In tante città grandi come Torino ma anche piccole oggi 28 settembre, Giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro, i sindacati sono scesi in piazza.
A Biella l'appuntamento era questa mattina davanti all'ospedale di Ponderano.
"Aborto Libero, sicuro e gratuito", si legge su di uno striscione. A organizzare il presidio oltre ai sindacati, Le Parole Fucsia, Democratiche, Voci di Donne, Il Groviglio, Comitato Pride, Underground e Arci Biella.
Nel pomeriggio di oggi pomeriggio, invece, alcuni dei partecipanti si recheranno all'Ospedale Sant'Anna di Torino, per chiedere la dismissione della stanza dell'ascolto. Negli ultimi mesi sono stati stanziati 2,3 milioni di euro per far entrare le associazioni pro vita all'interno degli ospedali, soldi che avrebbero potuto utilizzare diversamente.
"Oggi è la giornata internazionale dell’aborto libero e sicuro. Libero dai giudizi, dalle critiche, dagli insulti. Sicuro per la salute dei nostri corpi e delle nostre menti. - si legge nel comunicato dei manifestanti - . C’è una Legge che disciplina l’aborto, ed è la legge 194 del 1978. Ha un testo controverso, che scontentò tutte le parti in causa: chi a favore dell’aborto, chi contrarie. Sono passati 46 anni, e siamo di nuovo negli spazi pubblici a dire, a urlare, che vogliamo molto più della 194. Il governo Meloni ha sfruttato le lacune di questa legge per dare fondi economici e legittimità politica ai movimenti anti-abortisti e pro-vita. Il modello di famiglia che ci viene proposto è quello di una coppia eterosessuale, bianca (sia mai che esistano italianə non bianchə) e convivente. Possibilmente cattolica. Questi sono i nuclei “autorizzati a fare figliə”. Eppure, l’interruzione volontaria di gravidanza, è una colpa, un delitto per tuttə e viene resa ancora più difficile a chi non ha una rete di sostegno, a chi è razzializzatə e a chi non ha confidenza con il sistema sanitario. Vogliamo ci sia spazio per famiglie di tutti i tipi, in cui contano condivisione e sentimenti e non ci siano limiti legali. Vogliamo poter abortire a casa, in consultorio, in ambulatorio, da solə, con i/le nostrə partner o amichə. Vogliamo personale sanitario e operatorə del settore formatə alle giuste pratiche di empatia, comunicazione medicə-paziente e promozione dell’autodeterminazione di chi ha deciso di interrompere la propria gravidanza. Rivogliamo i nostri corpi, le nostre vite e siamo qui per riprenderceli".