Copertina - 01 marzo 2024, 00:00

Carlo Piacenza "Quattro secoli di storia sono la nostra forza imprenditoriale"

"Ricordo con affetto l’impegno di mio nonno che ha chiesto di mantenere saldo l’anello di congiunzione fra generazioni. Per noi è stato importante mantenere biellese il Lanificio Cerruti"

Carlo Piacenza "Quattro secoli di storia sono la nostra forza imprenditoriale"

Carlo Piacenza "Quattro secoli di storia sono la nostra forza imprenditoriale"

Il tessile è la carta d’identità del nostro territorio, rappresenta la storia, le tradizioni e l’operosità di gente che sa lavorare mettendosi alla prova per raggiungere l’eccellenza ed è disposta a fare migliaia di chilometri per raggiungerla. Ne è sicuramente un testimone Carlo Piacenza, un nome importante, frutto di un impegno e una tradizione che si perde nella notte dei tempi. Carlo Piacenza risponde per la nostra intervista dall’altro capo del mondo, in Perù, perché per lui il viaggio, come gli hanno insegnato i suoi avi, è una parte fondante dell’impresa; viaggiare per conoscere, conoscere per scegliere le materie prime migliori.

La data fondativa del marchio Piacenza risale al 1733, annata decisiva per la rivoluzione industriale europea con l’invenzione della spoletta volante ad opera dell’inglese John Kay ma Carlo Piacenza ci tiene a sottolineare le origini ben più antiche della famiglia.

“Si, il marchio è del 1733 ma in realtà noi siamo presenti fin dal 1623, quattro secoli in cui la nostra famiglia ha lavorato a contatto con il tessile tramandando tradizione e lavoro da una generazione all’altra. Possiamo dire che è questo il segreto della nostra longevità, l’anello che mantiene salda la congiunzione delle generazioni, il testamento che mio nonno, mi ricordo, ci lasciò. Abbiamo passato momenti anche di grande difficoltà, come ad esempio la grande crisi del 1929; avevamo un'azienda con oltre mille dipendenti, in via Bologna a Torino, che abbiamo dovuto chiudere, ma quello era un periodo di estrema difficoltà per tutti.

La passione che ogni esponente della nostra famiglia ha messo nel lavoro è stata quella che ci ha permesso di tenere la barra dritta della nostra tradizione e che ci ha fatto guadagnare credibilità tra gli Henokiens, l’associazione nelle cui fila può militare chi ha una storia aziendale famigliare superiore ai due secoli, e noi ne abbiamo il doppio".

Il viaggio è una parte fondamentale della sua vita, un imprenditore che si mette in gioco per conoscere il prodotto e anche per affinarlo: la possiamo quasi considerare un Marco Polo del tessile ?

(ride ndr) "Paragone un po’ eccessivo ma di sicuro viaggiare per conoscere meglio i prodotti è stata la mia formazione aziendale che ho cominciato fin dal 1976. Sei mesi in Australia per apprezzare la qualità della lana, la scoperta del cashmere in Manciuria e in Cina, il mohere in Sudafrica e le lane di alpaca in Perù successivamente. Una vera e propria scuola di eccellenza andando direttamente dal produttore a toccare con mano la qualità di quei prodotti e, di fatto, eliminando passaggi per velocizzare il tutto. Come viaggiatore sono stato testimone e ho avuto modo di vedere i cambiamenti che sono avvenuti in Cina con la crescita di quei territori ma l’amore per il lavoro e la scoperta di quei prodotti è stato impagabile. Se c’è un prodotto che mi fa piacere mettere in evidenza è l’Alpaca Suri, un tessuto soffice e impalpabile, anche più caldo della lana ed è la fibra di un camelide raro che rappresenta solo il 10% della popolazione dell’Alpaca rispetto al ceppo dell’Huacaya. Andare direttamente in Perù voleva dire essere più avanti degli altri produttori e poi grazie allo sviluppo portato avanti dai miei bravissimi disegnatori gli abbiamo fornito una veste bella".

Ma torniamo a Biella, l’attenzione per il territorio è data anche dal fatto che voi avete acquisito il Lanificio Cerruti, si è trattato al di là del business, anche di un atto di amore per il territorio?

"Partiamo da un assunto non c’è una tradizione solo della nostra famiglia nell’azienda ma anche da parte delle maestranze con ruoli che vengono tramandati di padre in figlio, questo lega a doppio filo la nostra azienda con il territorio ed è elemento da sottolineare. Nell’acquisire il marchio Cerruti c’è stata un’enorme soddisfazione, quella di reinterpretare un marchio prestigioso convinti che quel lanificio, se non lo avessimo acquisito noi, avrebbe potuto fare una brutta fine disperdendo un patrimonio di valori e di saperi che è fondamentale per la nostra provincia. Se lo avesse acquisito un'azienda fuori Biella chissà che ne sarebbe stato. Quel marchio può essere rivalutato ed è quello che stiamo facendo".

Sostenibilità non è solo una parola o tema che va per la maggiore ma con il Parco Burcina "Felice Piacenza" voi avete dimostrato di essere avanti

"Oggi forse si parla troppo di sostenibilità, mio trisnonno Giovanni aveva un gran concetto di rispetto della natura; pensiamo alla bellezza della valle dei rododendri a tre chilometri dal centro cittadino di Biella. Penso anche all’atto di amore che lui fece per il territorio alienando quella proprietà affinché diventasse parco e riconosco in questo a mio nonno il concetto di avere avuto un visione a lunghissimo respiro e di aver lasciato una traccia indelebile di sostenibilità al territorio".

Parliamo di Lei: una sua qualità e un difetto?

"Qualità, come abbiamo detto, sicuramente la passione; difetto, la cocciutaggine: quando mi metto in testa qualcosa cerco di realizzarla mettendoci tutto me stesso, cercando di coinvolgere le persone vicine a me e questo, a volte, è stato anche un bene. Penso al lavoro sul Lanificio Cerruti, avevamo trovato una struttura disorientata e da lì siamo partiti per una avventura comune".

Da Presidente dell’Unione Industriale si è battuto parecchio per le infrastrutture che però per essere realizzate anno bisogno di un tempo infinito. Ma le aziende possono aspettare ?

"Se ragionassimo con le tempistiche del pubblico a livello aziendale saremmo tutti chiusi, c’è un po’ di delusione perché ritengo che il nostro territorio abbia delle enormi potenzialità attrattive, sia residenziali che di outdoor, però Biella deve essere messa nelle condizioni di poter essere raggiunta rapidamente. Se dimezzassimo i tempi di percorrenza per arrivare da Milano sarebbe un'ottima notizia".

L’intelligenza artificiale è un sostegno per l’impresa o un pericolo?

"Affascinante e spaventosa al tempo stesso, e come sempre sarà l’uomo a determinarne il successo o l’insuccesso, ma io ho fiducia nell’uomo".

Come festeggerete i tre secoli di operatività?

"Sinceramente non ci ho ancora pensato manca ancora un bel po’ e su questo aspetto non mi piace fare troppa programmazione ma ci tengo a sottolineare che tutto quello che faremo oggi come in futuro sarà animato da una passione che non ci ha mai abbandonato.

Parola di Carlo Piacenza".

Giuseppe Rasolo

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