ATTUALITÀ - 17 gennaio 2025, 06:50

Parroci e vocazioni in calo, le sfide della Chiesa. Farinella, l'appello ai giovani: “Seguite l’esempio del beato Frassati”

L'intervista al vescovo di Biella: “Per coinvolgere i giovani, è fondamentale offrire spazi in cui possano sentirsi accolti e ascoltati. Le parrocchie devono diventare luoghi di dialogo, crescita e incontro, promuovendo iniziative culturali, oratoriali e solidali”.

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Foto Lorenzo Iorfino dalla pagina Facebook di Vescovo Roberto Farinella

Nei giorni scorsi, i fedeli di Andorno Micca hanno dato il proprio saluto a don Adriano Loro Lamia, storico sacerdote biellese che, dopo oltre 50 anni di servizio, ha lasciato il proprio incarico per sopraggiunti limiti di età.

Allo stesso modo, proprio un anno fa, un altro parroco, don Attilio Barbera, si era ritirato dopo aver guidato con impegno e passione le realtà di Sandigliano, Vigliano Biellese, Mosso Santa Maria e, infine, Candelo. Entrambi, per molti anni, sono state figure chiave e cardini importanti della proprie comunità. E se per il secondo è già stato individuato il successore nella persona di don Simone Rocco, giunto a Candelo lo scorso mese di settembre, per il primo occorrerà attendere ancora qualche mese per apprendere il nome di chi guiderà la parrocchia di Andorno.

Ed è proprio il ricambio generazionale, a fronte dell'età media dei parroci in costante aumento, il problema che ogni diocesi si trova ad affrontare così come avvicinare i giovani e ridefinire la propria missione pastorale, soggetta ai grandi cambiamenti sociali, culturali e spirituali. Di questo, e molto altro, ne abbiamo parlato con il vescovo di Biella Roberto Farinella.

Monsignor Farinella, quanti sono i sacerdoti e i diaconi nella Diocesi di Biella? E quante le parrocchie?

Nella nostra Diocesi, il numero totale dei sacerdoti, inclusi i religiosi, è di circa un centinaio. 25 sono i diaconi permanenti. Nel seguire la loro formazione è nominato vicario del Clero padre Fabio De Lorenzo C.O. Tuttavia, è importante sottolineare che molti di essi hanno superato gli 80 anni e si sono ritirati dalla pastorale attiva. Nonostante ciò, continuano a far parte del presbiterio e, con la loro dedizione e preghiera, sostengono spiritualmente il lavoro dei parroci in servizio. Il territorio biellese comprende numerose parrocchie, molte delle quali non hanno un parroco fisso. Per questo motivo, sono state create unità pastorali che raggruppano più parrocchie, servite da uno o due sacerdoti. Questa collaborazione tra parrocchie è destinata a crescere nei prossimi anni, diventando sempre più necessaria per far fronte alle esigenze pastorali.

Qual è la situazione nella Diocesi di Biella: c'è motivo di preoccuparsi?

Anche nella Diocesi di Biella, in linea con la tendenza nazionale, si registra un calo del numero di sacerdoti. Le parrocchie sono numerose e richiedono un impegno significativo da parte dei sacerdoti per garantire celebrazioni liturgiche, attività pastorali e supporto alle comunità. Grazie alla maturità del clero biellese, questa situazione viene monitorata con attenzione, e sono state adottate soluzioni come l’istituzione di ministri laici, accoliti, lettori e catechisti. Insieme ai diaconi permanenti, queste figure supportano i parroci nelle principali attività pastorali, come l’evangelizzazione, l’assistenza ai malati, il lavoro con i giovani e la promozione della carità. La diminuzione dei sacerdoti è certamente un dato preoccupante, poiché rappresenta non solo una riduzione della presenza parrocchiale ma anche una sfida pastorale: come mantenere viva la fede e un senso di comunità in assenza di nuove vocazioni? Tuttavia, questo calo può diventare un’opportunità per rinnovare la pastorale e rafforzare il coinvolgimento dei laici.

Quali le cause di questo calo?

Le cause del calo dei sacerdoti sono molteplici. Tra queste, com’è noto, spicca la diminuzione delle vocazioni sacerdotali, legata a un cambiamento culturale e sociale che vede meno giovani orientati a scelte di vita legate al sacerdozio. Una minore partecipazione alla vita religiosa da parte dei giovani si riflette inevitabilmente anche nella scarsa propensione a intraprendere percorsi vocazionali che spesso da parte dei servizi pastorali diocesani vengono proposti. Non dobbiamo dimenticare che l’avanzamento dell’età sacerdotale e il mancato ricambio generazionale comporta una diminuzione accentuata non solo nel numero dei sacerdoti ma anche nelle forze che possono mettere a disposizione. Recenti indagini, come quella ad esempio condotta dell’università Pontificia della Santa Croce che è attenta al mondo della comunicazione, hanno fatto tuttavia notare che, a differenza di quanto si possa pensare, in realtà il numero dei giovani interessati al tema religioso o in cerca di spiritualità è in crescita; questo dato però non corrisponde automaticamente ad una crescita di domande di discernimento o di formazione sacerdotale o alla vita consacrata.

Parliamo, invece, della presenza dei seminaristi stranieri nel Biellese

Qui, come in altre diocesi italiane, è già una realtà la presenza di sacerdoti e seminaristi stranieri. Ogni estate, diversi seminaristi provenienti da paesi come l’India o l’Africa prestano aiuto pastorale nelle nostre parrocchie. Grazie a specifici accordi tra Diocesi e i loro Istituti di formazione, alcuni di loro possono essere incardinati nella nostra Chiesa locale e svolgere qui il loro ministero. La maggior parte però svolge un servizio solamente estivo, che permette loro di conoscere realtà diverse dal punto di vista pastorale ed ecclesiale. Per garantire una piena integrazione, è fondamentale accompagnare questi seminaristi con percorsi adeguati di formazione culturale e pastorale, affinché possano servire efficacemente le comunità locali. Nella mia esperienza quando ero rettore del Seminario di Ivrea avevamo avviato alcune di queste collaborazioni.

Quali le soluzioni per superare questo stato di cose?

Credo che, per quanto è possibile umanamente realizzare per superare questa situazione, è necessario collocarsi con un approccio su più fronti: dare maggiore vigore alla pastorale vocazionale, coinvolgendo le famiglie e le comunità nella promozione di un clima favorevole al discernimento vocazionale; valorizzare il ruolo dei laici, affidando loro responsabilità maggiori nella gestione delle attività pastorali come l’istituzione di ministeri e di servizi che, pur conservando il loro carattere di essere espressione della vita battesimale, spesso possono portare ad un discernimento per il ministero ordinato; continuare a creare reti di connessione tra le varie parrocchie, promuovendo collaborazioni più strette tra comunità per crescere nella comunione e nel servizio tra i sacerdoti. Infine è sempre importante investire sulla formazione continua, sia per i sacerdoti sia per i laici, per affrontare le sfide pastorali del nostro tempo, insieme, come insegna il Sinodo in atto.

Come attrarre le nuove generazioni?

Per coinvolgere i giovani, è fondamentale offrire spazi in cui possano sentirsi accolti e ascoltati. Le parrocchie devono diventare luoghi di dialogo, crescita e incontro, promuovendo iniziative culturali, oratoriali e solidali. Inoltre, è essenziale utilizzare strumenti digitali e linguaggi moderni per comunicare il Vangelo, coinvolgendo gli stessi giovani come evangelizzatori dei loro coetanei. L’obiettivo è costruire un rapporto autentico e significativo con le nuove generazioni.

Da qui, un appello ai giovani del Biellese

A loro vorrei dire: non abbiate paura di cercare il senso profondo della vostra vita. Lasciate da parte i pregiudizi sulla Chiesa e scoprite una realtà che può offrirvi sostegno, dialogo e opportunità per crescere. L’esempio del beato Pier Giorgio Frassati ci invita a “vivere e non vivacchiare”. Seguite il suo esempio, puntate a una vita ricca di significato, fondata sulla fede e sul servizio agli altri. Siate protagonisti del vostro futuro e della vostra comunità!

g. c.

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