Preparare le forze lavoro nei Paesi stranieri per soddisfare le necessità delle aziende (anche) piemontesi seguendo binari di legalità e integrazione.
Questo è il progetto Skillnet, studiato da Anolf e Iscos e che, con la collaborazione della Cisl Piemonte, ha posto l'attenzione sul Pakistan. Ma si tratta solo di una prima tappa che presto potrebbe vedere coinvolti altri Paesi. Un progetto che trova la sua motivazione in numeri sempre più preoccupanti: guardando le professioni più richieste dalle aziende in Piemonte, tra le 98.350 entrate previste nel trimestre la maggioranza, 11.190, riguardano esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione, 8.980 riguardano addetti alle vendite, 7.170 personale non qualificato nei servizi di pulizia, 6.640 personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci, 4.160 addetti alla segreteria e agli affari generali, 3.760 conduttori di veicoli a motore e a trazione animale, 3.280 operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni, 3.190 tecnici della salute, 2.740 meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili, 2.550 professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, 2.380 tecnici dei rapporti con i mercati.
Le difficoltà di reperimento riguardano soprattutto la ristorazione, difficoltà registrata nel 45,6% dei casi per ridotto numero di candidati che, qualora presenti, sono raramente inadeguati (solo nel 12,8% dei casi). Difficoltà di reperimento marcate si registrano anche per i conduttori di veicoli, in cui pesa il ridotto numero di candidati nel 57% dei casi. E sono pochi gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (54,5%), dato da leggere congiuntamente a un alto tasso di inadeguatezza (21,4%); per meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (59,8% difficoltà per ridotto numero, 18,5% per inadeguatezza dei candidati); e per l’operatore socio sanitario (63,1% difficoltà per ridotto numero).
"Il progetto nasce dall'esigenza del mercato del lavoro non solo piemontese di manodopera qualificata che non si trova sul territorio - spiega Paolo Pozzo, presidente regionale di Anolf -. In questo caso cerchiamo di formare in Pakistan profili con le competenze necessarie, per creare un rapporto di immigrazione legale e legata al lavoro. Daremo indicazioni al Pakistan sui requisiti non solo professionali, ma anche legati alla lingua e alla consapevolezza di quel che troveranno in Italia".
Su questo fronte, nel 2023 tra le posizioni richieste in Piemonte il 35,5% non richiedeva alcuna padronanza della lingua; l’11,1% richiedeva una conoscenza “bassa”; il 19,4% “medio bassa”; il 15,1% “medio alta”; e il 18,7% “alta”."Molte persone usciranno dal mercato del lavoro per questioni pensionistiche e scarseggiano i giovani pronti a subentrare, soprattutto per certi profili - aggiunge -. Si va da livelli alti come economisti e ingegneri fino agli operai specializzati, fino all'agricoltura e al settore turistico. Senza dimenticare la cura alle persone, dove la forza lavoro straniera è già significativa. La Sanità, sia pubblica che privata, ha enormi bisogni, ma le competenze richieste sono elevate, così come è complesso il tema delle equipollenze dei titoli di studio".
"Molti lavoratori professionalizzati stanno uscendo dall'Italia. E questo ci pone un problema sulle retribuzioni e sulle prospettive lavorative - dice Luca Caretti, segretario regionale Cisl -. Ma stiamo anche scontando l'onda lunga del calo demografico. In maniera pragmatica, dobbiamo fornire risposte alle necessità delle aziende. E questo vuol dire anche andare a trovare manodopera all'estero: un modo per fare integrazione nel modo giusto, garantendo anche lingua e conoscenze che permettano un inserimento corretto nella società. Tutti i settori vivono queste difficoltà, ma ancora di più nella sanità, dove di mezzo ci sono i rapporti con le persone. Lo stesso automotive sta affrontando la sfida delle transizioni e serve formazione e accompagnamento continuo".
"C'è bisogno di persone in più per lavorare nelle aziende - commenta Alberto Cirio - e dobbiamo sfruttare gli strumenti messi a disposizione dalla legge. A livello regionale attiviamo strumenti di formazione con i Fondi Europei per accompagnare i percorsi dei lavoratori chiamati dalle aziende. Il settore della sanità è particolarmente delicato: se da un lato è stato tolto il numero chiuso a Medicina, dall'altro puntiamo sulla medicina d'équipe".
"Quello di Skillnet è solo una tappa di un percorso - aggiunge - anche se in Italia abbiamo abbattuto la soglia psicologica del 6% di disoccupazione. Anche se poi bisogna vedere che occupazione è. Ma il mondo delle imprese ci dice ancora che non trovano determinati profili. E dobbiamo dare alle persone un percorso di ingresso di assoluta legalità: se l'immigrazione clandestina va contrastata, quella legale va assolutamente assecondata, come fece la Merkel in Germania. Va semplificato il meccanismo anche in termini di burocrazia, proprio per evitare sacche di illegalità: fare dei percorsi preventivi non può che aiutare. E una persona già formata è anche un costo inferiore per le aziende".