Un azienda a forte trazione familiare, tre fratelli che amano il proprio territorio e portano avanti una tradizione di impresa che è quella che ha saputo valorizzare le nostre valli. Parlare con Maurizio Giletti ci apre le porte con quella che è la tradizione biellese: attenzione, territorio e innovazione.
Nel biellese, ma non solo, la tradizione familiare per fare impresa è un elemento consolidato che certifica anche la qualità del prodotto che viene realizzato. La tradizione e la longevità dell’azienda sono un marchio caratteristico dell’impresa Giletti? Quali sono i valori che si porta dentro ?
Sin da quando il mio bisnonno fondò a Pratrivero nel 1884 il “Lanificio Anselmo Giletti” chiunque della famiglia sia stato a capo dell’azienda, ha trovato nella tradizione le basi per proseguire con profitto l’attività, pur stando al passo con i tempi. Questo è l’unico modo che ci sia affinché un’impresa possa prosperare e così, essere longeva. Quest’anno la Giletti S.p.A. compie 140 anni di vita e sia il mio gemello Emanuele, nostro Amministratore Delegato, che io, abbiamo la profonda convinzione che i nostri clienti e fornitori considerino un plus trattare con un’azienda che fonda le sue radici nel secolo XIX e non sia nata da pochi anni.
Lei è, per studio e competenze di professione, commercialista; quali ritiene siano le leve economiche di cui avrebbe bisogno oggi un’impresa, non dico per prosperare, ma per porsi all’attenzione del mercato ?
Da sempre un imprenditore è attento alle prospettive di mercato e sono queste il motore degli investimenti. Nessuna leva economica può essere sufficiente da sola a spingere ad effettuare un’investimento che non abbia un ritorno economico adeguato. I provvedimenti Industria 4.0 ed ora Industria 5.0, sono fondamentali per aiutare il cambiamento nelle aziende. Ricordo che il nostro Paese è ancora un paese a forte vocazione industriale e solo nel rinnovamento si può pensare di dare continuità all’occupazione che ci permetta un modello di vita impensabile già solo negli anni 50 del ‘900. I grandi sacrifici compiuti dalle generazioni precedenti hanno permesso, fortunatamente di non dover pensare più a come poter sfamare la propria famiglia, ma a cosa fare nelle vacanze. Io penso che per continuare su questa strada ci debba essere una forte coesione fra chi gestisce la politica, gli industriali e i lavoratori. Non possiamo acconsentire che questi sacrifici siano stati vani.
Fare impresa oggi è complicato rispetto al passato: qualche consiglio e suggerimento al legislatore ?
Ogni epoca, è indubbio, ha avuto le sue difficoltà. Attualmente, oltre alla stagione del Covid, dei rincari energetici ecc…, l’industria italiana si trova ad affrontare una concorrenza dei paesi cosiddetti emergenti, che deriva anche dall’utilizzo di mano d’opera a bassissimo costo, quasi impossibile da contrastare. Ricordo tempo fa, un mio amico, già Ministro delle Finanze, che in un convegno, indicando un televisore chiese, chiese agli intervenuti cosa fosse, rispose “un oggetto fatto da schiavi orientali per disoccupati europei”. Non ritengo che la risposta corretta sia, come succedeva nel passato, imporre o aumentare dazi, non è mai servito a molto se non a ritardare lo sviluppo; certamente, almeno nel tessile, verificare che i vari capi importati a pochi euro, abbiano le caratteristiche merceologiche che sono correttamente imposte ai prodotti fabbricati in Europa, è il minimo che si possa chiedere.
In una recente analisi il Financial Times ha stabilito come la nostra regione sia una delle più attrattive d’Europa per il sistema delle imprese questo nonostante infrastrutture non sempre all’altezza, che ne pensa ?
Negli anni passati esisteva una filiera tessile che sta piano piano scomparendo. Certamente è un territorio che ha grandi capacità industriali derivanti dal tessuto, sembra un gioco di parole, non solo imprenditoriale, ma di maestranze capaci e volitive. Tutto questo non è aiutato dalle infrastrutture soprattutto legate alla logistica. Grazie alla pervicacia della classe politica degli anni 70 e 80 siamo rimasti senza autostrade e senza ferrovie efficienti, superbamente isolati nel nostro “Regno Tessile”. Spero che, grazie alle nuove tecnologie certi settori capiscano che stabilirsi nel Biellese sia più proficuo in considerazione anche dei prezzi di case e affitti, rispetto al Milanese, con indubbi vantaggi, anche per la salute, dei dipendenti, come ad esempio ha fatto la MAPFRE – MAWDY Italy che ha lasciato Milano per ricollocare il suo quartier generale a Verrone.
Una delle parole più coniugate anche con il mondo delle imprese è eco-sostenibilità. Qual è il vostro rapporto aziendale con l’ambiente?
Da decine di anni la Giletti spa ha implementato la tecnologia del riciclaggio di stracci e ritagli di tessuto, producendo filati rigenerati che hanno permesso, non solo di riutilizzare materiale che avrebbe prodotto un rifiuto industriale, ma di evitare l’utilizzo di materie prime vergini con salvaguardia dello sfruttamento delle risorse del pianeta.
Il Corriere della Sera ha stabilito, mettendo a confronto alcuni dati, che nella nostra provincia si viva molto bene; è d’accordo con questa analisi?
Per lavoro viaggio molto, soprattutto nelle città principali. Credo che chi viva nel Biellese ed abbia un lavoro, abbia una qualità di vita nettamente superiore a chi abita in città, magari all’apparenza più glamour, quali Roma e Milano, dove fra difficoltà di movimento, costi della vita superiori e aria a dir poco insalubre, vivere non è poi così affascinante come sembrerebbe. Quando mi capita la mattina di percorrere la circonvallazione di Mottalciata e vedo il panorama delle Prealpi Biellesi venire verso di me, provo un senso di bellezza e serenità, sento “sono a casa”.
Parlando di famiglia e di tradizioni, un ricordo di suo padre ?
Se penso a mio padre la prima cosa che mi viene in mente è il suo senso di profonda onestà. La seconda, la sua capacità ad aver allevato noi tre fratelli Maurizio, Emanuele e Massimo per diventare uomini in grado di affrontare la vita facendo fronte ai successi come agli insuccessi e senza mai tradire i nostri principi.
Parliamo invece della sua esperienza. Com’è entrato nel mondo aziendale della sua famiglia ? Ci racconta un aneddoto?
Oggi giorno, non so se dire per fortuna, non sarebbe più possibile, ma a quell’epoca si poteva. Appena finito l’esame di quinta elementare, che diedi alla Scuola Comunale di Ponzone, mio padre, per farci capire anche il valore delle cose, mandò me e il mio gemello Emanuele per quattro ore, dalle 8,00 alle 12,00, in fabbrica ogni mattina per tutto il mese di giugno a cernere gli stracci, ovvero dovevamo separare i vari colori degli stracci che componevano una balla. Ebbene se magari dopo 2 ore di lavoro mi sedevo per riposarmi, il più delle volte appariva il papà che pensava che io fossi uno scansafatiche e lavorasse solo mio fratello. Non è mai successo il contrario e se ben ricordo, Emanuele era più seduto di me, ma si sa la sfortuna…
Come vede il futuro della sua azienda e del territorio biellese ?
Credo, e non solo per le aziende biellesi, che il futuro sia nell’aggregazione delle varie imprese; siamo troppo piccoli per sopravvivere in un mercato globale. La ricerca per innovare richiede molto capitale che il singolo non è in grado di avere od ottenere.
La tecnologia e l’A.I. saranno sempre più invasive anche nel sistema delle imprese oppure la creatività dell’uomo sarà in grado di vincere questa partita ?
Ritengo che la creatività dell’uomo, utilizzando nel modo corretto l’A.I., permetterà un ulteriore balzo in avanti del genere umano come da quando c’è stata la scoperta del motore a scoppio e la vita dell'uomo è diventata più semplice e meno faticosa. Internet, che grandi progressi ci ha permesso anche con l’uso del cellulare, ci ha reso più “vicini “. Sono convinto che riusciremo a sfruttare al meglio questa opportunità.