Crisi occupazionale, crisi industriale, crisi del settore, crisi del comparto automotive. Sono questi i temi caldi del lavoro a livello regionale, per un Piemonte che ormai da tempo ha l’estrema necessità di reinventarsi attraverso un reale processo di riconversione e diversificazione industriale. Temi più volte trattati nelle opportune commissioni del Consiglio regionale e di cui è facile, per questa Giunta, riempire la bocca e i comunicati con proclami e dichiarazioni che sanno molto di opportunità e poco di sostanza.
A fronte della sempre più spesso proclamata necessità di percorsi formativi che possano dare modo ad aziende e lavoratori di ricollocarsi come le “Accademie di filiera” o corsi di specifica formazione professionale, contrasta l’evidente sofferenza degli stessi enti formativi costretti, dato il cronico ritardo nei pagamenti da parte della Regione, al ricorso al credito bancario per pagare stipendi e sostenere la propria attività.
Facendo un banale conticino, a detta degli enti del settore formazione, praticamente ognuno di loro è esposto per circa 40mila euro di interessi passivi per ogni milione di fatturato: il debito regionale verso le agenzie formative per attività che riguardano il 2023 e il 2024 ammonta, a oggi, a più 91 milioni di euro, oltre ad altri 44 milioni per progetti finanziati nell’ambito del Pnrr. Tutto ciò per corsi già erogati: un’esposizione che, come si può ben intendere, sta pregiudicando la stessa attività formativa di cui tanto si va parlando.
A mia precisa domanda, attraverso un’interrogazione urgente in Consiglio regionale, su come la Regione intenda programmare il ripiano della situazione per quanto riguarda il ritardo di questi pagamenti alle Agenzie formative, l’Assessore Tronzano ha dato una spiegazione insufficiente e poco dettagliata sicuramente non in grado di confortare le Agenzie formative in sofferenza, che rischiano di non poter pagare gli stipendi ai propri dipendenti e proseguire con la loro attività.
I criteri di liquidazione espressi – cronologia degli atti; omogeneità della natura del debito; necessità di rendicontare le erogazioni – non sono in grado, di per sé, di sanare la situazione che si è venuta a creare. Data per scontata, ahimè, la sofferenza anche delle casse regionali, che colpisce pure altri settori, sarebbe opportuna un po’ di trasparenza: illustrando in un file pubblico i flussi di pagamento. Senza farne, in nessun caso, una questione di figli e figliastri: a soffrire di più sono le Agenzie formative medio-piccole. Gli interessi, per loro, sono una potenziale condanna a morte.