COSTUME E SOCIETÀ - 26 gennaio 2025, 06:50

Rossano Munaretto: Un viaggio nel tempo attraverso il potere della musica FOTO

Munaretto, musicista, ricercatore e compositore biellese, si esibirà al Museo Archeologico di Madrid il 1 e il 2 febbraio

Rossano Munaretto: Un viaggio nel tempo attraverso il potere della musica FOTO

Rossano Munaretto: Un viaggio nel tempo attraverso il potere della musica FOTO

Rossano Munaretto è un musicista, ricercatore e compositore biellese che da 25 anni si dedica con passione all’Archeomusicologia, un campo che indaga le melodie e gli strumenti musicali usati dalle civiltà antiche. Originario della Valle Cervo, il suo lavoro lo porta costantemente in viaggio per tutta l’Europa, dove si esibisce in concerti e tiene conferenze divulgative sullo sfondo di suggestivi templi e prestigiosi musei.

Le esibizioni di Munaretto sono esperienze sonore immersive che trasportano l’ascoltatore in epoche lontane grazie all’utilizzo di repliche di strumenti originali antichi, quali il “plagiaulos”, la lira greca a sette corde e la “kithara”. I pezzi proposti sono frammenti di opere antiche originali e composizioni del musicista che, nel 2023 ha fondato il gruppo “Archaion Echos” con la collega archeomusicologa Alessandra d’Eugenio. 

Il duo, che coniuga la passione per la musica e l’antichità, è atteso al Museo Archeologico di Madrid il 1 e il 2 febbraio dove si esibirà in concerto e terrà una conferenza performativa.

Cosa lega Rossano Munaretto al Museo Archeologico di Madrid?

"Ho ricevuto l’invito dal Museo Archeologico di Madrid in seguito a un convegno che ho tenuto presso l’Università spagnola di Valladolid. Un funzionario del museo presente al seminario è rimasto colpito dal nostro lavoro e ci ha chiesto di collaborare.  Il nostro gruppo si esibirà in un concerto-evento con musiche originali tratte dall’ “Oreste di Euripide” e dagli “Inni di Mesomede” di Creta, ma non solo: proporremo anche composizioni personali. Per l’occasione utilizzeremo repliche contemporanee di strumenti antichi, come la “lira”, la “kithara”, l’ “aulos” e il “plagiaulos”, per riprodurre gli antichi brani nel modo più fedele e autentico possibile."  

Come è nata questa sua passione?

La musica è sempre stata parte della mia vita. Sono stato docente di flauto traverso (ho insegnato all’Istituto Salvemini per molti anni), ho collaborato con orchestre sinfoniche, tra cui la RAI, e mi sono esibito in innumerevoli concerti. Tuttavia, la mia passione per la musica antica, la ricerca musicologica e storiografica è nata durante gli studi all’Università della Tracia, sotto la guida del celebre Nikos Xantholis. È lì che ho imparato a suonare la lira greca a sette corde e approfondito i miei studi sull’archeomusicologia. 

Ha ricevuto dei riconoscimenti per il suo lavoro di ricercatore. Può raccontarci qualcosa di più?

“L’inizio della mia avventura nello studio organologico è avvenuta per caso. Era il 2000 quando, colpito dalla raffigurazione di un flauto traverso su di un’urna cineraria etrusca conservata all’ “Antiquarium di Perugia”, ho deciso di condurre una ricerca che ha portato alla mia personalissima interpretazione e realizzazione del flauto in alabastro rappresentato. Mentre pubblicavo questo studio all’Acropoli di Atene è stato rinvenuto un esemplare identico alla mia ricostruzione: lo strumento, chiamato Plagiaulos, può essere considerato l’antenato del flauto traverso moderno. 

Lo studio è stato poi pubblicato dal nostro Ministero dei Beni e della Cultura, ospitato al Museo delle Antichità di Torino e presentato in un progetto presso la San Francisco State University.

Questa esperienza ha segnato l’inizio della mia passione e del mio percorso di ricerca nella ricostruzione di strumenti antichi, resa possibile grazie a un attento studio di iconografie, monete, pitture vascolari e alla preziosa collaborazione di esperti liutai.”

Lei ha suonato ad Atene, Napoli, Roma… c’è stata un’esibizione che ricorda con affetto?

"Sì, un momento indimenticabile è stato suonare il “Primo Inno Delfico” dedicato ad Apollo proprio a Delfi, nel sito archeologico dove quest’ultimo fu composto e inciso su una stele di pietra. È stata un’esperienza di grande intensità emotiva".

Secondo lei, in un mondo che corre sempre più veloce e sembra privilegiare studi economici e scientifici ritenuti più profittevoli, i giovani possono ancora investire nello studio della musica, della storia dell’arte e delle materie umanistiche?  

“La cultura umanistica è imprescindibile per la comprensione dei fenomeni sociali: lo studio della storia e delle arti è fondamentale per la formazione dell’individuo” aggiunge,“ è vero che perseguire una carriera nelle arti – come la musica, la pittura, la danza o la recitazione – può essere complesso, ma consiglio ai giovani di perseguire i loro sogni con coraggio, tenacia e un pizzico di follia. La sfida è affrontare i cambiamenti dei tempi moderni con creatività e resilienza.”

Quali sono i suoi progetti per il futuro? Dove si vede tra cinque anni?

“Tra 5 anni, se il buon Dio vorrà, sarò ancora lì a studiare perché la musica necessita di addestramento continuo, la ricerca musicologica impone l’analisi di nuovi fenomeni e l’esperienza esecutiva in Archaion Echos è in progressiva evoluzione tanto che ci sono già importanti programmazioni per il 2026.”

Che ruolo aveva la musica nelle culture antiche rispetto a quello che ricopre oggi?

"Nell’antica Grecia, la musica rivestiva un ruolo fondamentale in ambito sociale, religioso, culturale e politico. Era considerata una delle arti più nobili, strettamente legata alla filosofia e alla matematica, e veniva vista come un elemento chiave nella formazione morale dell’individuo. Ad esempio, nel V secolo a.C., ad Atene, i giovani tra i 13 e i 16 anni dovevano obbligatoriamente studiare la lira. Sarebbe interessante applicare un modello simile nel sistema scolastico moderno, anche se può sembrare un pensiero ambizioso".

Passa molto tempo all’estero per motivi di lavoro e ricerca. Dove si sente davvero a casa? Ha un luogo del cuore?

"Nonostante i miei frequenti viaggi, rimango legato al Biellese, in particolare alla Valle Cervo dove sono nato, ai boschi di Oropa e della valle Elvo tra i quali amo passeggiare in compagnia della mia lira. E’ la Grecia però ad occupare un posto speciale nel mio cuore, in particolare Atene e la collina di Pnice: suonare la lira al tramonto, con il Partenone sullo sfondo, è pura magia!”

Maria Camilla Toffetti

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