Benessere e Salute - 23 marzo 2025, 11:30

Scompenso cardiaco, la storia di Roberto salvato da un defibrillatore indossabile

La gestione dei pazienti affetti da scompenso cardiaco all’Ospedale di Biella prevede un approccio integrato tra professionalità medica ed infermieristica fino alla messa a punto della terapia o, se necessario, all’impianto del defibrillatore sottocutaneo.

asl ospedale

Scompenso cardiaco, la storia di Roberto salvato da un defibrillatore indossabile

La storia di Roberto è quella di un paziente biellese, colpito nelle scorse settimane da infarto sub acuto e preso in carico dalla Struttura Complessa di Cardiologia dell’Ospedale di Biella in cui gli è stata eseguita un’angioplastica e in cui è stato seguito anche per un ulteriore problema di scompenso cardiaco per il quale, oltre alla somministrazione della terapia e al monitoraggio da parte dell’ambulatorio infermieristico dedicato, gli è stato prescritto anche un giubbotto defibrillatore da indossare a domicilio, che gli ha salvato la vita.

72 anni, lo chiamiamo Roberto, si è sempre sentito bene, conducendo una vita regolare, grande appassionato di ciclismo praticato con dedizione. Purtroppo i suoi problemi di salute sono sopraggiunti all’improvviso, senza apparenti segnali d’allarme. Nelle prime settimane di quest’anno viene colpito da un infarto sub acuto e ricoverato presso il reparto di Cardiologia dell’ASL di Biella dove, presso la sala di Emodinamica, è stato sottoposto a coronarografia e poi ad un’angioplastica su una coronaria con posizionamento di 4 stent.

Durante la degenza, persistendo una disfunzione dell’attività della pompa cardiaca, stimata al 18% circa (rispetto al 55% - 70% nella normalità) con conseguente rischio di aritmie pericolose, Roberto viene affidato all’ambulatorio infermieristico dedicato per il monitoraggio dello scompenso e la messa a punto della terapia, oltre alla quale gli viene consegnato anche un defibrillatore indossabile a giubbotto. L’infarto del miocardio è la morte di una parte di muscolo cardiaco dovuta a un’ischemia prolungata, cioè al mancato apporto di sangue in una determinata zona del miocardio, per un certo periodo di tempo. In alcuni casi ciò determina eventi aritmici pericolosi per la vita.

Lo scompenso cardiaco è un insieme di sintomi e manifestazioni fisiche determinate dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di soddisfare il fabbisogno di sangue di tutti gli organi. Diverse sono le motivazioni possibili, nel caso di Roberto è la conseguenza di un infarto del miocardio. “Il trattamento con il defibrillatore indossabile a giubbotto è integrato a stretti controlli di follow-up presso l’ambulatorio infermieristico dello scompenso cardiaco presente all’interno del reparto di Cardiologia dell’ASL BI, dove l’infermiere svolge educazione sul corretto stile di vita, sull’importanza dell’aderenza terapeutica ed è di supporto nella gestione del giubbotto defibrillatore. – ha così spiegato il Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia UTIC, nonché Direttore di Dipartimento di Medicina e Urgenza ASL BI, Andrea Rognoni - Durante le visite infermieristiche vengono rilevati i parametri vitali e, su indicazione e collaborazione medica, viene ottimizzata la terapia farmacologica al fine di migliorare il controllo dei sintomi e la qualità di vita del paziente. Al momento della predisposizione del giubbotto defibrillatore, per facilitarne l’utilizzo e condividere le attività di manutenzione necessarie al corretto funzionamento, viene coinvolto chi supporta il paziente, in quanto il contesto familiare di riferimento è importante”.

L’ambulatorio della Cardiologia di Biella, seguito dalle infermiere Valeria Leo e Alessandra Lavino Zona, ha in carico i pazienti dimessi con diagnosi di scompenso cardiaco che sono ogni anno circa 180 e vengono seguiti per circa 90 giorni. “Non sarà semplice portare ogni giorno questo giubbotto, fortunatamente non siamo in estate – confida Roberto - Dovrò rinunciare alle uscite in bici e alla guida dell’auto, ma ne approfitterò per dedicare il mio tempo ai miei cinque nipoti e alla cucina, come cuoco provetto”. Il dispositivo, che va tenuto indossato sulla pelle sotto la camicia, permette di monitorare costantemente, durante la vita quotidiana fuori dall’ospedale fino ad un massimo di 90 giorni, i pazienti che presentano al momento della dimissione un quadro cardiologico ancora a rischio di eventi aritmici, ma rispetto ai quali la terapia appena prescritta può progressivamente essere ottimizzata fino a raggiungere un livello significativamente migliore dei valori, stabilizzando il quadro del paziente. Questo giubbotto defibrillatore, infatti, viene prescritto quando necessario, sulla base di apposite linee guida nazionali, all’atto della prima diagnosi di scompenso, ossia che non hanno mai avuto precedenti eventi aritmici e che non hanno già una terapia in corso. Il suo scopo è quello di prevenire la morte cardiaca improvvisa.

Il dispositivo è collegato e monitorato 24 ore su 24 da una centrale operativa che comunica con il paziente o i suoi familiari e con il reparto di Cardiologia in caso di necessità e ed interviene effettuando una scarica, qualora subentrassero delle aritmie pericolose per la vita, al pari dei defibrillatori impiantati sotto la cute. Presso la Cardiologia dell’Ospedale di Biella sono circa 25-30 i pazienti all’anno a cui viene prescritto questo defibrillatore indossabile. Il vantaggio che questa soluzione consente è quella di avere il tempo necessario di migliorare la funzionalità cardiaca tramite le terapie farmacologiche prescritte, mantenendo il paziente in sicurezza, e, solo quando necessario, ossia nei casi in cui lo scompenso cardiaco non risponda adeguatamente alle cure, impiantando il defibrillatore sottocutaneo collegato al cuore in modo definitivo, ossia per tutta la sua vita, con le correlate implicazioni che può comportare.

“Durante i controlli Roberto ha dimostrato di essere sempre più consapevole della sua condizione di salute e riferiva di apprezzare la presa in carico fornita dal personale infermieristico dell’ambulatorio che gli ha garantito un dialogo costante e delle risposte tempestive e complete grazie anche alla collaborazione con il personale medico.”  – ha così spiegato Marco Casarotto, coordinatore infermieristico della S.C. Cardiologia UTIC ASL BI – “Il monitoraggio remoto confermava il costante e corretto uso del giubbotto defibrillatore che Roberto rimuoveva soltanto per effettuare la doccia, come raccomandatogli” Seguito dagli infermieri, Roberto ha imparato a monitorare i parametri, a seguire un’alimentazione e un apporto idrico corretto, e aveva ben chiara l’importanza dell’aderenza terapeutica. Attendeva con ansia il controllo ecocardiografico che avrebbe dovuto eseguire a distanza di tre settimane per avere una risposta in merito all’eventuale miglioramento. “Una mattina come tante, mi sono alzato verso le 8 e decido di andare in garage a pulire gli interni della mia auto. Ero solo in casa perché mia moglie era uscita a fare la spesa. – racconta Roberto - Avverto un’improvvisa sensazione di capogiro e poi non ricordo più nulla”.

Roberto perde conoscenza per una di quelle aritmie pericolose che determinano la morte cardiaca improvvisa. Al risveglio si ritrova sdraiato a terra e capisce che il giubbotto salvavita era entrato in funzione erogando la scarica, perché si accorge di avere il torace bagnato di gel di colore blu (espediente visivo) come gli era stato detto durante l’addestramento. “Appena ripreso conoscenza, mi sentivo bene, non mi sono accorto di niente, non accusavo nessun dolore. Ho realizzato che il dispositivo mi aveva salvato la vita!”. Il dispositivo suggeriva a Roberto di chiedere aiuto e recarsi prima possibile in Pronto Soccorso. “Chiamo mio figlio e quindi il 112 che mi accompagna in Pronto Soccorso e da qui in Unità coronarica”.

Il cardiologo, attraverso l’analisi della memoria del dispositivo, conferma un episodio di fibrillazione ventricolare riconosciuto e trattato con shock elettrico dal defibrillatore indossabile. L’indomani a Roberto è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo per via transvenosa ed è tornato a casa dopo soli tre giorni di ricovero: “Sono contento di sentirmi bene, di poter tornare a casa per dedicarmi alla mia famiglia ma al più presto conto di tornare a pedalare in sella alla mia bicicletta. – ha così commentato Roberto – Ringrazio tutto il personale per la cura e l’accoglienza e il trattamento ricevuto”.

c. s. ASL Biella g. c.

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