EVENTI - 20 giugno 2024, 07:00

Festa sarda a Biella, dai moti del 1794 a Saccargia 2024 FOTO

Graziati dalle condizioni meteorologiche, nei giorni 15 e 16 giugno 2024, si è svolta a Biella la XXVII edizione della Festa sarda “Sa Die de sa Sardigna”.

Festa sarda a Biella, dai moti del 1794 a Saccargia 2024.

Festa sarda a Biella, dai moti del 1794 a Saccargia 2024.

La celebrazione rimanda ai “Vespri sardi”, i moti rivoluzionati scaturiti dal rifiuto del Re di Sardegna  Vittorio Amedeo III di accogliere le “cinque domande” rivoltegli dal Parlamento sardo, l’antico Stamento, rappresentato dai suoi tre bracci (Reale, Militare ed Ecclesiastico), affinché venisse concesso ai Sardi l’accesso alle cariche pubbliche civili e militari, da cui erano esclusi. Idealmente, la nostra festa di Biella si collega alle manifestazioni “Giornata del vento” del 15 giugno a Saccargia (Sassari), volte a esprimere l’insofferenza e lo sdegno nei confronti dell’installazione di un enorme numero di pale eoliche sul territorio sardo.

La sera di sabato 15 giugno sono saliti sul palco i musicisti: al centro, la gigantografia, di Fabrizio Bibi Pinna, raffigurante il “Nuraghe Goni” (Sardegna meridionale) - monotorre circolare di nove metri d’altezza, costruita in blocchi di calcare sbozzati e disposti in filari regolari – che sfida lo sfregio delle pale eoliche alte anche oltre 200 metri, conficcate nella nostra Terra accanto a opere architettoniche uniche alla base della storia europea: devastazione di terra e mare; furto di vento; furto di sole, perpetrato dai pannelli fotovoltaici a completare l’opera dei nuovi ìnvasori.

Attuale – purtroppo – la scritta “Barones, sa tirannia, procurade de moderare” (Baroni, cercate di tenere a freno la tirannia), riportata a grandi lettere al centro dell’immagine che faceva da fondale al palco.

La frase è tratta da «Su patriotu sardu a sos feudatarios», inno in 47 strofe (376 versi complessivi) composte nel 1794 dal nobile magistrato di Ozieri, Francesco Ignazio Mannu, adottate nel 2018 quale inno ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna.

La serata è stata affidata al trio “Tribeba” (Alessandro Zolt - Guido Antoniotti - Massimo Losito) per il concerto A sonu de trunfa/al suono della ribeba/al suono dello scacciapensieri”.

Lo strumento fondamentale utilizzato nel concerto è stato la ribeba (o ribèbba a seconda della variante linguistica valsesiana), nome piemontese dello scacciapensieri, trunfa, in sardo.

Agli arrangiamenti dei brani, caratterizzati dal suono di una o più ribebe, utilizzate singolarmente o simultaneamente insieme a voci e strumenti popolari quali flauto diritto, fisarmonica ed altri costruiti con materiali di recupero o ricavati da oggetti di uso quotidiano, si è aggiunto il suono delle launeddas di Maurizio Caria, di Nadia Pala e di Pietro Paolo Piredda, permettendo al pubblico, infreddolito dall’abbassata temperatura, di muovere alcuni passi di danza a ballu tundu, immancabili nelle feste dell’Isola.

Festa in Piazza del Monte, dove, già dal pomeriggio, nonostante qualche goccia di pioggia, erano esposti scacciapensieri sardi e piemontesi, con i fratelli Pietro Paolo e Ignazio Piredda, fabbri artigiani, maestri musicisti provenienti da Dorgali e da Orosei. Strumenti tradizionali che hanno seguito le migrazioni in tutto il mondo, con oltre 1300 nomi diversi, capaci di accompagnare balli e di interagire con altre partiture. Con loro, Luca Boggio, di Crocemosso, giovane artigiano biellese, pellegrino tra gli strumenti, studioso di contrabbasso; suona le percussioni e coltiva la sua passione per la costruzione di piccoli strumenti, flauti traversi in bambù, flauti di Pan, tamburi e molti altri; studia la “ribebba” piemontese con Alessandro Zolt, focalizzandosi su di uno scacciapensieri particolare della Valsesia, dove, ancora all’inizio del Novecento, se ne producevano, esportandoli in tutto il mondo, oltre un milione e mezzo di esemplari all’anno.

Domenica 16 giugno, la festa, salutata dalle salve dei “Fucilieri di Su Nuraghe”, è iniziata sul sagrato della basilica San Sebastiano - Tempio Civico della Città di Biella, intitolato ad Alberto Ferrero della Marmora, senatore del Regno di Sardegna, al quale è dedicata la cima più alta del Gennargentu.

Prima di proseguire all’interno, l’intrattenimento della Banda musicale “Filarmonica di Cossato” in preparazione della “Missa majore “, cantata in sardo dalle “Voci di Su Nuraghe” (dirette da Roberto Perinu, con l’accompagnamento musicale di Valentina Foddanu). Ad accogliere i partecipanti, frate Oscar Malykh, padre guardiano del convento di San Sebastiano con il presidente di “Su Nuraghe”, Battista Saiu, e il nuovo sindaco, Marzio Olivero in fascia tricolore, alla sua prima uscita pubblica.

Ingresso solenne in basilica, sulle note dell’ “Hymnu Sardu Nationale”, popolarmente noto come “Cunservet Deus su Re”, inno sacro ancora in vigore, eseguito dalla Banda musicale di Cossato e cantato delle Voci”, prima dell’inizio della Missa majore.

Presieduta da frate Oscar, in servizio a Biella, dipendente dalla Provincia di San Michele Arcangelo di Zhytomyr (Ucraina), la santa liturgia è iniziata con “su signale de sa santa Rughe”, il segno della Croce in Limba sarda. A decorare la Messa, sardi i canti e i vasi sacri: il prezioso “calice della Sardegna”, con patena sormontata dallo stemma dei Quattro Mori, sbozzo di quello impiegato nelle maggiori solennità a Cagliari nella basilica di Nostra Signora di Bonaria, massima patrona dell’Isola. Il prototipo biellese decorato a corbula, in filigrana d’argento, è rivestito in oro di Furtei. Custodito ed esposto al “Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli” di Pettinengo è stato portato all’offertorio assieme al Nepente, il ”cannonau” di Oliena - apprezzato ovunque, nonché celebrato da Gabriele D'Annunzio – e al pane carasau di Fonni.

Dopo la Messa, la solenne celebrazione si è trasferita presso l’area monumentale di Nuraghe Chervu, con processione partita dal piazzale della pasticceria “Brusa” e l’alzabandiera, a cura del Nucleo biellese dell’Associazione Nazionale Brigata “Sassari”, intitolato al capitano Emilio Lussu. Con loro, le “Guardie dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon” (la più antica Associazione Combattentistica e d'Arma d'Italia), con Renato Conzon, Ispettore Nazionale con delega per l’Italia Settentrionale, con il Maresciallo Antonio Diego Piras, presidente a Biella dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo, e con la rappresentanza della sezione biellese dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, Guardia d'Onore alla Tomba del Fondatore del Corpo, gen. Alessandro La Marmora, presenti Giuliano Lusiani e il presidente provinciale, Claudio Bertagnolio.

A incorniciare il mosaico monumentale formato da lastre provenienti da circa settecento comuni italiani - che recano scolpiti il nome della località e il numero dei Caduti durante la Prima guerra mondiale - le Donne del grano in abiti tradizionali. Nelle loro mani il piatto di sa gratzia, ricolmo di petali di fiori e semi di frumento, per l’antica benedizione seguita dalla rottura del piatto al passaggio del sacerdote che, con l’Acqua Santa, asperge pietre e popolo.

In chiusura, prima della foto ricordo sullo sfondo di Nuraghe Chervu e delle montagne col Santuario di Oropa, le note di “Dimonios”, l’inno della Brigata “Sassari”: saluto e augurio ai fanti sardi che, a breve, partiranno in missione per il Libano.

Per finire, la grande torta con lo stemma sardo, realizzata dal socio pasticcere Giuseppe Nevolo che, con la moglie Cristina e il loro staff, hanno preparato il pranzo della festa.

C.S. Salvatorica Oppes, Su Nuraghe

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