Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
BABAIÈCCA in Campidano significa 'uccisione del genitore' ultrasettantenne. Ugualmente a Gairo, dove l'antica tradizione ha prodotto persino una leggenda. A quanto pare, tale evento è rimasto latente nella memoria, provenendo da tradizioni arcaiche, plurimillenarie.
A babbayecca possiamo accordare basi etimologiche sumero-accadiche, col significato di 'orfano del padre', o 'lutto per il padre'. Ma può anche significare 'privarsi del padre' (akk. ekû 'impoverito, orfano, in lutto'). Tuttavia questa seconda interpretazione può sembrare alquanto "gentile”.
Babay a sua volta è termine vivissimo nel Campidano ed è uno degli appellativi del Sardus Pater venerato nel tempio punico-romano di Antas. Babay è voce ancora viva nell’antico sardo babbu, babbáy, con le conseguenze del caso: provenienza dal sumerico babaya < ba-ba-ya 'old man'.
Nel costrutto fonetico babbai-ècca il secondo membro richiede ulteriori chiarimenti. Potremmo infatti dedurlo anche dall’egizio geroglifico åh ‘to utter cries of joy’, åhaa ‘shouts of joy’, åḥā ‘to rejoice’; ma anche åḥi ‘to smite, strike’; ed anche åh ‘sadness, misery, trouble, calamity, affliction’, åhai ‘death cry, death sentence’. Ricordo che /å/ dev'essere letto come /e/. In tal guisa possiamo tradurre babay-ecca come ‘sentenza di morte per il genitore’.