in un parco e lasciarlo sopra ad un panchina, proprio per non essere collegati al suo decesso. Per tutto il venerdì gli indagati avrebbero tentato di recupere una macchina per lo spostamento ma i tentativi sarebbero stati vani. Poi avrebbero optato per il cassonetto dei rifiuti come “carrello” fino al parco. Si arriva a sabato e il corpo viene lasciato dentro il bidone, “in attesa – raccontano - che faccia notte per poi trasportarlo fino al parco” dove non è mai arrivato. Alcuni residenti, infatti, li avrebbero notati e segnalati alle forze di Polizia. Questo è quanto avrebbero dichiarato in linea di massima i 4 biellesi, in stato di fermo giudiziario.

Gli stessi avrebbero fornito anche una loro spiegazione circa le ecchimosi trovate sul corpo del 33enne: nessuno l'avrebbe colpito ma sarebbero comparse dopo la morte, durante lo spostamento - stando alla loro versione – della salma, adagiata su una carriola, fino al cassonetto.

Ora solo l'esito finale dell'autopsia, in programma per domani, potrà fare piena luce sulla vicenda, cioè stabilire i tempi e i modi del decesso e confermare, o meno, l'attendibilità delle versioni fornite dagli indagati.

g. c.

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